Il Fatto 10.9.19
I sindacati tornano in piazza: “Ora veniteci a contare voi”
Sfida
al governo - Cgil, Cisl e Uil: le tre confederazioni manifestano di
nuovo insieme. A San Giovanni arrivano in 200 mila. E per l’occasione Di
Maio e Salvini stanno zitti
di Salvatore Cannavò
Che
la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil sia stato un successo lo si
capisce dal fatto che né Luigi Di Maio né Matteo Salvini abbiano scelto
la replica dello sfottò o dell’attacco frontale. Impegnati nell’ultimo
miglio della campagna elettorale per l’Abruzzo, i due vicepremier hanno
parlato d’altro. Ma non hanno potuto non vedere il fatto nuovo.
Di
numeri non ce ne sono – “contateci voi” ha detto Maurizio Landini dal
palco del comizio – ma si tratta comunque del corteo delle grandi
occasioni (circa 200 mila partecipanti) e alcuni fatti molto chiari.
Il
primo è che ora il governo ha un interlocutore alternativo, non ancora
un avversario diretto – non siamo ancora allo sciopero generale – ma un
controcanto. Secondo, il sindacato c’è, ha una forza e, soprattutto, un
leader di peso, riconosciuto e che vuole farsi sentire. Terzo, Cgil,
Cisl e Uil vogliono tornare a essere una controparte, contare per
strappare dei risultati. “Invece di incontrare i Gilet gialli in Francia
– ha detto Landini dal palco – il governo incontri il sindacato”.
La
manifestazione è stata anche occasione di una rinnovata unità delle tre
sigle sindacali che si erano divise nei confronti dei governi di
centrosinistra. Contro il Jobs Act solo Cgil e Uil manifestarono e
scioperarono. E dietro questa unità hanno sfilato anche le varie
sinistre con i due candidati alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti e
Maurizio Martina – il terzo, Roberto Giachetti era a Danzica a
incontrare Solidarnosc… Hanno sfilato leader minori come Nicola
Fratoianni di Sinistra Italiana e Roberto Speranza, di Mdp. Ma
allargando il quadro si sono visti anche altri personaggi: la foto di
gruppo di Massimo D’Alema con Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani o
quella di Carlo Calenda avvolto nella bandiera Cisl (mentre il figlio
sventolava una vecchia bandiera Pci). Immagini che raccontano anche i
rischi che corre il sindacato a essere schiacciato sulla corsa della
politica al selfie di turno. Soprattutto se questo diventa un richiamo
al “frontismo” magari in nome di Emmanuel Macron.
Landini ha
avvertito il rischio e ha ribadito che il sindacato vuole rappresentare
“valori importanti della Costituzione”, ma per conto suo, in piena
autonomia.
Alla fine della giornata, comunque, resta in campo una
forza sociale e popolare che si contrappone al governo: “Contro quelli
che seminano odio – spiega ancora Landini – ci sono quelli come noi che
seminano solidarietà”. Il tema dei migranti, dell’antirazzismo dei
valori da difendere ha percorso anche i discorsi di Forlan della Cisl e
di Barbagallo della Uil. Su questo Cgil, Cisl e Uil vogliono tenere una
distanza molto chiara con la narrazione di governo: “Sono più i giovani
italiani che lasciano il Paese dei migranti che arrivano” ha detto
Landini il quale ha ribattuto più volte su punto avvertendo del rischio
che la chiusura nazionalista comporta per i diritti dei lavoratori:
“Guardate Orban in Ungheria: chiude il suo paese e ai lavoratori chiede
di fare fino a 400 ore di straordinario”.
L’alternatività al
governo si recepisce anche sul tema sociale più importante che ha
caratterizzato la manifestazione: il lavoro. “Vogliamo gli investimenti
perché solo questi creano lavoro” è stato il ritornello insistito. E in
questa impostazione si legge la cultura sindacale che, al fondo,
contrappone il “lavoro” al “reddito” e che sull’importanza degli
investimenti, e delle grandi opere, costruisce un rapporto privilegiato
con le imprese. Non a caso hanno sfilato ieri, per la prima volta, anche
alcune rappresentanze degli industriali.
Alternativi al governo,
dunque, ma per farsi ascoltare. Anche per questo i tre segretari hanno
insistito sulla propria piattaforma e sulle rivendicazioni: più
investimenti, rinnovo dei contratti per il pubblico, più fondi al
Mezzogiorno, no all’autonomia differenziata – tema che diventerà
centrale – insufficienza delle modifiche alla legge Fornero e dubbi,
tanti dubbi, sul Reddito di cittadinanza. La tesi è: “Va bene una misura
contro la povertà, ma si poteva incrementare il Rei”. Soprattutto,
dicono, si dovrebbero ripristinare i classici ammortizzatori sociali per
il lavoro – cassa integrazione, Naspi – e creare lavoro con gli
investimenti pubblici. Landini, poi, non perde l’occasione di ironizzare
sui “navigator” i nuovi addetti ai centri per l’impiego che dovrebbero
indirizzare i percettori del reddito di cittadinanza verso posti di
lavoro: “Ma saranno assunti con contratti precari, non mi sembra una
grande idea”.