Il Fatto 10.2.19
Torino, la protesta degli anarchici diventa guerriglia
Cassonetti incendiati, un bus assaltato: per ore la città assediata da oltre mille manifestanti. Dodici i fermati
di Stefano Bertolino
La risposta allo sgombero del centro sociale torinese L’Asilo, a Torino, era attesa ed è arrivata.
Una
fitta nebbia avvolge corso San Maurizio, buona parte del quartiere
Vanchiglia, fino in Corso Regina. L’aria è irrespirabile. Il fumo dei
lacrimogeni entra nei locali della movida dove la gente si barrica
spaventata e impaurita. Chi è per strada scappa con le mani sul viso, le
sciarpe fin sugli occhi per coprirsi, scansando pali divelti,
cassonetti incendiati e il tappeto di cocci e pietre che ricoprono
strade e marciapiedi. Bombe carta e sirene squarciano la tranquillità
del sabato sabaudo.
Il bilancio dei violenti scontri tra gli 800
anarchici e forze dell’ordine parla di 4 feriti, di cui uno in codice
rosso, 12 manifestanti fermati, e un bus di linea assaltato. “Non ho mai
visto niente di simile – ha raccontato l’autista – sono saliti
incappucciati sfasciando tutto. Tremo ancora adesso”. Un gruppo di
manifestanti è salito a bordo, spaccando i vetri e lanciando i
lacrimogeni raccolti per strada all’interno del mezzo, mettendo in fuga i
due passeggeri e il conducente.
“Galera per questi infami!
Ridotti quasi a zero gli sbarchi, adesso si chiudono i centri sociali
frequentati da criminali”, tuona il ministro dell’Interno Matteo
Salvini, ma lo sgombero del centro sociale di via Alessandria per il
momento è solo riuscito a far salire la tensione in città. Già giovedì
sera infatti un corteo di circa 300 persone si era scontrato per le vie
del quartiere Aurora proprio per protestare contro l’operazione della
Questura di Torino. Lo stesso questore Francesco Messina affermava in
conferenza stampa di non temere la risposta degli anarchici: “Non
temiamo nulla, mai avuto timore, siamo addestrati e capaci di affrontare
l’ordine pubblico”.
Eppure, nonostante l’ingente schieramento di
mezzi e uomini tra polizia e carabinieri, gli 800 incappucciati
provenienti da tutta Italia e dalla Francia, sono riusciti a tenere in
scacco la città. Anzi ad essere in difficoltà per lunghi tratti sono
sembrate proprio le forze dell’ordine pressate dall’incessante lancio di
sassi e bombe carta (fonti di polizia sottolineano di aver comunque
impedito una nuova occupazione dell’Asilo, obiettivo degli antagonisti).
Anche tra i negozianti di corso Regina si è scatenato il panico quando
il corteo ha incendiato i bidoni dell’immondizia, usandoli come
barricate: “Ho dovuto chiudermi dentro con i clienti, erano tutti
terrorizzati. C’erano anche dei bambini all’interno del locale”,
racconta il gestore di un bar.
La condanna di quanto avvenuto è
arrivata anche dal governatore Sergio Chiamparino e da Chiara Appendino:
“Quanto sta accadendo in queste ore non può essere confuso in alcun
modo con l’esercizio della democrazia”, ha twittato la sindaca. Proprio
nel mirino dei manifestanti è finita anche l’amministrazione
pentastellata, accusata di riqualificare i quartieri periferici a
discapito degli spazi sociali. Un’accusa diretta ad Appendino che nei
giorni scorsi aveva espresso piena soddisfazione per lo sgombero dello
spazio occupato, ringraziando la Questura e gli agenti, sottolineando
che l’operazione era stata lungamente attesa da tutta la città.
“L’Asilo
non si tocca, ce lo riprenderemo”, si legge sui muri dopo il passaggio
del corteo. E se la promessa di scontri è stata pienamente mantenuta c’è
da aspettarsi che i gruppi anarchici cittadini non lasceranno passare
molto tempo prima di trovare nuovi spazi da occupare. Con buona pace del
ministro Salvini e della sindaca Appendino.