sabato 9 febbraio 2019

Corriere 9.2.19
Incerti e astenuti al 42,5: primo partito alle Europee
Lega in testa alle intenzioni di voto (34,4). Cresce FI (8,1)
Penalizzati 5 Stelle e Pd
di Nando Pagnoncelli


Lo scenario politico, a meno di quattro mesi dalle elezioni europee, fa segnare qualche variazione rispetto a metà gennaio. La Lega si conferma al primo posto con il 34,4% delle preferenze, ma risulta in flessione di 1,4%; segue il M5, stabile al 25,4%, quindi il Pd con il 16,1% (in calo di 0,8%) e Forza Italia con l’8,1% (in crescita di un punto). A seguire due liste prossime alla soglia di sbarramento: +Europa al 4,2% e Fratelli d’Italia al 3,6%. Le restanti forze politiche oggi sembrano molto distanti dalla possibilità di entrare nel prossimo Parlamento.
L’area dell’astensione e dell’indecisione si mantiene elevata (42,5%), secondo la tradizione delle consultazioni europee. Tenuto conto della contrapposizione tra europeisti e forze sovraniste ci saremmo potuti aspettare una maggiore mobilitazione, ma finora il dibattito è rimasto prevalentemente circoscritto a due soli temi, peraltro fortemente divisivi: conti pubblici e immigrazione. Forse per rinvigorire l’interesse per l’Europa sarebbe necessario parlare anche d’altro. Al momento invece sembra riproporsi il solito copione che attribuisce alle Europee un significato politico nazionale, la classica misurazione del consenso per il governo e la verifica dei rapporti di forza tra i partiti, con le relative ripercussioni nella maggioranza e tra questa e l’opposizione.
L’area grigia dell’astensione e dell’indecisione si conferma quindi «il principale partito», e in teoria rappresenta il principale bacino a cui le forze politiche possono attingere per aumentare il proprio consenso. Appare pertanto interessante conoscere i segmenti sociali tra cui sono più diffuse l’intenzione di disertare le urne e l’incertezza. Il sondaggio odierno fa registrare valori più elevati tra le donne (48%), tra i giovani di 18-30 anni (51%), nelle regioni del Centrosud e delle Isole (46%), tra le casalinghe (51%), gli studenti (51%), i disoccupati (47%) e gli operai (46%), tra coloro che si dichiarano poco interessati alla politica (65%), non si collocano in nessuna area (67%) e, riguardo alle abitudini di informazione, tra i cittadini che utilizzano esclusivamente la tv (52%). Insomma, la disaffezione è più diffusa tra i ceti più popolari e tra le persone più in difficoltà, dunque più sfiduciate, sebbene le differenze rispetto al passato si siano ridotte. Basti pensare che tra i laureati il 42% appartiene all’«area grigia», tra le classi dirigenti il 33% e tra gli impiegati il 41%. Il dato più sorprendente è tuttavia costituito dall’elevata propensione ad astenersi da parte dei giovani e degli studenti, tra i quali, peraltro, si registra il più elevato tasso di fiducia nell’Europa.
Ad oggi l’astensione penalizza maggiormente Pd e M5S che perdono uno su quattro degli elettori del 4 marzo scorso. Nonostante la recente flessione nei consensi il partito di Salvini sembra poter contare su un elettorato più galvanizzato, infatti solo il 7% dei leghisti intende astenersi. Tra gli elettori di Forza Italia l’area grigia si attesta al 14%, ma non va dimenticato che il partito di Berlusconi aveva già subito una forte emorragia di elettori a favore della Lega.
Dunque, l’Europa rimane sullo sfondo e non sembra scaldare i cuori. Poco più di un terzo degli italiani (36%) dichiara di avere fiducia nell’Unione europea e tra costoro il 12% è rappresentato da euro-entusiasti e il 24% da euro-tiepidi, mentre il 55% dichiara di non avere fiducia o di averne poca. L’indice aumenta di un punto passando dal 38 dello scorso ottobre al 39 odierno.
La fiducia prevale solo tra gli studenti (51%), tra gli elettori di centrosinistra (74%) e tra coloro che si informano prevalentemente con i giornali (52%). Tra tutti gli altri prevale la sfiducia e la disillusione che tuttavia, come più volte ricordato, non si traducono nella volontà di uscire dall’Ue o di ritornare alla lira. È quindi probabile che la campagna elettorale, che non è ancora entrata nel vivo, sarà giocata ancora una volta in una prospettiva quasi esclusivamente nazionale. Sarebbe peraltro inimmaginabile in poche settimane proporre idee nuove sull’Europa e prefigurare il ruolo futuro dell’Italia, dato che non sono nemmeno chiare quali saranno le famiglie europee nelle quali approderanno le forze politiche della maggioranza e quale peso potranno avere nel prossimo scenario. Se così fosse, sarebbe l’ennesima occasione perduta.