Corriere 8.2.19
I dati dell’istat
Meno genitori e meno figli: 9.000 culle vuote
di Candida Morvillo
Nell’anno
appena finito sono nati 9 mila bimbi in meno. Il primo figlio arriva -
mediamente - a 32 anni. Il tasso di fecondità è uno dei più bassi
d’Europa.
I l numero medio di figli per donna è rimasto invariato a
1,32, come nel 2017, eppure, nell’ultimo anno, di bambini ne sono nati
novemila in meno. L’antinomia dei due dati appena rilasciati dall’Istat è
la foto perfetta di una nuova «trappola demografica». La definisce così
Letizia Mencarini, demografa alla Bocconi di Milano, facendo notare che
sì il nostro tasso di fecondità è basso (1,32 appunto, contro l’1,9
della Francia o l’1,8 della Gran Bretagna), ma drammatico è anche «il
rimpicciolimento della platea dei genitori». Spiega: «I figli del boom
economico erano tanti, un milione l’anno, una folla di potenziali mamme e
papà. Nel 2018, invece, sono nati 449 mila bambini e saranno loro i
genitori di domani. Dieci anni fa, erano 128 mila in più. Si parla tanto
del calo della natalità, ma è forte anche l’allarme “genitori cercasi”.
Fra 20 anni, avremo 2 milioni 215 mila potenziali mamme in meno di
oggi». «Genitori cercasi», è il titolo del libro appena pubblicato da
Mencarini e dal collega Daniele Vignoli per Università Bocconi Editore, e
lo scenario è quello di una popolazione che invecchia e si riduce. Per
l’Istat, anche il saldo migratorio positivo del 2018 è stato quasi
integralmente assorbito dal saldo naturale di nascite e morti.
«Né
i 67 mila neonati da madre straniera sono sufficienti a mutare le
cose», aggiunge Mencarini, che avvisa: «Dalla trappola demografica si
esce avendo più genitori con le migrazioni e più figli per donna: con
1,6, avremmo mezzo milione di bimbi l’anno». Alle mamme che mancano
all’appello, si sono aggiunte anche le figlie del ‘68, il che ha un suo
fascino simbolico. L’Istat fa notare, infatti, che il 2018 va
considerato, per convenzione, il loro ultimo anno fertile: le nate del
‘68 hanno oggi 50 anni e 1,53 figli ciascuna, avuti in media a 30,1
anni. Ora, invece, si partorisce in media a 32, l’età più alta di
sempre. E avere i figli più tardi significa probabilmente averne meno,
anche se le italiane tentano il recupero e l’Istat segnala fra le over
40 il massimo della fecondità mai registrato dal ‘70.
I calcoli di
Mencarini, tuttavia, dicono che fra vent’anni nasceranno solo 406 mila
bimbi, sempre che le donne continuino ad averne così pochi e se non
cambiano le politiche socio-economiche: «Noi scontiamo l’inattivismo
politico degli anni 90 e lo dimostrano i dati in controtendenza di zone
dove invece la natalità è fortemente supportata, come Bolzano: 1,76
figli a donna». Fra le righe di questo rapporto Istat, aggiunge, «si
legge anche la smentita del pregiudizio che le italiane fanno pochi
figli perché lavorano, come ha registrato un’indagine sconfortante
dell’Eurobarometro sulla mentalità di genere. Dai dati, infatti, si vede
che si fanno più figli dove le donne lavorano di più, come nel Nord.
All’opposto, la fecondità è minore nelle Regioni a scarsa occupazione
femminile: 1,16 in Basilicata, 1,13 in Molise… Zone che per l’Istat
vanno verso lo spopolamento». Di questo passo, insomma, parleremo ancora
di «culle vuote», ma a chi?