mercoledì 6 febbraio 2019

Corriere 6.2.19
Il retroscena
Diciotti, la difesa di Salvini:
«Il sequestro dei migranti? Scesero due ore dopo l’ok»
di Fiorenza Sarzanini


La nota per il Senato attacca i giudici: ignorate le nostre tesi
Roma Difende una «decisione collegiale» presa per la «sicurezza nazionale» e attacca il Tribunale dei ministri di Catania perché «non ha tenuto in conto le nostre ricostruzioni». Ribadisce il pericolo «che a bordo della nave ci fossero terroristi» e nega di aver «messo a rischio la sicurezza delle persone». Ma soprattutto sostiene che «i minori rimasero a pregare per due ore dopo l’ordine di sbarco». Sul caso Diciotti il ministro Matteo Salvini decide di andare all’attacco ribadendo la sua linea politica che associa l’arrivo dei migranti a un pericolo per l’Italia. Una tesi che il collegio di giudici ha già respinto sostenendo che non ci fosse alcuna prova. Alla giunta per le autorizzazioni del Senato consegnerà una relazione scritta e rivista parola per parola con Giulia Bongiorno, l’avvocatessa che ha difeso politici di primo livello e adesso è la ministra della Pubblica amministrazione in quota Lega. Niente audizione «perché scripta manent», spiega il titolare del Viminale alla vigilia di una giornata che per lui può essere decisiva. «Parlerò davanti all’aula», anticipa.
Per tentare di dimostrare il «pericolo» Salvini cita un precedente che però non ha nulla a che fare con la nave militare che rimase nel porto di Catania tra il 20 ed il 25 agosto scorso con 177 stranieri a bordo. E dice: «Il rischio di infiltrazioni era emerso più volte, anche in occasione del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si era svolto pochi giorni prima in Calabria il 24 giugno 2018. Due tunisini sbarcati a Linosa erano risultati già espulsi dall’Italia nel 2015 per orientamenti filo-jihadisti». Sostiene che sono stati «i funzionari del Viminale a spiegarlo ai giudici, ma loro non ne hanno tenuto conto».
Il riferimento è al capo di gabinetto e alla responsabile del Dipartimento immigrazione che sono stati interrogati nel corso dell’istruttoria. In realtà nella relazione inviata in Parlamento dal Tribunale dei ministri è scritto: «Nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di “persone pericolose” per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale».
L’accusa di sequestro di persona viene contestata perché «alle ore 22.30 del 17 agosto 2018, Salvini bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave Diciotti ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23.49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato all’essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età».
«Rischio terrorismo»
«Decisione collegiale, a bordo rischio terroristi»
Il testo scritto assieme alla ministra Bongiorno
La replica di Salvini si concentra proprio sulle procedure, sostenendo che «il 22 agosto, quando fu dato il via libera allo sbarco dei minori gli extracomunitari decisero di restare volontariamente a bordo per terminare un rito religioso per circa due ore, dalle 20.30 alle 22.30 e questo dimostra che non erano affatto stremati». Ma poi evidenzia come la maggior parte «ha rifiutato di entrare nelle strutture di accoglienza e si è trasferito in altre città, tanto che qualcuno è stato rintracciato a Roma tra gli occupanti del “Baobab”».
Su indicazione della Bongiorno, il ministro dell’Interno punta sul fatto che «la scelta politica è stata condivisa all’intero governo», facendo evidentemente riferimento al titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha sempre subito le scelte del Viminale, al vicepremier Luigi Di Maio e allo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte che non è intervenuto se non dopo aver ottenuto dall’Ue la distribuzione degli stranieri. E in questo modo sembra voler lanciare un messaggio ai 5 Stelle che sono divisi sulla possibilità di concedere il via libera all’autorizzazione a procedere nonostante lo stesso Salvini abbia chiesto in maniera netta un voto contrario e la Lega abbia parlato di «processo al governo».
La frecciata lanciata da Bongiorno è diretta: «Mi sento molto tranquilla. Le scelte fatte da Salvini non sono state fatte privatamente, ma da un governo che ha fatto della lotta all’immigrazione uno dei punti salienti della propria attività istituzionale».