domenica 3 febbraio 2019

Corriere 3.2.19
Come trattenere i medici in fuga?
di Beppe Severgnini


Mail da Liverpool. «Leggo sul Corriere un altro articolo sui medici in fuga dall’Italia (oltre diecimila in dieci anni, ndr). Il motivo? La formazione specialistica è deputata all’università; e qui nasce il clientelismo. Al quinto anno di medicina devi scegliere il dipartimento dove svolgere la tesi e poi il concorso di specializzazione. Il sistema lega un candidato al professore, e viceversa. Perché non introdurre la chiamata diretta, invece di continuare con l’ipocrisia dell’imparzialità della commissione? Certe regole sembrano scritte per poter essere aggirate. Parlo con cognizione di causa. Da 20 anni lavoro come chirurgo in UK e ricevo continue richieste da medici italiani, tutte con le stesse motivazioni». Il mittente si chiama Attilio Lotto (atlot@hotmail.com). In pochi secondi (San Google) ho scoperto che è un cardiochirurgo infantile presso l’Alder Hey Children’s Hospital (Liverpool John Moores University).
   Che dire? Credo che la fuga dipenda anche da motivi economici (in Inghilterra, Francia, Olanda e Germania i medici guadagnano meglio). Però da anni sostengo la stessa tesi (in privato, in pubblico, nelle università): baste ipocrisie, introduciamo la chiamata diretta. Non solo per le scuole di specialità, ma per l’accesso ai ruoli universitari. Ogni università o dipartimento prenda chi vuole: ma poi se ne assume la responsabilità. Troppo semplice? No: efficace e trasparente, invece. Se prendo un incapace, ne risentirà la mia organizzazione e la mia reputazione. Quindi, meglio prenderne uno bravo.
   Perché la chiamata diretta, in Italia, non passerà? Semplice. La maggioranza — ne sono convinto — sceglierebbe con buon senso. Ma alcuni — pochi o tanti, sempre troppi — assumeranno leccapiedi, clienti, amici e figli di amici, parenti e amanti. Altri seguiranno le indicazioni della politica. Altri ancora, per non sentirsi minacciati, si circonderanno di mediocri. E per tutti costoro non scatterà alcuna sanzione: accademica, professionale, legale, sociale o morale. Nessuno gli chiederà conto del guaio che hanno combinato. Qualcuno si congratulerà; i bravi colleghi faranno finta di niente.
   Chiudo con le parole del prof. Lotto (nomen omen): «Questo “governo del cambiamento” vuole cambiare? Si attendono notizie in merito. Finora, calma piatta».