Corriere 1.2.19
«Olof Palme fu ucciso su ordine di Pretoria»
I giallisti svedesi fanno riaprire l’inchiesta
Dagli appunti di Stieg Larsson il collega Stocklassa ha ricostruito il mistero dell’assassinio del premier
di Stefano Montefiori
PARIGI
«È la prima volta nella storia, io credo, che un capo di governo viene
assassinato senza che si abbia la minima idea dell’identità del suo
assassino», scriveva nel marzo 1986 Stieg Larsson, tre settimane dopo
l’assassinio per strada a Stoccolma del primo ministro Olof Palme, che
dopo il cinema stava tornando a casa con la moglie, come sempre senza
scorta.
All’epoca Larsson lavorava ancora come infografico
all’agenzia di stampa Tidningarnas telegrambyrå ma la sua ossessione era
già la lotta contro l’estrema destra. Conduceva ricerche minuziose e
aveva contatti con la rivista antifascista britannica Searchlight,
modello del mensile Expo che Larsson avrebbe fondato nove anni dopo e
che gli avrebbe ispirato la saga di Millennium.
Sull’assassinio di
Olof Palme, Larsson scrisse sette pagine, una specie di memorandum
spedito al caporedattore di Searchlight che è diventato, oltre
trent’anni dopo, un nuovo punto di partenza.
Il diplomatico e
giornalista svedese Jan Stocklassa, ritornato in patria dopo lunghe
missioni all’estero, ha deciso di riprendere dove Larsson aveva lasciato
e ha pubblicato il libro «La folle inchiesta di Stieg Larsson», che
esce in questi giorni in Francia. Stocklassa è riuscito a convincere
Daniel Poohl, nuovo caporedattore di Expo, a fargli consultare
l’archivio personale di Larsson, per indagare ancora sulla «pista
sudafricana».
Il creatore di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander
morì di infarto a cinquant’anni, il 9 novembre 2004, salendo le scale
della sua rivista, poco prima che la trilogia di Millennium Uomini che
odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei
castelli di carta venisse pubblicata (in Italia da Marsilio) e venduta
in 88 milioni di copie in tutto il mondo.
Larsson ha lasciato
un’opera tradotta in cinquanta Paesi (poi prolungata con altri due
volumi dallo scrittore svedese David Lagercrantz), e un archivio di
venti scatoloni dimenticati in un deposito alla periferia di Stoccolma. È
lì che Stocklassa ha trovato una grande massa di appunti su Olof Palme e
un omicidio rimasto senza autore. Ci sono i fogli con la ricostruzione
della possibile via di fuga dell’assassino, gli schemi con i gruppi che
potrebbero avere organizzato l’attentato.
Larsson non crede alla
pista del Pkk, i curdi secondo lui non c’entrano niente. Torna a
indagare sugli ambienti dell’estrema destra neonazista svedese e sui
loro contatti con il regime sudafricano, guidato allora dal premier
Pieter Botha, che cercava disperatamente di difendere l’apartheid. Olof
Palme era nemico dichiarato del Sudafrica razzista, e aveva lanciato una
campagna per denunciare i fabbricanti di armi che facevano affari con
Pretoria. Questo sarebbe stato il movente dell’assassinio.
Il
libro di Stocklassa si basa su una trentina di pagine che sono la
trascrizione degli appunti originali di Larsson, sul racconto della sua
inchiesta, e sulle novità scoperte dallo stesso diplomatico.
Il
fantasma di Olof Palme attraversa tutto Millennium, dal primo volume nel
quale una donna dichiara in conferenza stampa «Io so chi ha ucciso Olof
Palme ma non posso dirne il nome, troppo pericoloso» alla tesi, esposta
nel terzo volume, del coinvolgimento di una frangia deviata dei servizi
segreti svedesi, convinti che Palme fosse un agente al servizio del
Kgb.
Appassionato di letteratura poliziesca, Stieg Larsson era
affascinato dal mistero su Olof Palme. «È una storia che avanza al ritmo
sfrenato di un romanzo di Robert Ludlum. Altre volte assomiglia più a
un crimine di Agatha Christie, per trasformarsi poi in giallo di Ed
McBain condito di commedia alla Donald Westlake», si legge
nell’anticipazione su Le Monde.
La fissazione di Larsson ha
contagiato Stocklassa, che ha proseguito le ricerche arrivando a
identificare il possibile autore materiale dell’omicidio in un
simpatizzante dell’estrema destra, Jacob Thedelin, che avrebbe agito
dietro mandanti sudafricani. Ma pochi giorni prima della pubblicazione
del libro in Svezia, la giustizia è intervenuta per esigere la
soppressione delle informazioni e della fotografia di Thedelin, secondo
quanto ha raccontato lo stesso Stocklassa a Le Point, mostrando
l’immagine in bianco e nero censurata. Grazie a Larsson e a Stocklassa,
l’inchiesta è stata riaperta.