Corriere 1.2.19
Brexit, occorre umiltà da entrambe le parti per evitare la trappola
di Danilo Taino
C’è
una posizione politica, in Europa, che ritiene positiva una rottura
netta con il Regno Unito, un no-deal sulla Brexit. Ed è legittimo, anche
se discutibile, pensare che la Ue sarebbe più forte senza alcun vincolo
con Londra. La gran parte dei governi europei, però, sostiene di non
pensarla così, di non volere una rottura totale. Ciò nonostante, si ha
l’impressione di essere ogni giorno più vicini proprio a quel risultato
senza che quasi nessuno muova un dito per evitarlo. Da sonnambuli. Cosa
succederà nelle prossime settimane? Se non si riaprirà un dialogo tra il
governo britannico e gli altri 27, il Regno Unito probabilmente
abbandonerà l’Unione senza alcun accordo. A quel punto sarebbe l’unica,
vera soluzione possibile per uscire dal caos politico di Westminster, di
Downing Street e del Paese: ricostruire dalle basi la collocazione
internazionale britannica. L’Europa, invece, attribuirebbe le
responsabilità del fallito accordo a Londra — non senza qualche ragione —
ma allo stesso tempo confermerebbe l’immagine di una Ue punitiva, più
interessata a mostrarsi inflessibile con chi sceglie di abbandonarla che
pragmatica nel cercare la soluzione più favorevole a tutti. La chiusura
di Bruxelles di queste ore nei confronti non solo della debole Theresa
May ma anche del Parlamento britannico sarebbe registrata come un
ulteriore ripiegamento su se stessa di un’Unione introversa, che rifiuta
di fare i conti con il mutare del mondo. Con conseguenze di lungo
periodo, economiche ma soprattutto politiche: cattivo sangue tra le due
sponde della Manica e rancori certi nella Ue stessa. Proposte di
soluzione creative ci sono: occorrerebbe l’umiltà di Londra e delle
cancellerie europee di considerarle.