Corriere 1.9.19
Una nuova rincorsa nucleare
Trump punta sulle tecnologie nucleari e manda in pensione il vecchio disarmo
di Franco Venturini
Forse
già nelle prossime ore, gli Stati Uniti formalizzeranno la loro uscita
dal trattato INF che nel 1987 mandò al macero gli euromissili. Ma non è
soltanto questa controversa decisione a riaprire in Europa e altrove una
«questione nucleare» mai davvero sopita, perché Donald Trump, prima di
cestinare il divieto dei missili atomici di breve e media gittata simili
a quelli che l’Italia ospitava in Sicilia, si è spinto fino ad
annunciare la militarizzazione dello spazio. Ci aveva provato anche
Ronald Reagan alla metà degli Anni Ottanta anticipando la saga
cinematografica delle Star Wars, e dopo di lui George W. Bush aveva
insistito nella ricerca di una America totalmente protetta dagli
attacchi nucleari, mentre Barack Obama aveva messo il piede sul freno,
pur lasciando la porta aperta a uno «scudo balistico» basato in mare e
sulla terra. Ma nessuno, nessun precedente inquilino della Casa Bianca
aveva mai avuto le motivazioni politiche e le capacità tecnologiche che
oggi rendono perfettamente credibili i piani di Trump. Promettere
l’invulnerabilità atomica all’intera popolazione americana, intanto, è
una carta non da poco in vista delle presidenziali del 2020, e non è un
caso che il Presidente l’abbia presentata come il definitivo trionfo
della sua America First. Ma soprattutto Trump può contare, lui per
primo, sull’avvento di una tecnologia che era soltanto futuribile ai
tempi di Reagan e di Bush mentre ora è a portata di mano: l’intelligenza
artificiale e i suoi derivati.
Gli Stati Uniti, ha spiegato
Trump, non possono rimanere sotto la minaccia della Corea del Nord,
dell’Iran, della Russia e della Cina. Noi americani dobbiamo essere
sempre e comunque più forti di loro, e rendere invulnerabile il nostro
territorio. Lo faremo piazzando nello spazio una costellazione di
sensori capaci di segnalarci immediatamente la partenza, da ogni angolo
del mondo, di un missile balistico intercontinentale (Icbm) diretto
contro gli Stati Uniti. La tappa successiva, formalmente ancora da
decidere ma prevista e inevitabile, sarà di far partire da una rete di
satelliti in orbita i missili intercettori che dovranno distruggere, su
indicazione dei sensori, i missili ostili ancora impegnati nella fase di
decollo.
C’è di che rilanciare su grande scala i videogiochi e il
cinema di fantascienza spaziale, ma questa volta Donald Trump ha tutta
l’aria di fare sul serio. Il confronto tecnologico, per lui, è sempre
stato l’altra faccia dei rapporti commerciali: è da questa combinazione
che nasce il vero potere, e sarà questa combinazione a decretare quella
leadership mondiale che la Casa Bianca vuole conservare respingendo la
rivalità cinese e ridimensionando le capacità dell’arsenale nucleare
russo. Proprio per questo, e non soltanto a causa di possibili
violazioni russe, Trump ha voluto l’uscita dell’America dal trattato INF
sugli euromissili e, malgrado gli appelli degli alleati europei, non ha
dato gran peso agli incontri di Ginevra e di Bruxelles che dovevano
cercare un compromesso con i russi sui modi per superare le accuse
(peraltro reciproche) di violazione. In realtà gli americani, e
probabilmente anche Putin, non accettano più di vedere le loro nuove
tecnologie militari condizionate o frenate da vecchie intese Usa-Urss. E
l’America, in particolare, vuole avere le mani libere sulla scelta dei
missili da schierare in prossimità della Cina e della Corea del Nord.
Non è scontato, perciò, che il suolo europeo debba tornare ad ospitare
un braccio di ferro nucleare tra America e Russia. Ma il Cremlino ha già
annunciato «contromisure» , e saranno queste a decidere se a loro volta
gli Usa dovranno «rispondere» oltre che in Asia anche in Europa,
esponendola a una nuova rincorsa nucleare. Lo stesso approccio
liquidatorio adottato con l’Inf, peraltro, potrebbe presto applicarsi al
trattato di disarmo New Start che limita, fino alla scadenza del 2021
se non ci saranno prolungamenti, i vettori e le testate nucleari di Usa e
Russia. Se anche questo passo fosse compiuto un intero sistema di
accordi per il controllo degli armamenti nucleari passerebbe in
archivio, superato non tanto da nuove realtà geopolitiche quanto
piuttosto da nuove tecnologie militari che la politica non può più, o
non vuole più, tenere a freno. E Trump, esattamente come fece Reagan con
l’Urss nel 1984, potrà cogliere l’occasione della militarizzazione
dello spazio anche per imporre a Pechino e a Mosca una rincorsa
estremamente costosa, che si tradurrebbe, soprattutto per la Russia, in
un suicida dissanguamento finanziario.
La Cina e la Russia,
appunto, hanno subito accusato Trump di destabilizzare il mondo perché
la sicurezza nucleare dipende dall’equilibrio delle forze e non dal
primato di una parte. Vero. Ma la Russia è stata in realtà la prima a
muovere in questa partita di scacchi spaziale, producendo e collaudando
con grande clamore il missile intercontinentale Vanguard a propulsione
ipersonica, capace di cambiare direzione in volo e in grado di superare
tutte le attuali difese anti-balistiche americane. Per rilanciare il suo
declinante consenso interno Putin ha provocato Trump, senza pensare che
lo stava invitando a nozze. Si apre così una nuova era di confronto
nucleare che non può non apparire inquietante, perché cancella i
progressi del passato e moltiplica a dismisura i rischi di guerre dovute
al malfunzionamento di componenti tecnologiche avanzatissime ma non per
questo infallibili. Se nello spazio verranno collocate anche armi
offensive, e soprattutto se sarà (inizialmente?) una sola parte a
collocarcele, la nuova frontiera tecnologica avrà accresciuto e non
diminuito i pericoli di olocausto nucleare. E noi, e l’Europa? Mentre
scavava la fossa al trattato sugli euromissili Trump ha tessuto l’elogio
della Nato, ma ha anche chiesto agli alleati, Germania in testa, di
partecipare adeguatamente alle nuove spese che l’America mette in conto.
Come dire che i fondi sono garantiti soltanto per la protezione
balistica degli Usa, mentre per gli alleati tutto dipenderà dalla loro
volontà di spendere. L’Europa che aveva da poco riscoperto i problemi
della sicurezza militare viene così superata in tromba da un Trump che
rilancia la sua equazione favorita: se volete, pagate e allineatevi. Che
brutto Occidente. Ma il missile Vanguard è peggio.