“Transgender” /2
La Stampa 19.1.19
Il conflitto scienza-etica nei cambio di genere
di Gilberto Corbellini
La
assegnazione chirurgica del genere in un minore è una scelta molto
complessa sotto il profilo medico e carica di risvolti bioetici. Il
problema, detto banalmente, è se sia meglio subire le conseguenze di una
disforia di genere, cioè star male perché non ci si riconosce nel
proprio sesso così come appare anatomicamente o nel genere assegnato
alla nascita, o sottoporsi a una assegnazione ormonale o chirurgica del
genere, cioè cambiare genere per via medica. Un cambiamento che
possibilmente deve essere affrontato, per risultare pienamente
soddisfacente, prima dei 18 anni. Anche in Italia sembra si sia capito
che a volte le leggi possono causare danni anche là dove esistono per
prevenirli. I valori in gioco e i pesi tra essi sono chiari, almeno da
una punto di vista bioetico. I dati però non sono così chiari e le
incertezze rimangono, nel senso che serve studiare a fondo per aiutare
meglio e con più garanzie le persone che soffrono per disforia di
genere.
I principi etici che guidano le decisioni mediche sono
quelli classici, cioè il rispetto per l’autonomia (da cui discende il
consenso informato), la beneficità e la non maleficità. La persona deve
mostrare autonomia di giudizio, e nell’intenzione di prendere le
decisioni sul trattamento medico. Già questo è un problema delicato nel
trattamento della disforia di genere, perché a volte i desideri, le
speranze e le aspettative della persona potrebbero non essere collegati
alla realtà. Gli esperti psicologi e psichiatri soprattutto devono
quindi essere molto chiari e onesti, senza essere direttivi, riguardo
alle possibilità, ai rischi e ai benefici specifici delle cure mediche,
specialmente considerando che l’ultima fase della transizione medica, la
conferma chirurgica del genere, è irreversibile. Il vincolo della
beneficità implica che si deve agire solo per fare del bene, cioè fare
solo ciò che è nell’interesse del paziente. Alcuni sostengono che
l’intervento chirurgico a carico di organi sani, in caso di conferma
chirurgica del genere, non è in linea con questo principio. La
non-maleficità deve quindi garantire che il trattamento non danneggi
l’individuo in un senso emotivo, sociale o fisico.
Stante che la
condizione ha una eziologia sconosciuta e una definizione fluttuante
(malattia mentale o medica, costruzione sociale, variante sessuale,
etc.) come si può decidere con sufficiente affidabilità rispetto ai
risultati quale trattamento è nel migliore interesse di una particolare
persona? Anche quando sembra che un individuo soddisfa tutti i criteri
sulla carta, a volte i medici pensano alla situazione di quella persona
con gli svantaggi che paga, la giovinezza, la menomazione o la
disperazione. Poiché le linee guida di trattamento hanno preceduto le
risposte a domande di etico-psicologica, non sempre la rassicurazione e
la raccomandazione di un professionista della salute mentale cancella il
disagio etico
Sulla base di principi bioetici, i bambini di
solito non possono prendere decisioni e azioni legali sull’inizio della
terapia ormonale. Tuttavia, è internazionalmente acclarato che il loro
giudizio non deve essere ignorato. La terapia aiuta le persone con
disforia di genere ad armonizzare il loro aspetto esteriore con il loro
genere cui sentono di appartenere. In questo caso, un’adeguata
educazione della persona e l’indicazione dei vantaggi e delle carenze di
tale trattamento sono di cruciale importanza. Seguendo il principio di
beneficenza, i medici sono obbligati ad aiutare la persona
somministrando il trattamento ormonale. Poiché non esistono opzioni
migliori al momento. Le persone a cui viene negato il trattamento
possono sviluppare gravi disturbi psicologici.
La chirurgia della
assegnazione del genere è l’ultimo passo. Secondo gli standard di
assistenza della World Professional Association for Transgendere Health
un criterio per l’ammissibilità alla conferma chirurgica del genere è
aver «raggiunto l’età legale della maturità in un determinato Paese». In
genere, 18 anni nella maggior parte delle nazioni. Tuttavia, l’aumento
dell’uso di bloccanti della pubertà e il superamento dei limiti per
l’inizio della terapia ormonale portano a ulteriori dilemmi. Con questi
sviluppi, era solo questione di tempo prima che si presentasse il tema
della assegnazione chirurgica del genere sui minori. I punti di vista
sono diversi e variano tra il principio di non maleficità, rappresentato
dal «non fare nulla di male», e la variante di non gravità del «piano
di trattamento, che comporta un intervento chirurgico meno esteso o del
tutto assente».
Cambiando la legislazione per la terapia ormonale
senza assegnazione chirurgica del genere è aumenta il divario tra le due
procedure mediche, posticipando l’esito desiderato della transizione.
Lasciare questi pazienti ad aspettare la fase finale della loro
transizione può avere un impatto sul loro stato sociale e psicologico.
La comunità transgender è più spesso oggetto di bullismo e ha più alti
tassi di suicidio. Se gli altri mettono in discussione l’identità di
genere della persona, compresa la presenza di genitali congruenti,
questa non riesce a gestire lo stigma e diventa «screditato». Inoltre,
posticipare relazioni romantiche e incontri fino all’età di 18 anni può
anche portare a lotte psicologiche e sfide.