Repubblica 8.1.19
Da Bergamo alla guerra all’Isis giallo sulla morte di un italiano
Aveva cinquant’anni. Le milizie curde con cui combatteva: "Incidente sfortunato"
È la prima vittima del nostro Paese tra i foreign fighter schierati contro il califfato
di Jacopo Ricca e Fabio Tonacci
Con
un bollettino in lingua curda, lo Ypg ha annunciato al nostro Paese il
primo martire italiano caduto in Siria. Il nome di battaglia che si era
scelto, " Hiwa Bosco", significa "speranza". Ma di certo l’ultima cosa
che sperava l’ingegnere 50enne bergamasco Giovanni Francesco Asperti,
quando pochi mesi fa si è arruolato volontario nello Ypg, l’esercito
popolare curdo, per combattere contro quel che resta dell’Isis, era di
morire non sul campo di battaglia ma in un non meglio precisato «
sfortunato incidente » . Un incidente di cui si conoscono il luogo
(Derik), la data (il 7 dicembre scorso) ma non la dinamica.
La
Farnesina ha confermato la morte di Asperti e il consolato a Erbil, in
contatto con i familiari, sta seguendo il caso. Asperti ha due figli
adolescenti. Non è chiaro cosa sia successo esattamente, ma la regione
in cui è avvenuto il fatto si trova nel nord est della Siria, al confine
con la Turchia e l’Iraq, ed è completamente sotto il controllo curdo.
Non ci sono combattimenti in atto in quella zona, e questo fa pensare a
un incidente automobilistico provocato forse dall’alta velocità o da un
incendio a bordo. C’è chi parla di un episodio fortuito avvenuto durante
l’addestramento ( in quella zona ci sono diversi campi) ma, in assenza
di versioni ufficiali, ogni ipotesi è un azzardo.
Il bollettino
dello Ypg riporta i nomi dei genitori, Vittoria e Pietro, e specifica
solo che è stato « uno sfortunato incidente mentre era in servizio » .
Ricorda il " compagno Speranza" con queste parole: «Era uno dei
cercatori di libertà. Come tutti i combattenti internazionali, era una
persone innamorata dalla ricerca di libertà e democrazia in Rojava. La
sua intera vita è stata dedicata alla lotta rivoluzionaria » . Un
tributo a cui si associa Karim Franceschi, il primo degli italiani ad
essersi unito ai curdi all’inizio del 2015, quando l’Isis aveva invaso
Kobane. «Non conoscevo personalmente Asperti, credo sia arrivato in
Siria da poco. È un partigiano caduto per la libertà, difendendo il
sogno democratico del popolo curdo».
Giovanni Francesco Asperti ha
tre fratelli. Suo padre Pietro, morto nel 2004, era un medico che aveva
iniziato a far politica con la Gioventù italiana di azione cattolica
alla fine degli anni Quaranta, poi aveva aderito al Pci. Una sua
biografia che si ritrova in Rete dice che era «tra i fondatori della
cooperativa " Rinascita", punto di forte aggregazione culturale, e nel
1970 era fra i più convinti sostenitori della nascita de " il
Manifesto", che a Bergamo ha un ampio seguito».
Il sindaco di
Ponteranica dove vive la famiglia, Alberto Nevola, ricorda così
Giovanni: « Un ingegnere che lavorava sulle piattaforme petrolifere, era
spesso via, ma quest’estate aveva annunciato che sarebbe partito per
non tornare».
La notizia della morte di Asperti ha colpito la
comunità dei volontari italiani rientrati dal Rojava, cinque dei quali
sono stati oggetto recentemente di una contestata richiesta di
sorveglianza speciale da parte della procura di Torino. Claudio
Locatelli, bergamasco come Asperti: «È il primo martire italiano, il
nostro primo martire. È ora che i comuni, a partire da quello di
Bergamo, riconoscano il sacrificio dei propri cittadini che,
volontariamente, sono andati a combattere contro il terrorismo
internazionale ».