Repubblica 6.1.19
Intervista a Susanna Camusso
“Restano i due problemi veri Povertà e lavoro non sono affrontati, penalizzati i giovani”
di Luisa Grion
Ora
il governo potrà dire “abbiamo fatto”, ma nella realtà, reddito di
cittadinanza e Quota 100 incideranno poco sui due problemi che avrebbero
dovuto affrontare: povertà e cancellazione della legge Fornero. Ci
siamo sui titoli, non sui contenuti e l’impostazione di fondo mi sembra
superata, conservatrice». Susanna Camusso, leader della Cgil, premette
che prima di dare il suo giudizio definitivo sulle misure vuol aspettare
il testo ufficiale, ma nella bozza - precisa - ci sono incongruenze che
«gridano vendetta».
Partiamo dal contrasto alla povertà.
«Ecco,
già qui ci sono contraddizioni evidenti: un senza tetto ha un assegno
inferiore di chi ha una casa un mutuo o un affitto. Manca - almeno da
quanto si può vedere - qualsiasi riferimento alle misure di inclusione,
ovvero sostegno all’infanzia, formazione, tutela sanitaria. servizi
sociali».
L’assegno è previsto anche per gli stranieri, questa non è una mossa inclusiva?
«La
necessità di essere da dieci anni di residenti sul territorio contrasta
il testo unico sull’immigrazione che prevede 24 mesi e mi sembra una
mossa più punitiva che inclusiva, sia per gli stranieri che per gli
italiani che vogliono rientrare»
Era meglio tenersi il Rei, il sistema precedente?
«Il
Rei era insufficiente, ma prevedeva l’attivazione dei servizi sociali
che vedo indeboliti e che invece sono fondamentali. Così il reddito di
cittadinanza non è una misura a contrasto della povertà.
Semmai è una manovra lavoristica.»
E legare l’assegno alla ricerca di un lavoro sarebbe sbagliato?
«Non dovrebbe esserlo, ma se tutto si traduce nella distribuzione di incentivi alle aziende che assumono lo diventa.
Lo sì è già visto in passato, questo tipo di intervento non funziona.
Senza contare che c’è un «baco» nel sistema».
Quale?
«
Si è messo in piedi un modello che fornisce assegni di ricollocazione,
ma il lavoro, prima di essere distribuito, va creato e nelle iniziative
di questo governo non vedo interventi che vadano in questa direzione.
Non si distribuisce un lavoro che non c’è. Mancano gli investimenti,
manca la politica industriale, manca un’idea di futuro del Paese. E poi
c’è lavoro e lavoro: non tutti fanno emergere una famiglia dalla
povertà. L’offerta congrua che un cittadino dovrebbe accettare qui è
misurata solo in termini di chilometri e spostamenti. Non si parla di
compensi e livelli professionali. Il governo fa finta di non sapere che
esistono i “working poor”».
Secondo lei aumenterà il
lavoro nero?
«Di
certo il sistema di controllo per evitare che ciò avvenga non è
sufficiente.Ci sono dichiarazioni di intenti, ma nulla è stato fatto per
mettere davvero in rete le informazioni che già si hanno. Per non
parlare della lotta al precariato, che vedo completamente assente. E
penso anche all’assunzione di 30 mila “navigator”: da un lato c’è ancora
il personale Anpal già formato da stabilizzare, dall’altro si escludono
le Regioni».
Perché ha definito l’ impostazione di fondo superata e conservatrice?
«È
incredibile che nel definire le famiglie che avranno diritto
all’assegno si faccia ancora riferimento al matrimonio. Si vuol fare
politica sociale senza tener conto delle trasformazioni che le società
hanno già elaborato»
Passiamo alle pensioni: Quota 100 dovrebbe
essere buona cosa per chi, come il sindacato, chiede da sempre una
revisione della riforma Fornero .
«L’abrogazione della Fornero non
c’è stata, questo è il punto. La combinazione 62 più 38 è buona cosa
per la ristretta platea che potrà accedere al pensionamento anticipato:
per lo più lavoratori con una forte stabilità contributiva. Ma non si è
tenuto conto dei giovani, che a tale somma non potranno mai arrivare,
del lavoratori del Sud che hanno storie contributive più discontinuo,
del lavoro precario e spezzettato delle donne e tanto meno dei lavori
gravosi. Per tutte queste categorie resta la Fornero.
Continua la
politica dei molti annunci, compreso l’impegno del Presidente Conte di
discutere con i sindacati, e dei pochi fatti».
E d’accordo con chi considera queste misure pre-elettorali?
«La coincidenza delle date potrebbe farlo pensare».