domenica 6 gennaio 2019

Repubblica 6.9.18
Il vescovo Monsignor Antonio Staglianò
“La Chiesa sta con i sindaciche difenono l’umanità”
"È giusta l’obiezione dei sindaci e anche la Chiesa deve scendere in campo"
Si toglie la protezione umanitaria e si crea insicurezza sociale: così si ledono principi sanciti dalla Costituzione
di Paolo Rodari


ROMA «Come si fa a dire che non si può obiettare un decreto che togliendo la protezione umanitaria crea disagi sociali e insicurezza sociale? Qui si vanno a ledere i diritti fissati dalla Costituzione. I sindaci devono rispettare le leggi del Parlamento – non si può disobbedire alle leggi -, ma hanno anche il dovere di porre la questione della legittimità delle stesse leggi. Occorre più dibattito culturale, per favore». Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni, fresco autore per Rubbettino di Pop- Theology per giovani, riconosce il diritto dei sindaci a praticare l’obiezione di coscienza.
In questi giorni gli interventi della Chiesa in favore dei sindaci sono visti come interventi politici. È cosi?
«Tutto è politico, ma la politica non è tutto. Esiste uno spazio di riflessione assolutamente prepolitico, che intercetta dimensioni profonde dell’umano: la dignità e il rispetto dei diritti degli esseri umani. È doveroso in questo campo intervenire, pur rischiando di esseri frantesi e giudicati "di parte"».
Lei cita Fabio Concato: «Tutto qua», canta. In che senso?
«Concato canta "c’è un’umanità che è da difendere, è tutto qua!". Ma qual è questa umanità? È anzitutto la mia, la tua, prima di quella degli italiani poveri e dei poveri migranti. Le persone a bordo della Sea Watch 3 e della Sea Eye ci dicono: resta umano.
Sono io che devo restare umano, in ballo c’è la mia umanità, non è cosa difficile da comprendere».
Ci si può dichiarare credenti e non comprendere la necessità dell’accoglienza?
«Esiste un cattolicesimo convenzionale che sarebbe opportuno facesse i conti con l’affermazione di Benedetto XVI a Ratisbona: agire con violenza è contro la natura di Dio e dell’anima umana. E Papa Francesco insiste sempre nel dire che agire con violenza in nome di Dio è satanico».
Salvini cita spesso Giovanni Paolo II, il presepe, il crocifisso. Però poi dice che vengono prima gli italiani.
«C’è un grande equivoco culturale, pensare che il confessionalismo cristiano sia una questione che riguardi solo Dio. Invece il cristianesimo riguarda il senso, la verità e la giustizia della mia vita umana e di quella degli altri. Stringere in mano i segni sacri del cattolicesimo non dice ancor nulla del cristianesimo autentico. Chi vuole insegnare al Papa come dire il rosario farebbe bene a riconoscere, da credente, che tutti gli esseri umani sono creati a immagine e somiglianza di Dio, per cui ognuno è mio fratello, originariamente in Cristo, perché Cristo è l’immagine in cui tutti sono stati creati. Lo sanno questo i cattolici convenzionali?».
Cosa direbbe a Salvini se lo incontrasse?
«Fossi al posto suo, l’unica domanda che vorrei ascoltare è: cosa posso fare per portare qui, a terra, i miei fratelli che sono in mezzo al mare? Gli direi: immagina se ci fosse tuo padre su quelle navi. Cosa faresti?
Gesù è morto perché avrebbe "bestemmiato Dio", dicendo che Dio è solo e sempre amore, perciò Dio non fa male a nessuno, Dio non uccide i suoi nemici, il Dio guerriero non esiste. Gesù ha portato una nuova immaginazione del vecchio Dio. Lo aveva capito Fabrizio De André quando nella Buona Novella dice che prima uccisero quell’uomo in nome di Dio e poi in suo nome continuarono a uccidere».