sabato 5 gennaio 2019

Repubblica 5.1.18
Il costituzionalista
Flick: "Contestare le leggi promulgate non vuol dire criticare il Colle"
di Liana Milella


ROMA «Contestare o disapprovare una legge promulgata dal presidente della Repubblica non è un delitto di lesa maestà nei confronti del presidente stesso. Io stimo molto l’attuale capo dello Stato. Mi ritrovo pienamente nelle sue parole di augurio verso i 5milioni di migranti che oggi vivono in Italia, ma non per questo perdo il diritto di criticare la legge che lui ha promulgato». È netto il giudizio che Giovanni Maria Flick – ex presidente della Consulta, nonché ex ministro della Giustizia nel primo governo Prodi – esprime sulla querelle che vede contrapposti i sindaci progressisti e Salvini. Il quale continua a dire: «Questi sindaci vogliono disattendere una legge firmata dal presidente della Repubblica».
Ma Flick scuote decisamente la testa e replica: «Quando il presidente promulga una legge non le dà un attestato di intangibilità. Esprime un suo giudizio politico-istituzionale sulla legge nel suo complesso senza necessariamente compiere un esame analitico dei singoli aspetti. In quel giudizio evidentemente possono (vorrei dire devono) avere un rilievo condizionante soltanto le eventuali violazioni macroscopiche della Costituzione".
Nelle parole di Mattarella – «Firmo anche leggi che non mi piacciono, respingo solo se sono palesemente incostituzionali» – si trova una conferma delle considerazioni di Flick. Il quale non si limita a un semplice assunto, ma porta delle "prove". «La storia della Consulta e del sistema legislativo è piena di esempi di leggi promulgate dal presidente e ciononostante sottoposte al giudizio di costituzionalità della Corte, che numerose volte le ha dichiarate in tutto o in parte incostituzionali». Flick fa degli esempi: leggi elettorali come il Porcellum e l’Italicum, bocciate in parte; il lodo Alfano e il legittimo impedimento; la procreazione assistita.
Del resto, come osserva Flick, proprio il saluto di Mattarella agli italiani per Capodanno, dimostra come la sua posizione sia antitetica a quella di Salvini.
Lui è per "Felicizia", un mondo in cui coesistono in pace italiani e stranieri. Salvini per un’Italia chiusa ai migranti. Dice Flick: «Il principio di accoglienza proposto dalla Costituzione, e ispirato a una logica internazionale, e quello di uguaglianza sono antitetici alla intitolazione del decreto che considera l’immigrazione solo dal punto di vista della sicurezza. Da questo discende un’impostazione in cui si possono individuare molteplici profili e dubbi di incostituzionalità che solo la Corte può valutare su richiesta di un giudice».