Repubblica 5.1.18
Il costituzionalista
Flick: "Contestare le leggi promulgate non vuol dire criticare il Colle"
di Liana Milella
ROMA
«Contestare o disapprovare una legge promulgata dal presidente della
Repubblica non è un delitto di lesa maestà nei confronti del presidente
stesso. Io stimo molto l’attuale capo dello Stato. Mi ritrovo pienamente
nelle sue parole di augurio verso i 5milioni di migranti che oggi
vivono in Italia, ma non per questo perdo il diritto di criticare la
legge che lui ha promulgato». È netto il giudizio che Giovanni Maria
Flick – ex presidente della Consulta, nonché ex ministro della Giustizia
nel primo governo Prodi – esprime sulla querelle che vede contrapposti i
sindaci progressisti e Salvini. Il quale continua a dire: «Questi
sindaci vogliono disattendere una legge firmata dal presidente della
Repubblica».
Ma Flick scuote decisamente la testa e replica:
«Quando il presidente promulga una legge non le dà un attestato di
intangibilità. Esprime un suo giudizio politico-istituzionale sulla
legge nel suo complesso senza necessariamente compiere un esame
analitico dei singoli aspetti. In quel giudizio evidentemente possono
(vorrei dire devono) avere un rilievo condizionante soltanto le
eventuali violazioni macroscopiche della Costituzione".
Nelle
parole di Mattarella – «Firmo anche leggi che non mi piacciono, respingo
solo se sono palesemente incostituzionali» – si trova una conferma
delle considerazioni di Flick. Il quale non si limita a un semplice
assunto, ma porta delle "prove". «La storia della Consulta e del sistema
legislativo è piena di esempi di leggi promulgate dal presidente e
ciononostante sottoposte al giudizio di costituzionalità della Corte,
che numerose volte le ha dichiarate in tutto o in parte
incostituzionali». Flick fa degli esempi: leggi elettorali come il
Porcellum e l’Italicum, bocciate in parte; il lodo Alfano e il legittimo
impedimento; la procreazione assistita.
Del resto, come osserva
Flick, proprio il saluto di Mattarella agli italiani per Capodanno,
dimostra come la sua posizione sia antitetica a quella di Salvini.
Lui
è per "Felicizia", un mondo in cui coesistono in pace italiani e
stranieri. Salvini per un’Italia chiusa ai migranti. Dice Flick: «Il
principio di accoglienza proposto dalla Costituzione, e ispirato a una
logica internazionale, e quello di uguaglianza sono antitetici alla
intitolazione del decreto che considera l’immigrazione solo dal punto di
vista della sicurezza. Da questo discende un’impostazione in cui si
possono individuare molteplici profili e dubbi di incostituzionalità che
solo la Corte può valutare su richiesta di un giudice».