venerdì 4 gennaio 2019

Repubblica 4.1.19
Intervista a Massimo Cacciari
"Violati diritti fondamentali anch’io mi sarei ribellato è in gioco la nostra anima"
di Alessandra Longo


ROMA Più che una resistenza civile «ci vuole la lotta politica». Più che il ricorso alla «propaganda», che sarebbe metodo speculare all’atteggiamento dell’avversario, servono «discorsi di verità».
Massimo Cacciari segue da Venezia la "rivolta dei sindaci".
È stato sindaco anche lui, nella città lagunare, e dice, commentando l’iniziativa dei colleghi: «Mi sarei comportato nella stessa maniera, nel rispetto delle regole, rivolgendomi al giudice ordinario e attendendo il parere della Consulta. Sono convinto che la politica del governo in materia di immigrazione sia totalmente incostituzionale. Ma bisogna stare attenti a non dare l’impressione di detenere poteri diversi da quelli attribuiti ad un amministratore».
Massimo Cacciari a che punto siamo arrivati in questo Paese?
«Bisogna distinguere l’aspetto etico-morale, da quello politico e da quello giuridico. Siamo di fronte prima di tutto ad una regressione grave, ad un disastro umanitario, alla catastrofe culturale dello spirito europeo».
Poi c’è il versante politico, il ruolo dei sindaci.
«I sindaci, gli Enti Locali, possono molto in termini di accoglienza e integrazione. Ma non sono loro a decidere chi è cittadino italiano e chi non lo è. E qui viene l’aspetto giuridico. I poteri di un sindaco sono molto ampi ma sempre nell’ambito delle norme stabilite dall’autorità centrale».
Da sindaco di Venezia avrebbe agito come Orlando e gli altri?
«È chiaro che sono stati violati principi fondamentali in materia di diritti umani. Anch’io, seguendo la procedura di legge, sarei ricorso al giudice di fronte ad un evidente regresso culturale ed etico».
C’è cautela nella sua risposta.
«Perché non bisogna alimentare la confusione su principi e responsabilità. Ognuno faccia bene la sua professione, ognuno eviti la propaganda. Sono le forze politiche che devono agire a difesa dei valori violati. Lo devono e lo possono fare anche con atteggiamenti estremi. I sindaci sono invece amministratori, non fanno le leggi. La natura dell’Ente non cambia anche se ci sono primi cittadini che da sempre fanno politica come Orlando, De Magistris, ed Emiliano. Ma io penso più in generale che i sindaci debbano agire, nell’ambito della loro competenza, sostenendo la lotta delle forze politiche. Perché è questo che ci vuole: la lotta politica. Se siamo convinti che si stia instaurando un regime autoritario non basta la disobbedienza civile».
Salvini invita i sindaci della protesta a dimettersi.
«Lasciamo perdere l’uomo, non sa quel che dice. Perché mai dovrebbero dimettersi?
Protestano contro i provvedimenti del governo e fanno tutto quello che è lecito fare».
Lasciar perdere Salvini non è facile. È il ministro dell’Interno che parla.
«Lui ci sguazza in queste situazioni, attenti a non rispondere con altra propaganda. Salvini l’hanno votato gli italiani e se lo tengano.
Chi la pensa diversamente deve combattere questo governo propriamente, con discorsi di verità».
Dicendo?
«Dicendo: guardate amici, quello che sta succedendo a livello europeo è una vergogna. Ci voltiamo dall’altra parte di fronte a nostri simili torturati e violentati in Libia, facciamo finta di niente come gli abitanti del paesello tedesco che vedevano uscire il fumo dai forni crematori. Dicendo agli italiani: è in gioco la vostra anima».