sabato 19 gennaio 2019

Repubblica 19.1.19
Inchiostro e dintorni
La bella scrittura contagio gentile
di Irene Maria Scalise


Il 1985 ha segnato, per le scuole italiane, la fine dell’obbligo d’insegnare la bella calligrafia ai bambini. Da allora quei piccoli studenti, e non solo, hanno posato la penna e sono diventati un popolo di digitatori. Oggi a mano si scrive poco, pochissimo e soprattutto male.
Ma (curiosamente) in questa storia c’è un ma. Ultimamente si sta infatti verificando un ritorno all’arte della bella calligrafia. E così saranno in molti a festeggiare il 23 gennaio, sdoganato come National Handwriting Day, la Giornata nazionale della scrittura a mano. In quell’occasione accade l’impensabile: gli opposti si attraggono e i più accaniti frequentatori dei social cominciano a postare foto della loro miglior grafia.
Dopo il revival dei dischi in vinile ecco dunque il ritorno del pennino. Come si spiega? Lezioni di calligrafia come risposta alla natura glaciale di mail e WhatsApp è lo scenario suggerito da Francesca Biasetton, artista, calligrafa e presidentessa dell’Associazione Calligrafica Italiana: « C’è una sorta di saturazione per il digitale e quindi torna la voglia di scrivere e noi, come associazione, registriamo un interesse crescente » . È d’obbligo una precisazione: «In Italia usiamo lo stesso termine per indicare tre cose e cioè la scrittura a mano che s’impara nelle scuole, la scrittura a mano educata e la calligrafia che si apprende con corsi specifici » . Chi sono gli studenti? Spiega Biasetton: « In questi 27 anni abbiamo riscontrato una forte crescita degli allievi giovanissimi e dall’anno dell’apertura è scesa molto l’età. Ci sono persone che arrivano per imparare un mestiere e approfondiscono i modelli storici e la conoscenza delle diverse scritture. Ma anche quelli che si avvicinano per hobby per riscoprire un tempo lento, dimenticandosi del cellulare per qualche ora, e usano la calligrafia come una forma di meditazione » . Che tipo di atteggiamento è consigliato agli aspiranti calligafi? « Come accade nello studio di uno sport o nella musica bisogna fare allenamento. Si parte dal passato per arrivare alla pratica quotidiana » . Cosa si scrive in bella grafia? « Diplomi, scritte per eventi, loghi, lettering per editori».
L’Associazione Calligrafica Italiana ha 300 iscritti, in diverse città, e organizza visite alle biblioteche, studio delle lettere antiche e corsi di formazione. Ce n’è anche uno di una settimana con insegnanti che arrivano da tutto il mondo ». Responsabile dei corsi e delle attività Aci è Anna Schettin. Spiega: « Molti si iscrivono perché vogliono migliorare la loro scrittura quotidiana; altri, invece, vorrebbero avvicinarsi al mondo della bella scrittura per conoscere i vari stili. Il nostro obiettivo è che l’arte non sia solo decorativa ma un modo per riprodurre la nostra storia » . Quali sono i corsi più frequentati? « Quelli di scrittura gotica sono amatissimi dai ragazzi e dai writer – racconta Schettin – piacciono anche quelli con il pennino a punta sottile, quelli di corsivo inglese e si sta diffondendo la passione per la calligrafia con il brush pen, in pratica un pennarello con la punta di un pennello. In generale c’è una crescita esponenziale dei nativi digitali che vivono la calligrafia come scoperta» .
Da sei anni è stata inaugurata Scriptorium Foroiluliense ( Scuola Italiana Amanuensi). Racconta il direttore Roberto Giurano: « I nostri corsi sono frequentati da chi vuole diventare amanuense e da chi ha solo la passione e l’ 80 per cento degli allievi sono giovani. Indubbiamente i ragazzi sono pieni di entusiasmo ma hanno un difetto, vorrebbero fare tutto subito, mentre nella scrittura non bisogna avere fretta » . Le materie sono le più varie: « Insegniamo scrittura antica ma anche grafica e nuove tecnologie, in pratica si parte dalla pennino d’oca per arrivare ad Acrobat » . E c’è anche una crescita professionale: «I corsi, spesso con allievi americani, russi e cinesi, sono di tre livelli; superato il primo, si è ammessi a quello successivo per un totale di quattro mesi».
Infine la scrittura come funzione sociale e integrazione: « Abbiamo un progetto con 20 carceri per il reinserimento sociale dei detenuti mediante la creazione di manufatti » . E come opportunità di reinventarsi un lavoro: « Facciamo agende, alberi genealogici, segnaposti per eventi, copiatura di libri ». Gli allievi migliori? «Le donne perché sono più perfezioniste».