giovedì 17 gennaio 2019

Repubblica 17.1.19
Sul "Venerdì" la rivincita di Leopardi
"L’infinito" ha 200 anni e il magazine in uscita domani gli dedica la copertina


Duecento anni fa un giovane poco più che ventenne metteva in versi le sensazioni che provava quando, dopo essere salito su una collina vicino a casa sua, si sdraiava dietro una siepe e cercava di immaginare cosa ci fosse dall’altra parte. Il giovane si chiamava Giacomo Leopardi, e quei suoi quindici endecasillabi sarebbero diventati una delle poesie più amate della letteratura italiana: L’infinito. Il Venerdì di Repubblica in edicola domani parte da questo anniversario per domandarsi: qual è lo stato di salute della poesia oggi in Italia? Chi la scrive, chi la legge? Simonetta Fiori lo ha chiesto a due critici letterari, Franco Cordelli e Alfonso Berardinelli, protagonisti di una stagione – quella degli anni Settanta – in cui i poeti si sentivano anche militanti e potevano attirare folle di migliaia di persone. Loro hanno risposto per le rime. Tornando a Leopardi, Franco Marcoaldi spiega perché valga ancora la pena di leggerlo, rileggerlo e, perché no?, impararlo a memoria e recitarlo ad alta voce.
Analizzando L’infinito riga per riga, lo scrittore-insegnante Eraldo Affinati azzarda poi un paragone: l’"immensità" che i ragazzi di oggi pensano di trovare dietro lo schermo di un telefono non somiglia un po’ a quella che per Giacomo si nascondeva dietro la siepe?