La Stampa 8.1.19
I due volti di Matera che diventa Capitale:
la cultura viaggia tra le opere incompiute
di Emanuela Minucci
«Guardi
i Sassi: sembra che qualcuno abbia capovolto la palla di vetro facendo
cadere sul presepe la neve». Trova il tempo di fare il romantico
Antonio, uno dei ragazzi che con l’Ape Car cabriolet porta su e giù per
la vecchia Matera i turisti che arrivano da mezzo mondo per un selfie.
Si scivola sul ghiaccio, di fronte a quel paesaggio che nel 1950 - e ora
pare solo polverosa leggenda - De Gasperi definì «vergogna nazionale».
Quelle grotte dimenticate da un Cristo che si fermava a Eboli sono
diventate boutique e hotel da 400 euro a notte, con il vezzo della luce
affidata alle candele e della brocca d’acqua, rigorosamente senza
bollicine, sul comodino.
Nell’ex convento Santa Lucia, aulica sede
della Fondazione Matera 2019, le facce dei 70 dipendenti appaiono
concitate ma sorridenti. È qui la festa, adesso. Mancano pochi giorni al
taglio del nastro, sotto gli occhi del presidente Mattarella e del
mondo intero, di «Matera capitale europea della Cultura».
Una
sfida scandita da 2 mila eventi. I lucani se li godranno con un
passaporto che dura 365 giorni al prezzo di 12 euro, tutti gli altri ne
pagheranno 19: finora ne sono stati venduti 7000 e aumentano al ritmo di
500 al giorno. Dopo la crescita record del 176% dal 2010, l’obiettivo è
arrivare al milione di turisti.
Sul territorio sono piovuti 200
milioni di euro. Ma un mix di conflitti politici (cinque tra governatori
e sindaci di diverso colore cambiati in pochi anni) e di lentezza
burocratica ha allungato il catalogo delle opere incompiute. Parcheggi
fantasma, raddoppio dei binari della Bari-Matera su cui transitano i
treni locali (in assenza delle ferrovie statali), infiniti lavori in
corso sulla statale 96 che collega (per lunghi tratti a una corsia) con
la Puglia e navette dall’aeroporto di Bari non ancora potenziate da 4 a
10 lasciano la sensazione di una magia lontana, se non isolata.
Per
non dire della piazza della stazione progettata da Stefano Boeri,
davanti al Comune. Se va bene, sarà pronta a maggio. «Una vergogna»,
aveva tuonato la ministra per il Sud Barbara Lezzi. Ieri, indossando il
caschetto per la visita ai cantieri, ha moderato i toni: «Dobbiamo fare
ancora i conti con ritardi e progetti mai realizzati. Era in programma
una conferenza dei servizi che è stata rinviata a metà febbraio chiederò
al Comune di anticiparla».
Il direttore artistico Paolo Verri
allarga le braccia: «Capisco la preoccupazione ma noi abbiamo
organizzato il palinsesto degli eventi culturali che è da urlo. E se poi
devo dirla tutta, noi non vogliamo un over-tourism, non possiamo
diventare Venezia e tanto meno Disneyland». Il sindaco Raffaello De
Ruggieri ha sempre tenuto il punto: è più importante rafforzare
l’immagine di Matera a suon di contenuti ed eccellenze culturali
«anziché finire una rotonda o angosciarsi per qualche cantiere ancora in
progress». Perciò il 31 gennaio il Comune parteciperà all’asta,
offrendo 2,5 milioni, per comprare quel Teatro Duni, unico in città,
sprangato da anni per un contenzioso con la proprietà. Più che un
palcoscenico in disuso, il simbolo di una disfatta.
“Siamo agli sgoccioli”
A
Capodanno ha radunato in piazza 22 mila persone, più di un terzo della
sua popolazione. E vuole trasformare i vicinati contadini in vicinati
digitali. «Vicino ai Sassi - dice il sindaco - creeremo un hub in cui si
insedieranno 14 imprese creative nel campo delle nuove tecnologie».
Matera è così: primordiale e supersonica. Ma è sulle cose semplici che
torna immobile come la pietra in cui è scolpita. Anche la meravigliosa
Cava del Sole che ospiterà la cerimonia inaugurale, il grembo di tufo
ormai esausto da cui sono stati ricavati tutti i Sassi, è rimasta orfana
di un parcheggio. Al suo posto è spuntato un distributore di gas.
Gli
operai lavorano 10 ore al giorno «perché siamo agli sgoccioli come la
neve che si scioglie dai tetti». D’altronde i materani sono un popolo
spaccato in due, come il Sasso Caveoso e quello Barisano. A spiegarlo è
Giuseppe Guarino, ex professionista del mobile imbottito mandato in
crisi dal ciclone Ikea, che ora arreda bed & breakfast leziosi
con l’insegna in ferro arrugginito ad arte: «Da un lato propulsivi come
il lievito madre, dall’altro autolesionisti come quei tre tagli che
stanno sopra alla stessa forma».
Le quattro librerie rimaste
arrancano anche nella capitale della cultura. «D’altronde prova a
comprare su Amazon un cornetto appena sfornato» scherza Massimo
Cifarelli, giovane presidente dei panificatori. «Siamo diventati un suk,
con bed and breakfast e focaccerie ovunque. Il 1° gennaio 2020 non
resterà niente», sospira Nicola Buccico, avvocato ed ex sindaco che
lanciò la candidatura a capitale della cultura. In tre anni le strutture
ricettive extra-alberghiere sono passate in tre anni da 157 a 556.
Brian Eno e Ali Sohna
A
consigliare il viaggio non solo il New York Times e El Pais ma anche
Arab News, che mettono in fila gli eventi di Matera 2019: dal concerto
di Brian Eno a cinquant’anni dalla conquista della Luna al Dante
recitato dai lucani diventati artisti. Tra loro Ali Sohna, il profugo
ghanese di vent’anni che vide morire il fratello fra le onde. La
compagnia teatrale Iac non solo gli ha fatto tornare la voce persa per
lo choc, ma lo ha trasformato in attore. Ora sorride e parla come fosse
il sindaco: «A Matera ci sentiamo al centro del mondo. Non solo perché
una grotta nei Sassi costa come un attico a New York, ma perché è la
cultura che fa uscire dalla periferia delle cose».