La Stampa 8.1.19
Azione fascista in associazione pro migranti
Indagati in 13
di Paolo Colonnello
Fu
un’azione in perfetto stile fascista: l’ingresso marziale e minaccioso,
i capelli rasati, i giubbotti bomber, l’ordine di «fare silenzio
assoluto» e poi la lettura di un lungo comunicato che stigmatizzava le
attività di alcuni volontari a favore degli immigrati. Non una bravata
ma una vera e propria opera d’intimidazione studiata nei minimi dettagli
quella messa in atto nei confronti dei volontari di un’associazione di
aiuto agli stranieri, «Como senza frontiere», nel novembre del 2017.
Autori furono tredici appartenenti al gruppo «Veneto Fronte Skinheads»
per i quali ora la Procura di Como si appresta a chiedere un rinvio a
giudizio. Il decreto di chiusura indagini è stato infatti depositato
ieri dal procuratore di Como, Nicola Piacente, che ha concluso così un
anno e mezzo di indagini ipotizzando accuse che vanno dalla violenza
privata, per avere «pianificato e organizzato» l’irruzione nei locali
del Chiostro Sant’Eufemia «con fare intimidatorio», all’aggravante di
aver commesso il fatto in più persone riunite e, per uno dei militanti
comaschi, per aver «promosso e organizzato» il reato «con invio di
messaggi inerenti anche l’abbigliamento da indossare in occasione dell’
irruzione e gli aspetti logistici».
I precedenti
In seguito
alla vicenda, la Digos aveva svolto perquisizioni in quasi tutto il Nord
Italia, ricostruendo così una mappa piuttosto circostanziata del gruppo
di estrema destra e scoprendo che quella di Como era stata solo
l’ultima di una serie di azioni quasi identiche avvenute, curiosamente
sempre a novembre, nei due anni precedenti: a Modena nel 2016 con
un’irruzione presso la Facoltà di Giurisprudenza dove si stava svolgendo
un convegno sull’immigrazione e a Medola (Mantova) nel 2017 con
l’interruzione della presentazione di un libro sull’integrazione scritto
da una giovane marocchina. Nel caso di Como, con un rituale para
nazista, gli skinheads di «Veneto Fronte», si erano minacciosamente
sistemati alle spalle dei volontari e filmando la scena, dopo aver
intimato il silenzio, avevano letto il loro farneticante comunicato.
Nelle abitazioni dei tredici indagati, gli inquirenti hanno trovato il
peggio dell’armamentario dell’ultradestra: svastiche, manifesti nazisti e
anti ebrei, ingiurie verso Anna Frank, statuette del duce. Gli indagati
sono residenti nelle province di Brescia, Mantova, Genova, Milano,
Piacenza, Varese e Lodi oltre che Como.