La Stampa 3.1.18
Xi Jinping, promesse e minacce a Taiwan
“Potremmo usare la forza per unire la Cina”
Il presidente: la riunificazione è inevitabile, garantiremo libertà e proprietà privata. Taipei: non cederemo mai
di Francesco Radicioni
La
riunificazione della Cina con Taiwan è «inevitabile». Parlando nella
Grande Sala del Popolo, il presidente cinese Xi Jinping è tornato
lanciare un monito a Formosa dicendo che ogni movimento per
l’indipendenza potrebbe portare «al disastro», ma anche che «la
riunificazione è la tendenza della storia e la strada giusta».
Pur
senza fissare una data, il leader della Repubblica Popolare ha ribadito
che la riunificazione con Taiwan è un passo cruciale per il grande
rinascimento della Cina. «Che i due lati dello stretto di Formosa non
siano pienamente uniti è una ferita per la nazione cinese», ha chiosato
il leader della Repubblica Popolare. Sottolineando che «i cinesi non
combattono i cinesi», Xi ha poi aggiunto che «non promettiamo di
rinunciare all’uso della forza e ci riserviamo di usare tutti i mezzi
necessari» contro l’interferenza «di forze esterne e di un piccolo
numero di separatisti».
Nel discorso che celebrava il 40°
anniversario dal «messaggio ai compatrioti di Taiwan» che portò a un
primo disgelo nelle relazioni nello stretto, Xi Jinping ha detto che la
riunificazione potrà essere governata dal modello «un paese, due
sistemi» simile a quello che dal 1997 regola i rapporti tra Pechino e
Hong Kong. A Taiwan - una delle più vibranti democrazie dell’Asia - il
leader cinese ha promesso che Pechino rispetterà le proprietà private
dei taiwanesi, le loro convinzioni, la libertà religiosa e gli altri
«legittimi interessi».
Mentre gli attivisti democratici di Hong
Kong denunciano la progressiva erosione dell’autonomia dell’ex-colonia
britannica, i sondaggi indicano che meno del 16% dei taiwanesi vuole la
riunificazione con la Cina. I rapporti tra le due sponde dello stretto
sono regolati da un vero contorsionismo linguistico: sia Pechino che
Taipei riconoscono di essere parte «un’unica Cina» - anche se le due
parti intendono cose diverse - e Formosa non ha mai formalmente
dichiarato l’indipendenza. «Devo ribadire che Taiwan non accetterà mai
la formula un paese, due sistemi», ha replicato la presidente di
Formosa, Tsai Ing-wen.
Secondo alcuni analisti, in un momento in
cui rimane alta la tensione con Washington e molte sono le sfide interne
per la Repubblica Popolare, il discorso di Xi Jinping puntava
soprattutto a soffiare sul nazionalismo. Sempre più forte è la
dipendenza economica che lega Taiwan alla Repubblica Popolare. Negli
anni dei governi del Kuomintang, le relazioni tra Pechino e Taipei sono
diventate più strette, fino ad arrivare allo storico incontro del 2015 a
Singapore tra Xi Jinping e l’ex-presidente taiwanese Ma Ying-jeou.
Pechino
non invece ha ma voluto sedersi al tavolo con l’amministrazione del
Partito Democratico Progressista, perché Tsai Ing-wen non ha
riconosciuto il «principio di un’unica Cina». Mentre tra dodici mesi
Taiwan andrà a nuove elezioni presidenziali, il discorso di Xi Jinping
arriva solo poche settimane dopo una pesante sconfitta alle urne per
l’amministrazione di Tsai: con il Pdp che ha perso 7 delle 13 città che
amministrava, compresa la roccaforte «verde» di Kaohsiung. Negli ultimi
anni, spinti dal corteggiamento economico di Pechino, uno dopo l’altro
gli storici alleati di Taiwan hanno troncato le relazioni diplomatiche
con Formosa, per passare a riconoscere il governo della Repubblica
Popolare.
A Pechino alimentano nervosismo gli stretti rapporti in
materia di sicurezza che continuano a legare Taipei e Washington, mentre
diversi esponenti dell’amministrazione Trump hanno più volte espresso
la volontà di rafforzare le relazioni con l’isola. La scorsa primavera
Donald Trump ha scatenato l’ira della Cina dopo la firma del Taiwan
Travel Act che incoraggia gli scambi di visite di esponenti di governo
tra Washington e Taipei, mentre solo qualche settimana più tardi gli
Stati Uniti hanno inaugurato un’imponente nuova rappresentanza nella
capitale taiwanese costata 250 milioni di dollari.