La Stampa 31.1.19
Brexit, l’Europa chiude le porte a May
“L’intesa non cambia, rottura vicina”
Il presidente della Commissione Juncker avverte: non lasceremo sola l’Irlanda, è il nuovo confine europeo
di Marco Bresolin
«Il
voto del Parlamento britannico aumenta il rischio di una Brexit senza
accordo». Jean-Claude Juncker lo dice chiaramente parlando nell’aula
dell’Europarlamento e chiude così la porta alle richieste britanniche.
«L’intesa raggiunta con Londra per noi resta la migliore e l’unica
possibile - avverte il presidente della Commissione -, quindi non può
essere rinegoziata».
Ed è per questo che, a due mesi dalla data di
uscita del Regno Unito dalla Ue, Bruxelles corre ai ripari con nuove
misure d’emergenza, da mettere in campo in caso di un «no-deal». Uno
scenario che con il passare del tempo diventa sempre concreto.
Il «no» corale
La
posizione di Bruxelles ricalca perfettamente la linea già espressa
dalle principali capitali europee. L’Eliseo ha detto no a nuovi
negoziati e anche il portavoce di Angela Merkel ha assicurato che «nuove
trattative non sono in agenda». Una compattezza che però potrebbe via
via diventare più fragile con l’avvicinarsi del 29 marzo in una
prospettiva di no-deal.
Per questo Juncker ha fatto appello ai
Ventisette: «È fondamentale che l’Ue mantenga la calma e resti unita».
Il capo dell’esecutivo Ue ha assicurato che continuerà a lavorare
«giorno e notte» per evitare lo scenario che tutti temono e ha garantito
all’Irlanda che «gli altri ventisei Paesi non la lasceranno sola.
Perché la frontiera irlandese diventerà la nuova frontiera dell’Ue».
L’assicurazione sulla casa
Il
punto più critico dell’accordo con Londra, il più contestato
Oltremanica, è proprio quello che riguarda la clausola di salvaguardia
sulla gestione del confine irlandese. L’intesa si basa su un «backstop»,
ossia una rete di protezione che scatterebbe nel caso in cui non si
trovassero soluzioni migliori: prevede che l’Irlanda del Nord (parte del
Regno Unito, dunque prossima all’uscita dalla Ue) resti all’interno del
mercato unico e dell’unione doganale europea. Ma il parlamento
britannico si oppone: «L’House of Commons - prosegue Juncker - non vuole
il backstop ma neanche il no-deal. Il problema è che non sappiamo cosa
vogliono... ».
Al punto di partenza
Michel Barnier, che ha
guidato tutti i negoziati per conto dell’Unione europea, accusa i
britannici di «giocare allo scaricabarile». E attacca direttamente
Theresa May, che «oggi sta prendendo le distanze dall’accordo che lei
stessa ha sottoscritto». Il francese apre sì alle richieste britanniche
di discutere le disposizioni alternative per il confine irlandese, «ma
soltanto dopo aver firmato l’accordo». Dunque siamo di nuovo al punto di
partenza. Dal suo punto di vista il backstop è come l’assicurazione
anti-incendio per la casa: «Tutti noi vorremmo evitare di usarla, ma è
indispensabile averla per non farsi trovare impreparati. Per questo oggi
abbiamo bisogno del backstop così com’è. L’accordo non sarà
rinegoziato».
Il piano di emergenza
Ieri il collegio dei
commissari ha adottato tre nuove proposte legislative contenenti una
serie di «misure cautelari» da far scattare in caso di Brexit senza
accordo (si aggiungono alle 15 già sul tavolo). La prima nasce con
l’obiettivo di proteggere gli studenti Erasmus che hanno una borsa di
studio per quest’anno scolastico (14 mila gli europei nel Regno Unito, 7
mila i britannici che studiano nei Paesi Ue): il loro programma potrà
continuare anche in caso di «no-deal». La seconda riguarda invece i
lavoratori che hanno soggiornato per un periodo nel Regno Unito: quegli
anni saranno conteggiati dallo Stato europeo di residenza ai fini del
calcolo pensionistico.
L’ultima consentirebbe invece a tutti i
programmi britannici finanziati con i fondi Ue (per esempio quelli
legati ad agricoltura o ricerca) di continuare senza problemi, ma a una
condizione: Londra dovrebbe continuare a versare la sua quota al
bilancio Ue per tutto il 2019. Bruxelles darà tempo ai britannici fino
al 18 aprile: entro quella data dovranno dire se intendono onorare i
propri impegni anche per quest’anno. Diversamente da aprile gli assegni
per i beneficiari non potranno più essere staccati.