mercoledì 2 gennaio 2019

La Stampa 2.1.19
L’opposizione in frantumi, Netanyahu ora può sorridere
di Giordano Stabile


L’opposizione va in pezzi e Benjamin Netanyahu vede sempre più vicina la possibilità di una vittoria alle elezioni del 9 aprile, e di un quinto mandato da primo ministro che ne farebbe uno dei politici più longevi della storia di Israele. Dopo la rottura con il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, e la nuova richiesta di incriminazione da parte della polizia, il premier conservatore sembrava all’angolo. Ma l’operazione contro i tunnel di Hezbollah nel Nord, e poi la decisione alla vigilia di Natale di andare al voto anticipato, lo hanno rilanciato. Ieri, a dargli una mano, è arrivata anche l’improvvisa rottura fra l’alleanza di centrosinistra, che in teoria doveva costituire il suo principale avversario.
In una conferenza stampa senza preavviso, il leader laburista Avi Gabbay ha deciso di rompere l’Unione sionista, il movimento che vedeva in lui e nell’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni i principali esponenti.
Verso il voto
Il motivo della rottura sta nelle ambizioni dei due, che volevano entrambi correre come candidati alla guida del governo. L’Unione sionista aveva ottenuto 24 seggi sui 120 della Knesset alle ultime elezioni ma le rivalità interne l’hanno fatto precipitare nei sondaggi, e oggi otterrebbe soltanto nove deputati. Gabbay, già definito il “Blair israeliano” ma in rapido declino, ha spiegato che «ancora crede nella alleanza» ma «per un’alleanza di successo servono amicizia, tenere fede alla parola data e lealtà». Requisiti che evidentemente non vede in Tzipi Livni.
Con l’Unione sionista in frantumi, Netanyahu non ha in questo momento avversari credibili. Gli ultimi sondaggi assegnano al Likud dai 27 ai 31 seggi, contro i 30 nella Knesset attuale. Per il 37% degli elettori Netanyahu resta il miglior primo ministro possibile, anche se oltre la metà preferirebbe non vederlo ancora al governo. L’unico rivale serio non è un politico ma l’ex capo delle Forze armate, Benny Gantz, che non ha ancora deciso se scendere in campo. Un suo partito prenderebbe 16-17 seggi. Se si alleasse con il partito centrista di Yair Lapid, Yesh Atid, arriverebbe a 26-27 deputati e sarebbe forse in grado di formare una maggioranza alternativa a quella di centrodestra. Per ora Netanyahu si gode il periodo favorevole. Il viaggio in Brasile per l’insediamento del presidente Jair Bolsonaro si è trasformato in una sorta di luna di miele. L’asse con il leader brasiliano, che ha promesso di spostare l’ambasciata a Gerusalemme come già Donald Trump, ha rafforzato il premier.