La Stampa 29.1.19
L’orologio dell’Apocalisse segna 2 minuti alla catastrofe
dii Cecilia Butini
La
società del bollettino degli scienziati atomici di Washington ha
spostato l’orologio della fine del mondo, il cosiddetto Doomsday Clock, a
due minuti prima della mezzanotte, citando il rischio di una guerra
nucleare e soprattutto il cambiamento climatico come i due fattori che
più avvicinano il genere umano al proprio annientamento. «Il futuro
della civiltà umana è più sicuro o più a rischio di com’era l’anno
scorso? Ed è più sicuro o più a rischio di com’era nei sette decenni in
cui è esistito l’orologio?». Sono alcune delle domande che gli
scienziati si sono posti prima di annunciare la posizione delle lancette
quest’anno, ha spiegato la presidente della società, Rachel Bronson.
Il rischio estinzione
Dall’anno
di invenzione dell’orologio, il 1947, le lancette non sono mai state
più vicine di così alla mezzanotte: l’umanità, cioè, pare non essere mai
stata così a rischio estinzione.Tra il 2018 e il 2019 in realtà le
lancette non sono state spostate, ma per gli scienziati non c’è da
festeggiare: siamo comunque nell’era del «nuovo anormale».
L’orologio
dell’Apocalisse fu pensato dall’americano Bulletin of the Atomic
Scientists per dare al mondo una misura della probabilità di una
catastrofe provocata dalle azioni umane in un momento in cui la guerra
agli armamenti da parte di Usa e Urss era una minaccia reale. Fu
impostato inizialmente a sette minuti a mezzanotte. Nel corso dei
successivi 72 anni la lancetta dei minuti è stata mossa avanti e
indietro 23 volte, raggiungendo la distanza massima di 17 minuti nel
1991 e quella minima di due minuti nel 1953 (quando l’Unione Sovietica
testò la bomba a idrogeno), nel 2018 e nel 2019.
Se agli albori
del Doomsday Clock e durante i successivi anni della Guerra Fredda la
minaccia nucleare era considerata il fattore di rischio numero uno,
negli ultimi anni si è aggiunto il cambiamento climatico. La decisione
dell’amministrazione Trump di abbandonare l’accordo di Parigi sul clima è
vista dagli scienziati come un fattore che ha contribuito al fallimento
- definito «vergognoso» - delle politiche climatiche in tutto il mondo.
Ma
non solo: nella concezione del Bollettino, a queste minacce misurabili
scientificamente si affiancano ora fattori come la «guerra di
informazione atta a indebolire la democrazia nel mondo». Come a dire: se
la verità viene manipolata con disinvoltura, specialmente dalla
politica, «la nostra abilità di distinguere la verità dalla fiction
viene distrutta», ha detto Rachel Bronson. «E non c’è niente di normale
in questo».