La Stampa 29.1.19
“Il sesso è un dono. Bisogna parlarne anche nelle scuole”
Svolta del Papa di ritorno dal viaggio a Panama “Serve un’educazione oggettiva, senza ideologie”
di Domenico Agasso Jr
Il
sesso non è un «mostro» da cui fuggire. Non deve essere un tabù. Anzi, è
«un dono di Dio». E servirebbe «un’educazione sessuale» nelle scuole.
Di più: possibilmente non troppo rigida e chiusa. Così se ne capirebbe
il vero valore. Queste non sarebbero parole inconsuete, se a
pronunciarle non fosse un Papa. Francesco lo afferma sull’aereo che lo
ha riportato a Roma da Panama, dove è stato nei giorni scorsi per la
Giornata mondiale della Gioventù.
E di giovani e sesso il
Pontefice ragiona durante la tradizionale conferenza stampa sul volo
papale, rispondendo a una giornalista americana che lo informa di un
«problema comune in tutto il Centroamerica, incluso Panama e buona parte
dell’America Latina: le gravidanze precoci». Solo a Panama sono state
«diecimila lo scorso anno». La domanda è: «I detrattori della Chiesa
cattolica incolpano la stessa Chiesa perché si oppone all’educazione
sessuale nelle scuole. Qual è l’opinione del Papa?».
Francesco non
si scompone, e con tono serio e concentrato inizia a riflettere. Mai
nelle sue parole ci sarà una presa di posizione in difesa del proprio
«fortino». Né prevedibili formulazioni prudenti per un tema così
delicato. Quello di papa Francesco è un discorso cristiano e concreto. E
umano. E innovativo, senza voler intaccare tradizione e insegnamento
cattolici. Come da suo stile, insomma.
Dice: «Nelle scuole bisogna
dare l’educazione sessuale». Precisando e sottolineando che
innanzitutto «il sesso è un dono di Dio». E «non è un mostro». È il dono
di Dio «per amare». Poi - ne è consapevole - può degenerare, ma «se
qualcuno lo usa per guadagnare denaro o sfruttare l’altro, è un problema
diverso», non intacca la purezza innata del dono. Bergoglio sostanzia
la sua tesi per molti inaspettata: bisogna offrire «un’educazione
sessuale» a scuola che sia «oggettiva, senza colonizzazioni
ideologiche». Intende probabilmente le teorie del gender, spesso
denunciate da Francesco come dinamiche e movimenti invasivi che possono
«distruggere, fare tutto uguale», senza la capacità di «tollerare le
differenze». Poi aggiunge e spiega: «Perché se nelle scuole si dà
un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi
la persona». Allo stesso tempo il sesso inteso «come dono di Dio deve»
essere «educato» non con «rigidezza», con chiusura mentale e ideologica.
Creando tabù, appunto. Il Papa precisa che va «educato, da “educere”
(condurre, trarre fuori, ndr), per far emergere il meglio della persona e
accompagnarla nel cammino». Il Vescovo di Roma si immerge totalmente
nella questione e avverte: «Il problema è il sistema». E mette in
guardia dai rischi che possono incontrare i «responsabili
dell’educazione, sia a livello nazionale che locale come pure di
ciascuna unità scolastica»: in particolare, il tipo di «maestri che si
trovano» per questo compito, e i «libri di testo» che si adottano per
bambini e ragazzi.
«Io - confida il Papa - ne ho visti di ogni
tipo», compresi alcuni inopportuni,«sporchi», li definisce. Perché anche
e soprattutto in questo ambito «ci sono cose che fanno maturare e altre
che fanno danno». Ciò che conta per il Papa è che le scuole spalanchino
le porte a una vera e propria educazione sessuale, da trasmettere
innanzitutto ai più piccoli. Anzi, l’ideale sarebbe che si «cominciasse a
casa, con i genitori». Ma «non sempre è possibile per le tante
situazioni della famiglia che possono essere complicate». O perché
spesso papà e mamme «non sanno come affrontare il tema». Perciò la
scuola può e deve «supplire» a questo, assumersi la responsabilità.
«Sennò - teme il Papa - resta un vuoto che verrà riempito da qualsiasi
ideologia» potenzialmente pericolosa.