La Stampa 26.1.19
Landini schiera la Cgil: “Salvini e Di Maio non hanno mai lavorato”
Al
primo discorso da segretario cita la Resistenza contro il fascismo e va
a visitare il Cara di Bari: Lega e M5S ci stanno portando indietro
Maurizio Landini, neo segretario della Cgil, in visita al centro accoglienza per immigrati Cara di Bari Palese
di Fabio Martini
Roma
E ora nelle piazze e nell’arena mediatica c’è un nuovo personaggio: il
tribuno del popolo. Pronto a urlare più forte e a scavalcare i
popolarissimi demagoghi del governo. Nel suo primo, sanguigno discorso
da segretario generale della Cgil, Maurizio Landini ha arringato la
platea dei delegati del congresso di Bari con parole d’ordine
immaginifiche («siamo il sindacato di strada»), con battute semplici e
taglienti contro il governo, come quando ha detto: «Il problema di
questo Paese è avere due vice premier che non hanno mai lavorato:
pensano di occuparsi di povertà e lavoro senza essere mai stati poveri e
senza aver mai lavorato!».
In maglioncino rosso, parlando a
braccio, Landini è stato sfottente e strafottente anche nell’attacco a
Salvini: «Il ministro è stato eletto in Calabria, dove mi è capitato di
visitare la baraccopoli di San Ferdinando. Lì ci sono condizioni
inaccettabili, ma come si fa, quando uno vede queste cose, ad alzarsi la
mattina, mettere la Nutella sulla fetta biscottata, poi dire due
cavolate, fare un tweet e non porsi il problema che c’è un sistema
economico e del lavoro fondato su forme di sfruttamento?». La platea dei
delegati, abituati al lessico privo di pathos di Susanna Camusso, si
sono alzati in piedi, in eloquenti standing ovation.
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È
la prima volta, da quando esiste l’esecutivo giallo-verde, che appare
sulla scena pubblica una personalità che abbia la tempra per fare la
voce più grossa di quella del governo, di impegnarsi a fare quel “più
uno”, che rappresenta una collaudata tecnica politica e sindacale. Una
tecnica non da tutti: da mesi Pd e Forza Italia ogni sera ai Tg fanno la
voce grossa ma senza risultati a guardare le intenzioni di voto, mentre
Maurizio Landini ritiene di aver il “fisico” per essere credibile e per
essere creduto.
E lo ha dimostrato nel suo discorso di
insediamento, giocando su quello slang imperfetto e popolaresco che di
solito gli viene naturale. Ad un certo punto ha detto: «Il problema
in... quel Paese qui non è solo cercare lavoro». Molti hanno pensato ad
una gaffe casuale, ma pochi minuti dopo Landini ha ripetuto: «in quel
Paese qui...». Ma stavolta si è fermato: «Era una scommessa con Ivana,
l’ho ridetto...».
Non deve essere una cosa studiata, ma proprio
come Di Maio, con i suoi congiuntivi sbagliati, ha consentito a tanti
giovani di identificarsi con un trentenne che ce l’ha fatta, ora anche
l’ex operaio Landini sembra non disdegnare lo stesso “transfert”, da
suscitare in tutti quei giovani che però puntano a lavorare rivendicando
la dignità dei diritti e delle regole contrattuali.
Pur essendo
Landini un sindacalista che ha sempre vagheggiato il primato del
sindacato sul partito, i suoi primi gesti pubblici sono stati politici.
Ha annunciato al congresso di aver partecipato ad un’assemblea dell’Anpi
per «dire che la Resistenza contro il fascismo non è finita e deve
continuare» e che si sarebbe recato al Cara di Bari-Palese, per dire che
«la politica di accoglienza del governo è sbagliata, Salvini e la Lega
ci stanno portando indietro». E quell’idea di occupare anche uno spazio
politico, Landini l’ha espressa in uno dei passaggi più applauditi: «Noi
siamo il sindacato del cambiamento! Noi siamo quelli che vogliono
cambiare il Paese».
Certo, sinora Landini ha sempre esercitato il
proprio carisma nella raccogliere e canalizzare il dissenso, ora si
troverà a governare un’organizzazione complessa come la Cgil. Da questo
punto di vista la giornata finale del congresso di Bari ha dimostrato
quanto difficile sia il distacco di Susanna Camusso.
Dopo 9 anni
di guida, la segretaria uscente aveva fatto organizzare una coreografia
ad hoc per il suo commiato: due personaggi dello spettacolo a duettare
con lei - Dario Vergassola e Neri Marcorè - una grande scritta stampata
sul fondo azzurro «grazie Susanna» e ad un certo punto sono spuntati
anche quattro signore con un pacchettino col fiocco rosso. Il nuovo
leader ha chiesto a Camusso di restare in Cgil assumendo due deleghe,
quella internazionale e quella di genere. Anche se ora i compagni più
vicini a Landini sperano che il nuovo segretario possa esercitare
pienamente il ruolo che ha ottenuto con una percentuale bulgara, quasi
il 93% di consensi.