venerdì 25 gennaio 2019

La Stampa 25.1.19
La svolta di Landini
“Torni l’unione sindacale per incalzare il governo”
di Fabio Martini


È già un’altra Cgil. Nel suo primo discorso da leader, il tribuno Maurizio Landini ha riscaldato la platea del congresso, che lo ha avvolto in applausi corali soprattutto quando ha spinto il pedale sul «fattore umano», con quel suo lessico semplice che potrebbe diventare la sua forza: «La Cgil mi ha fatto innamorare, perché mi ha insegnato a voler bene a tutti coloro che per vivere hanno bisogno di lavorare!». Parole in odor di demagogia ma che pronunciate dall’ex operaio Landini, col suo linguaggio popolare, di solito risultano veraci e anche alla Fiera del Levante hanno smosso la platea: i delegati fino a quel momento divisi in due - e che erano restati freddi durante l’ultimo discorso di Susanna Camusso - hanno accompagnato le parole di Landini con un applauso crescente che ha coperto le parole finali del discorso col quale chiedeva la fiducia dei delegati.
Il piglio del leader
È un’altra Cgil per il piglio umano e la grinta sindacale ma anche per due messaggi politici: è finita la stagione di stand-by verso il governo e nei confronti della Tav, Landini supera sé stesso e la sua passata opposizione. Il messaggio rivolto al governo sovranista è stato energico: «Il nostro giudizio sulla manovra è chiaro: chi si definisce il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente!». E ancora: «La manovra è miope e recessiva. E non si cambia il Paese contro e senza il contributo del mondo del lavoro!».
Svolta sulla Tav
E durante la sua prima conferenza stampa da segretario, Landini, sia pure con espressione contorta, ha fatto capire di essere favorevole alla Tav: «La Cgil ha sulla Tav, sulle grandi opere, una posizione precisa: andare verso il blocco di tutti cantieri non credo sia una cosa grandemente intelligente. Ma allo stesso tempo c’è anche un problema relativo ad un piano straordinario di investimenti in infrastrutture non solo materiali ma anche sociali che non viene realizzato».
Plebiscito
Discorso che è piaciuto ed ha convinto: a scrutinio segreto i delegati lo hanno eletto segretario generale col 92,7% dei voti, una percentuale superiore a quelle ottenute, sempre a scrutinio segreto, dalla segretaria uscente negli ultimi due congressi. Discorso complicato, quello di investitura, per Landini, un ex movimentista che ora è chiamato a guidare la Cgil, che con gli oltre 5 milioni di iscritti, è la più grande organizzazione italiana e una delle più grandi d’Europa. Complicato perché sino all’ultimo hanno pesato gli strascichi di un pre-congresso nel quale i delegati formalmente uniti dallo stesso documento, in realtà si erano divisi su due fronti, pressoché equivalenti.
Unità interna
Dopo la decisione del riformista Vincenzo Colla di ritirare la propria candidatura, in zona Cesarini sono emersi dettagli sostanziosi. Ieri mattina l’ala riformista è stata informata della possibilità che Susanna Camusso entrasse in segreteria, procedura senza precedenti in Cgil. Un’ipotesi che Camusso ha smentito come sua volontà, ma che ha prodotto malumori anche nel fronte vicino a Landini. L’accordo stava per saltare, il congresso stava per avvitarsi su una questione apparentemente minore, tanto è vero che era stata già avviata la raccolta firme per far tornare in auge la candidatura di Colla. Ma a salvare la «baracca» ha provveduto la lettura, un po’ tardiva, dello Statuto che rendeva ardita la soluzione.
E proprio in chiave interna Landini ha usato parole da garantista: «La Cgil ha bisogno di pensiero critico e di lealtà da parte di tutti», «non abbiamo paura delle idee», «se qualcuno parla di landiniani, colliani e camussiani, sappiate che questi sono sintomi di una malattia che va curata subito». Una lettura diversa da quella che nei giorni scorsi aveva bollato la decisione di Colla di candidarsi come uno sfregio alla «cultura del noi». E proprio Colla, molto applaudito dai delegati, ha sigillato una prima intesa col nuovo leader, rivendicando la decisione di aver salvaguardato l’unità interna.
Cisl e Uil
Una «nuova» Cgil, almeno nelle intenzioni, anche sul fronte dei rapporti con Cisl e Uil. L’ex «autarchico» Landini ha detto che occorre «avviare una nuova stagione unitaria, che non sia solo la somma di Cgil Cisl e Uil ma che ricostruisca l’unità sociale del mondo lavoro». E ancora, riferendosi alla prossima mobilitazione unitaria: «Il 9 febbraio dobbiamo riempire la piazza e dare voce e parola al lavoro». In serata a Landini hanno risposto sia Annamaria Furlan, leader della Cisl e Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, entrambi con parole incoraggianti, con una consonanza che non si registrava da tempo.