Corriere 25.1.19
Landini va all’attacco di Salvini
«Si fa bello chiudendo i porti»
Il neoleader Cgil: si è fatto eleggere in Calabria, ma lì ci sono ancora gli schiavi
di Enrico Marro
BARI
Non appena eletto segretario generale della Cgil al congresso di Bari,
Maurizio Landini ha convocato una conferenza stampa e ha attaccato a
testa bassa il governo. Il primo ad essere preso di mira è stato il
vicepremier, Matteo Salvini: «Si è fatto eleggere in Calabria e io lo
inviterei a tornarci. Sono stato nelle tendopoli di San Ferdinando, dove
ci sono masse di lavoratori sfruttati, schiavismo puro nel 2019. E
invece lui si fa bello chiudendo i porti e facendoci sapere che gli
piace la nutella».
Landini ha quindi annunciato che la sua prima
iniziativa da leader della Cgil sarà quella di andare oggi pomeriggio al
Cara di Bari, il centro di accoglienza dei richiedenti asilo. Ha quindi
ironizzato sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, «che, quando
si è accorto che Cgil, Cisl e Uil faranno il 9 febbraio una
manifestazione nazionale a Roma, ci ha finalmente incontrato per dirci:
“ma perché? che noi del governo siamo così bravi”». Landini ha bocciato
anche il reddito di cittadinanza, «misura confusa che rischia di non
affrontare né la povertà né la disoccupazione» e gli
incentivi/disincentivi sull’acquisto delle auto: «Un provvedimento a
capocchia, di un governo che non ha un’idea di mobilità». In Italia, ha
aggiunto, si producono «forse 3-4 mila auto elettriche» e quindi gli
incentivi andranno ai marchi esteri, anche perché Fca «non ha investito e
fino a qualche anno fa diceva che l’auto elettrica era superata».
Il
neosegretario della Cgil ha anche messo in guardia i 5 Stelle sul
salario minimo orario: «Noi chiediamo una legge sulla rappresentanza che
dia validità erga omnes ai minimi di retribuzione stabiliti nei
contratti, non una legge che abbassi questi minimi». Infine, no anche al
blocco delle opere pubbliche: «Fermarle in modo generalizzato non è una
scelta intelligente ».
Insomma, allo stile fermo ma pacato di
Susanna Camusso, la Cgil sostituisce l’irruenza focosa dell’ex leader
della Fiom, deciso a ridare un protagonismo politico al maggiore
sindacato italiano. Protagonismo che si annuncia come una decisa
opposizione a un governo che Landini ritiene non solo sovranista, ma
anche reazionario e di destra. Detto ciò, sul piano sindacale, il
segretario della Cgil ha rilanciato anche l’idea di un «sindacato
unitario con Cisl e Uil», che però difficilmente farà strada se la Cgil
assumerà un marcato profilo politico.
Landini è stato eletto a
conclusione di un congresso dominato dalla lotta per la successione a
Susanna Camusso. Ha preso il 92,7% dei voti solo grazie all’accordo in
extremis con il rivale Vincenzo Colla. Su proposta di Landini è stata
eletta la nuova segreteria nazionale, con due vicesegretari. Il primo è
proprio Colla, che incassa anche il 40% di rappresentanti della sua area
(pensionati, trasporti, chimici e tessili, edili, comunicazione, Emilia
Romagna e diversi territori) negli organismi dirigenti. Il secondo vice
è Gianna Fracassi, in quota Camusso-Landini.
Il nuovo capo della
Cgil, consapevole della situazione, ha spronato il sindacato all’unità:
«Se qualcuno qui dentro si sente “landiniano”, “colliano” o “camussiano”
sappia che questi sono i sintomi di una malattia che va curata subito».
E il fatto che questo passaggio sia stato salutato da un applauso
liberatorio è il segno più evidente delle ferite che ora la segreteria
Landini dovrà rimarginare. Entrano nella segreteria nazionale Cgil,
Emilio Miceli (leader dei chimici) in quota Colla e Ivana Galli (leader
agroalimentari) in quota Camusso-Landini.