il manifesto 25.1.19
La Cgil ritrova l’unità e elegge Landini segretario
Il
congresso di Bari. All’ex leader della Fiom il 92,7% dei voti: «Sento
una grande responsabilità». Primo problema da affrontare, quello della
«rappresentanza dei giovani»
di Massimo Franchi
Mentre
tutto sembra andare a rotoli politicamente e socialmente, la Cgil dà una
prova di unità e di cambiamento in completa controtendenza. Maurizio
Landini è stato eletto segretario generale con il 92,7% dei voti dopo
aver fatto un discorso programmatico pieno di citazioni di Claudio
Sabattini – «autonomia e indipendenza per un soggetto di trasformazione
sociale oltre i luoghi di lavoro» – e di centralità della questione
giovanile.
Lo fa riprendendosi la scena e rimettendo ilo lavoro al
centro dopo una mattinata in cui i bagliori della divisione erano
ricomparsi per la possibilità che Susanna Camusso restasse in segreteria
confederale e un pomeriggio in cui un innocuo ordine del giorno che
condannava il golpe in Venezuela era usato strumentalmente dai grandi
media per dire «la Cgil sta con Maduro».
EMOZIONATO COME MAI, ha
preso la parola per spiegare la sua Cgil. «Quando Susanna Camusso mi ha
proposto ho sperato con tutto il cuore che quella indicazione fosse
condivisa da tutta l’organizzazione per riunificare tutto il mondo del
lavoro e per rafforzare tutta la Cgil. Il fatto che questa mia
dichiarazione programmatica sia unitaria mi emoziona e mi fa sentire
grande responsabilità. La soluzione unitaria e complessiva è importante
perché valorizza il nostro pluralismo, la nostra democrazia e i 5
milioni di persone che pagano ogni mese la nostra tessera». «Tutti
insieme abbiamo dimostrato intelligenza: la Cgil è una o non è, è
plurale o non è, è democratica e partecipe o non è la Cgil».
Come
primo problema da affrontare Landini ha citato «la rappresentanza dei
giovani», visto che «ci sono più giovani costretti a lasciare l’Italia
che migranti che arrivano» e per i quali «dobbiamo saperci innovare e
aprirci» partendo dalla «Carta dei diritti che riconosce diritti a tutti
a prescindere dal contratto che si ha».
CHI SI ASPETTAVA AFFINITÀ
con il governo e i 5S è subito rimasto deluso: «Andremo in piazza il 9
febbraio e la riempiremo, il governo del cambiamento non sta cambiando
un bel niente. Non sta intervenendo sulle cause della situazione
economica e la manovra è miope e recessiva, non certo la bussola del
cambiamento delle politiche economiche e sociali, non si cambia il Paese
contro e senza il contributo del mondo del lavoro» e serve «una legge
sulla rappresentanza per dare ai lavoratori la libertà di scegliere il
sindacato che meglio li rappresenti senza dover sottostare ai ricatti».
Negativo
il giudizio sul reddito di cittadinanza: «Il problema è la confusione
che sta facendo questo governo che comunque non ha mai ripristinato
l’articolo 18 come annunciato. La povertà c’è ma non si può pensare di
affrontarla mescolandola con le politiche del lavoro. Fai solo una
grande confusione e non affronti né l’una né l’altro».
SULLA TAV
(Landini ha appoggiato la lotta No tav negli anni scorsi) la risposta è
articolata: «La scelta di andare verso un blocco generalizzato di tutti i
cantieri non è intelligente, c’è un problema di piano straordinario
delle infrastrutture, materiali ma anche sociali, non solo di grandi
opere. Di sicuro serve potenziare le ferrovie anche da altre parti, come
la linea adriatica: serve un piano straordinario di investimenti e per
il Mezzogiorno».
Ma la chiusura dell’intervento è ancora sull’unità
interna. Proponendo come vice Gianna Fracassi e Vincenzo Colla («abbiamo
fatto la scelta giusta per l’unità della Cgil, Landini è leale, sarà il
mio segretario», ha commentato l’ex avversario) dice tra gli applausi:
«Se qualcuno qua dentro si sente landiniano, colliano o camussiano
sappia che sono sintomi di una malattia da curare subito». E rilancia
anche l’unità con Cisl e Uil.
ALLA FINE ARRIVA una dichiarazione
d’amore per il sindacato: «La collegialità fatta di uomini e donne deve
dare sempre importanza alla rappresentanza di genere. So di poter
contare su una bella organizzazione di donne e uomini libere. Posso
garantirvi che la Cgil mi ha fatto innamorare così come le persone che
per vivere hanno bisogno di lavorare. Questa causa val bene un impegno,
val bene una vita», chiude per il «tutti in piedi» di rito.
La prima
uscita pubblica sarà al Cara di Bari a sottolineare la centralità della
questione migranti. E al nuovo segretario della Cgil arrivano anche le
congratulazioni del Pd.