sabato 19 gennaio 2019

La Stampa 19.1.19
Il mondo dei cattolici si mobilita
“Contro la paura e il sovranismo”
di Andrea Carugati


«Il movimento cattolico in questo momento di deficit di pensiero forte deve smettere di stare alla finestra e sporcarsi le mani», l’appello del l’economista bolognese Stefano Zamagni, vecchio amico di Romano Prodi e ora tra i fondatori dell’associazione «Insieme», che nasce per dare voce a un popolo - quello delle parrocchie - stanco di subire in silenzio la svolta sovranista.
Oggi a Milano, in una sede Cisl, l’evento di battesimo dell’associazione, che ha già un pronto un documento programmatico di 30 pagine su «Welfare, sviluppo, scuola e università». E ovviamente immigrazione, tema assai caro ai cristiani. Ci saranno Leonardo Becchetti, economista cattolico a Tor Vergata, l’ex deputato popolare Domenico Galbiati e il vescovo emerito di Prato Gastone Simoni, uno dei più attivi nel sostenere questo processo, quasi con «urgenza», ribadendo però che si tratta di «iniziative di laici e non di un partito dei vescovi». E tuttavia la rete dei prelati che guarda con favore a questo rinnovato protagonismo è molto estesa, e parte dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti che, celebrando ieri a Roma il centenario dell’appello «ai liberi e forti» di don Luigi Sturzo, ha ribadito che quelle parole «risuonano oggi nell’animo di quanti hanno a cuore la sorte di un Paese lacerato e diviso». E ha invitato a «imitare l’esempio dei padri», di quel don Luigi che - fondando il Partito popolare - «seppe scegliere il suo amato paese che vedeva preda delle fazioni più estreme». «È il momento di dare vita a un movimento dei cattolici, contro la paura», ha spronato alcuni giorni fa don Giovanni Nicolini, il “prete dei poveri” di Bologna, allievo di don Dossetti e molto vicino all’arcivescovo Matteo Zuppi. «Credo che ci siano le capacità per un progetto politico come cento anni fa», gli ha fatto eco il vescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, molto vicino alla sensibilità sociale di Papa Bergoglio.
“Insieme” sarà una associazione dichiaratamente anti-sovranista, che intende «rispondere con proposte concrete ma soprattutto con una nuova visione» all’offensiva gialloverde. Una sorta di nuova opposizione. «Stiamo lavorando su una proposta di “lavoro di cittadinanza”, al posto del reddito», spiega Zamagni. «Ci sono migliaia di persone che non aspettano altro, l’italiano medio non ne può più di questo clima politico». E ancora: «Nel 1919 Sturzo venne osteggiato, due anni dopò arrivò il fascismo. Lui aveva capito che aria tirava, ora a noi tocca batterci contro una deriva che può portare di nuovo all’Uomo forte».
Zamagni vede un deserto nell’attuale offerta politica: «Il Pd non ha un’idea di Paese, si sta sciogliendo in modo indecoroso, Renzi ha fatto il tragico errore di colpire i corpi intermedi. Leu non ha neppure la voce per parlare...». Sarà una associazione che si richiama al primo Ulivo? «Il riferimento è all’appello di Sturzo», taglia corto l’economista. «Prodi? Può darsi che voglia aderire all’associazione e ne saremmo lieti, ma non sarà in prima linea in un nuovo progetto politico». Già, perché tra gli «amici» (così si chiamavano tra loro nella Dc) che stanno aderendo in tutta Italia c’è molta fretta di partire con una vera e propria forza politica. «Non è escluso che ci possano essere liste già alle amministrative di maggio, non per le europee», spiega Giancarlo Infante, ex giornalista Rai, tra i fondatori dell'associazione. «L’obiettivo è dar vita a un coordinamento in ogni regione». Di certo nascerà un giornale online: «Politica Insieme».
Accanto al braccio più politico, si muovono altri due filoni: l’attivismo delle 60 scuole di formazione diocesane in tutta Italia dove si elaboreranno proposte concrete per fare da contraltare alle politiche del governo; e il braccio intellettuale che conta, oltre a Zamagni e Becchetti, anche il demografo Alessandro Rosina, il leader della Fim Marco Bentivogli e il sociologo della Cattolica Mauro Magatti (firmatari di un appello per un «Forum civico post sovranista»). «Ci sono molti amici delusi dal Pd che ci stanno contattando», spiega Infante. Che assicura: «Non sarà un raduno di reduci della Dc, in prima fila ci saranno facce nuove».