Il Fatto 19.1.19
De Benedetti e il mega-yacht. La Finanza: “Non l’ha dichiarato”
“Omissione fiscale da 120 milioni”. Ne rischia 36 di multa. La difesa: “Mai evaso proprietà estere”
di Andrea Giambartolomei
Ore
6.30 del 13 novembre 2011. Al porto di Gibilterra la Codecasa Tre,
azienda di costruzioni navali di Viareggio, consegna all’Unicredit
Leasing lo yacht “MY Aldabra”, con bandiera delle isole Cayman e un
valore di 19.995.000 euro oltre Iva. Un minuto dopo il passaggio dal
costruttore alla società della banca, quest’ultima lo consegna alla
società semplice Aldabra con cui il 29 settembre 2011 aveva sottoscritto
un contratto di leasing. La sua sede è in via Valeggio 41 a Torino,
dove c’è lo studio del commercialista Massimo Segre che ne detiene l’1%.
La restante parte, il 99%, appartiene a Carlo De Benedetti. Sono loro i
soci di questa società su cui la Guardia di finanza di Torino ha
condotto delle verifiche per poi contestare una “omessa dichiarazione di
investimenti patrimoniali detenuti in Stati o territori a fiscalità
privilegiata”, avvenuta tra il 2011 e il 2017, per un totale di
119.970.000 euro (20 milioni – il valore dello yacht – per 6 anni).
Gli accertamenti della Gdf e quei 51 metri
Le
verifiche sono cominciate nel 2016 e sono terminate nel settembre
scorso. La società rischia una sanzione amministrativa che può andare da
un minimo del 6% a un massimo del 30%, cioè tra i sette e i 36 milioni
di euro. De Benedetti in serata ha spiegato tramite un suo portavoce:
“Esprimiamo profonda sorpresa per la notizia”.
È possibile in
realtà che il processo verbale di constatazione della Guardia di finanza
non abbia ancora portato all’apertura di un contenzioso davanti
all’Agenzia delle Entrate. Il Fatto Quotidiano ha contattato lo studio
Segre per altre informazioni senza riuscire a parlare con il
commercialista che rappresenta la società.
Secondo i finanzieri
sarebbe proprio l’ingegnere De Benedetti l’unico utilizzatore di questa
imbarcazione di 51 metri, un “gioiello del mare” – spiegava l’azienda
costruttrice in un comunicato stampa del settembre 2011 – che può
ospitare fino a 14 ospiti senza contare gli otto membri dell’equipaggio.
Un’imbarcazione di gran lusso con “raffinati arredamenti interni”
realizzati con “finitura satinata”, legni di palissandro e rovere.
All’aperto, sulla “sun deck”, c’è una jacuzzi all’aperto.
La
particolarità, però, è la “zona da pranzo, insolitamente situata sul
ponte timoneria, che attraverso l’ampia vetrata scorrevole, offre una
spettacolare vista sul mare”. Il MY Aldabra (dove MY sta per “motor
yacht) può contare su “modernissime apparecchiature di navigazione” e
motori potenti che permettono di navigare in acque oceaniche. De
Benedetti l’avrebbe utilizzata soltanto fuori dalle acque territoriali
dell’Unione europea. Il suo capitano l’ha condotta tra Myanmar,
Indonesia, Madagascar, Mozambico e altre zone vicine all’Oceano Indiano.
Pagamenti e l’uso fino al maggio 2017
A
occuparsi del “management” dello yacht, cioè delle spese per
rifornimenti e manutenzione, delle paghe dell’equipaggio e del capitano
(dotato di una carta di credito per le spese correnti), è una società di
Monaco con cui la Aldabra ha sottoscritto un contratto il 1° settembre
2011, cioè prima di prendere possesso dell’imbarcazione da Unicredit
Leasing.
L’azienda di Monaco aveva le deleghe di operare con i due
conti correnti aperti in Italia dalla società torinese. Quei conti
sarebbero stati alimentati da Carlo De Benedetti, che ha avuto a
disposizione lo yacht fino al 31 maggio 2017, quando è stato ceduto a
una società delle Isole Vergini Britanniche per 13,5 milioni di euro.
“Era un investimento, andava denunciato”
Secondo
la Guardia di finanza, la Aldabra – società semplice – avrebbe dovuto
dichiarare tra i redditi il valore di mercato della nave come se fosse
un investimento patrimoniale “in Stati o territori a fiscalità
privilegiata”. Doveva rientrare nella “quadro RW” in cui devono essere
inclusi, ad esempio, gli immobili, opere d’arte e anche le imbarcazioni
detenuti all’estero e questo vale anche per i contratti di leasing di
beni che stanno fuori dall’Italia.
“Premesso che da un punto di
vista formale non sono stati rispettati i dovuti obblighi di
riservatezza – fa sapere il portavoce -, l’ingegner De Benedetti non ha
mai evaso, o omesso di dichiarare, alcuna proprietà estera, in
particolare per quanto riguarda l’imbarcazione MY Aldabra, che era di
proprietà di UniCredit Leasing SpA in Italia”. Questa sarebbe
“un’informazione data al pubblico e basata sul nulla, gravemente
lesiva”, ragione per la quale “l’Ingegnere avvierà pertanto azioni a
tutela della sua reputazione e in tal senso ha già dato mandato al
professor Franco Coppi di procedere giudizialmente”.