La Stampa 18.1.19
Nasce la Grande coalizione svedese
“Alleanza per fermare i populisti”
Dopo 130 giorni di negoziati il socialdemocratico Löfven confermato premier: qui non vogliamo razzisti
di Monica Perosino
Quattro
mesi fa, quando l’esito delle elezioni aveva spinto la Svezia nello
smarrimento politico, con nessuna delle forze in grado di formare una
maggioranza, in pochi avrebbero scommesso sulla promessa che, mai, per
nessuna ragione, sarebbe nata un’alleanza di governo con i Democratici
svedesi, il partito sovranista di ultra-destra anti migranti.
Il 9
settembre il blocco di centrosinistra aveva conquistato 144 seggi
(Socialdemocratici, Verdi, Sinistra), il centro 143 (Moderati, Liberali,
Centro, Democristiani), 62 i Democratici svedesi. Eppure, nonostante
l’allettante bottino e 130 giorni di trattative, che solo nelle ultime
ore hanno scongiurato il rischio di elezioni anticipate, con i
Democratici svedesi completamente isolati.
L’ex sindacalista
Stefan Löfven è riuscito nella grande impresa solo nelle ultime ore,
convincendo prima gli storici alleati Verdi, e poi il Partito di Centro e
i Liberali riunendoli in un’alleanza che, in Svezia, non si era mai
vista. Soprattutto è riuscito a portare dalla sua - o almeno a evitare
di avercelo contro - il leader degli ex comunisti (Vänsterpartiet) Jonas
Sjöstedt: «L’ho fatto per fermare i sovranisti, per questo combatterò
dalle file dell’opposizione qualsiasi misura che porti la Svezia a
destra», ha spiegato ai suoi elettori.
Una batosta per l’aspirante
premier Ulf Kristersson, leader dei Moderati battuto ancora una volta
da «Stefan il rosso» che non solo gli ha portato via il posto sfiorato
da primo ministro, ma anche i suoi alleati storici, Annie Lööf (Centro) e
Jan Björklund (Liberali) che l’hanno mollato per sostenere il governo
di Löfven.
La Svezia, con questa alleanza a guida
socialdemocratica, un po’ più a destra scivolerà: Löfven governerà sulla
base di un documento di 16 pagine, e 73 punti stilati dalle quattro
parti. Una sorta di miscellanea confusa che tenta di tenere insieme idee
socialiste, ambientaliste e conservatrici e in cui sembra esservi un
punto di incontro solo nel piano di tagli alle tasse, maggior attenzione
ai cambiamenti climatici, una migliore assistenza sociale e un
approccio «più pragmatico» all’«integrazione dei migranti».
Una
cosa è certa: la strada scelta per mettere in un angolo i Democratici
svedesi non piace a molti. Il leader moderato Ulf Kristersson l’ha
definita «un’assurda formazione governativa», mentre Ebba Busch-Thor dei
Democratici cristiani ha detto che l’accordo è «un’alleanza diabolica».
Anche Annie Lööf, leader del Partito di Centro, è stata costretta al
compromesso, per lei storico, dopo che aveva giurato che «piuttosto di
stare al governo con Löfven mi mangio una scarpa». Neanche agli svedesi
la soluzione a quattro piace granché: secondo gli ultimi sondaggi solo
l’11% l’ha accolta come molto buona, la maggioranza (70%) se la prende
perché la vede come un’alleanza pessima. Divisi su tutto, uniti solo
sulla «necessità di fermare un partito populista, sovranista e razzista»
ha ribadito Löfven, forte anche di un balzo in avanti dei
socialdemocratici che in poche settimane hanno raccolto un +3,5% dei
consensi.
Da lunedì, quando la Svezia avrà di nuovo un governo, si
vedrà se le coalizioni costruite sui numeri e non sulla politica
possono guidare un Paese.