venerdì 18 gennaio 2019

La Stampa 18.1.19
Il racket dei funerali
Anche infermieri tra i 27 arrestati
di Franco Giubilei


Le camere ardenti dei principali ospedali bolognesi, il Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola Malpighi, erano cosa loro: due gruppi di agenzie si sono spartiti per anni il business dei servizi funebri, corrompendo gli infermieri perché portassero da loro i familiari dei defunti a prezzi variabili fra i 200 e i 350 euro per ogni funerale andato in porto. I carabinieri di Bologna hanno messo fine a questo mercato delle salme, un vero e proprio cartello organizzato in modo che i protagonisti non si pestassero i piedi negli affari, con un’operazione dai numeri imponenti: 27 persone agli arresti (9 in carcere e 18 ai domiciliari) fra dirigenti e personale delle pompe funebri e addetti dell’Asl, 3 divieti di esercizio d’impresa, 43 perquisizioni e il sequestro di beni per 13 milioni di euro.
L’inchiesta, coordinata dalla procura, ha smantellato un’associazione a delinquere finalizzata a corruzione e riciclaggio. Ai vertici delle due organizzazioni, secondo le accuse, due società e i rispettivi titolari, la Rip Service Srl di Giancarlo Armaroli e la Cif Srl di Massimo Benetti, entrambi arrestati. Per loro agivano amministratori e personale di varie agenzie di pompe funebri (sei le società messe sotto sequestro, ndr) che si aggiravano nelle camere mortuarie nonostante il divieto, pronti a materializzarsi quando alcuni dipendenti Asl segnalavano e indirizzavano loro i parenti delle persone decedute. Sette gli arresti fra questi ultimi, più altri denunciati, tutta gente per cui le aziende sanitarie hanno avviato la procedura di sospensione. Dalle intercettazioni emergono anche frasi odiose pronunciate dagli indagati: «Se dopo vent’anni che lavori nella sala mortuaria hai ancora da pagare il mutuo, vuol dire che non hai capito niente», dice un infermiere.
Le intercettazioni
Neanche i morti sono stati risparmiati: «Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano a un morto», racconta un intercettato, che si sente rispondere «Il morto, aspettando la barella, ha avuto fame». Davide Bultrini, un altro infermiere arrestato, descrive il quadro così: «Qui in questo ambiente non sei pulito tu, non sono pulito io, non è pulito nessuno, E quelli che fanno più casino sono i più sporchi». E poi naturalmente ci sono i soldi che facevano muovere tutto: sistematiche operazioni di riciclaggio con cui il denaro in nero, ottenuto con la mancata fatturazione di parte dei servizi funebri, veniva gestito in contabilità parallele per poi essere destinato anche alla corruzione del personale Asl. Centinaia di migliaia di euro provenienti da una cassa occulta e transitati su un conto corrente ad hoc.