La Stampa 13.1.19
Nuovo anno, solita vergogna
. Il razzismo riparte dall’Olimpico
di Matteo De Santis
Al
27’ del primo tempo di un Lazio-Novara già morto e sepolto nel
risultato, in un Olimpico tutt’altro che pieno, si riascoltano tristi e
vecchi cori della vergogna. «Giallorosso ebreo» e «questa Roma qua
sembra l’Africa», intona per quasi un minuto una sparutissima, ma
vociante, minoranza della curva Nord laziale. Il solito piccolo gruppo
di pseudo-tifosi che purtroppo fa più rumore della stragrande
maggioranza, sana e appassionata, della tifoseria biancoceleste. Forse
il solito manipolo di cui fa parte anche qualche membro dei trecento del
branco che, soli tre giorni prima, aveva trasformato le celebrazioni
per i 119 anni del club, effettuate invece in maniera assolutamente
pacifica da più di altre duemila persone, in una guerriglia urbana.
Anticipato dagli immancabili inni contro le forze dell’ordine, il nuovo
giro di (vecchi) cori antisemiti e di stampo razzista rappresenta la
squallida risposta agli ignobili manifesti «Lazio, Napoli, Israele.
Stessi colori, stesse bandiere. M...», comparsi sempre nella notte tra
martedì e mercoledì, firmati da un sedicente e forse persino fantomatico
gruppo di ultras romanisti («Balduina Roma»).
Poker della Lazio al
Novara
Nuovo giro sulla giostra della vergogna da stadio: pochi
pseudo-tifosi urlano e qualcun altro, non ascoltando ululati o non
afferrando bene le parole, neanche ci fa caso. La Digos presente
all’Olimpico, invece, se ne accorge: scatta subito l’indagine per
risalire ai responsabili, anche con l’aiuto delle telecamere a circuito
chiuso. I cori non passano inosservati neanche agli ispettori della
Procura Federale della Figc a bordo campo: segnalazione inoltrata al
giudice sportivo, chiamato a giudicare nei prossimi giorni in base al
principio di «percettibilità» riscontrato dagli 007 federali. «Faccio
parte di quel 98% di spettatori che non ha sentito i cori - la presa di
posizione di Arturo Diaconale, portavoce della Lazio - ma non metto in
discussione né la buona fede né l’udito di chi li ha ascoltati. Se ci
sono stati, la Lazio condanna fermamente qualsiasi forma di razzismo e
antisemitismo, ma chiede anche che siano valutate le dimensioni del
fenomeno. Credo che ci sia una forma di psicosi che gonfia episodi e
questioni marginali o minoritarie, apparentemente inesistenti, in
questioni gigantesche che possono danneggiare l’immagine della nostra
società. Invito a dare la giusta considerazione a episodi che in casi
normali sarebbero marginali, se non addirittura ignorati. Anche per non
permettere a qualche gruppo che voglia catturare l’attenzione di
approfittare dell’eventuale esposizione mediatica». Che per colpa dei
soliti pochi, ancora un’altra volta, spetterà all’inciviltà che usa il
calcio come paravento. Non a belle pagine dentro, leggasi la passeggiata
biancoceleste, e fuori dal campo, come la suggestiva celebrazione di
Lazio e Novara unite nel ricordo delle bandiere bipartisan Silvio Piola e
Felice Pulici.