Corriere 13.1.19
Folco Portinari, poeta senza etichette
Tra Ungaretti, la critica e Slow Food
Accademico curioso e appassionato gourmet, nell’87 firmò con Carlin Petrini il Manifesto del cibo lento
di Paolo Di Stefano
«Sono
un letterato, e mi piacciono le parole. Quelle dei poeti, è ovvio, ed è
altrettanto ovvio che faccia i conti con Orazio e con i suoi vini…».
Così Folco Portinari metteva insieme le sue due passioni, solo
apparentemente lontanissime: la letteratura e l’enogastronomia. E così
si spiega perché non si sa, quando si pensa a Portinari, se dare più
peso all’autore, con Carlin Petrini, del Manifesto di Slow Food (era il
1987) o allo studioso o piuttosto alla voce del poeta che scriveva versi
ironici fino al paradosso, ma carichi di umori morali e civili.
Nato
a Cambiano, in provincia di Torino, il 25 gennaio 1926, da un padre,
pavese dell’Oltrepò, che esercitava la professione di enologo, Portinari
è morto ieri a Milano dopo aver vissuto una vita non classificabile
entro un’etichetta definitiva. Durante gli studi universitari (si laureò
con Giovanni Getto con tesi su Giuseppe Ungaretti), fu giocatore di
calcio nelle giovanili del Torino tirando calci al pallone con Valentino
Mazzola. Insegnò in un liceo di Vercelli quando già portava, come amava
dire, «baffi di ascendenza georgiana» che non avrebbe mai abbandonato.
Nel ’54 fece un concorso e fu assunto in Rai. Ben prestò si trasferì
nella sede torinese, dove sarebbe diventato pima responsabile della
cultura e in seguito vicedirettore. Diviso tra il giornalismo e gli
studi accademici (occuperà la cattedra di Letteratura moderna e
contemporanea all’Università di Torino dal ’68 al ’76); militante nelle
riviste letterarie più importanti, da «Paragone» al «Verri», fondatore
lui stesso di riviste con amici poeti e critici come Luciano Erba,
Giorgio Luti, Claudio Gorlier, Giorgio Bàrberi Squarotti, curò nel 1956
per Zanichelli, con il suo maestro Getto, un’antologia di poesia da
Giosue Carducci ai contemporanei per le scuole superiori. La sensibilità
nei confronti della letteratura in corso era favorita, in Portinari, da
un sodalizio determinante come fu quello con Luciano Anceschi, il quale
divenne nel tempo vero e proprio «fratello maggiore» suo come di tanti
letterati suoi coetanei.
Precoce autore di monografie su Umberto
Saba, Ungaretti, Ippolito Nievo, a Portinari si deve anche l’edizione
einaudiana de El nost Milan di Carlo Bertolazzi, piccolo capolavoro del
teatro dialettale, che negli anni Cinquanta fu portato sulla scena del
Piccolo Teatro da Giorgio Strehler con Tino Carraro. Se Portinari non
lascerà mai la critica militante (esercitata con intelligenza sulla
«Stampa», sul «Corriere della Sera», su «Panorama», sull’«Unità» e sul
«Diario»), è vero che la sua attenzione di studioso andrà rivolgendosi
sempre più verso la cultura sette e ottocentesca tra teatro, narrativa
(Alfieri, Manzoni), saggistica e librettistica. La musica è del resto
l’altra passione coltivata in famiglia accanto al gusto per la tavola,
al quale nel 1986 dedicherà un divertito «gastroromanzo» dal titolo Il
piacere della gola.
Proprio in quel giro d’anni sarebbe arrivato
il Manifesto del mangiare lento, sano e conviviale stilato con Petrini e
sottoscritto subito da star della cultura, della politica e dello
spettacolo come Valentino Parlato e Dario Fo, Gina Lagorio e Francesco
Guccini… Nel 2000, ricordando lo slancio in famiglia per il mangiare e
per il bere, Portinari ricordava: «Finché è vissuta mia madre, per il
mio compleanno si apriva una bottiglia di Falerno del Massico, oraziano
per eccellenza. Era un rito che tento ancora di mantenere. Era un
omaggio al figlio poeta, perché mia madre era romagnola e avrebbe
preferito un sangiovese…».
Il gourmet, l’intellettuale curioso e
divertito, il poeta che scriveva versi oraziani un giorno del 1998, al
Salone del gusto di Torino, comperò un pezzo di carne di canguro
sufficiente a sfamare la sua tribù di figlie, genero e nipoti. Chiese a
sua moglie di cucinarlo in civet, come il capriolo. Non fu troppo
stupito nel trovarlo «saporito, tenero e anche dietetico».