sabato 12 gennaio 2019

La Stampa 12.1.19
“Sostegno a chi accoglie, no ai porti chiusi”
Avramopoulos porta a Roma la sua agenda
Il Commissario europeo alla migrazione sarà nella capitale lunedì: incontri separati con Conte e Salvini
di Marco Bresolin


Un sostegno “pratico”, con l’invio di esperti, per accelerare l’analisi delle domande d’asilo subito dopo gli sbarchi. “Un aiuto concreto” per i “rimpatri veloci” di chi non ne ha diritto. E la mediazione politica con gli altri governi per facilitare la redistribuzione dei richiedenti asilo. Ma dall’altro lato la richiesta, netta, di “rispettare il diritto internazionale” e dunque di aprire i porti e far sbarcare sul territorio italiano i migranti salvati in mare. Ecco le proposte che il commissario Dimitris Avramopoulos porterà lunedì a Roma nei suoi due incontri (separati) con Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Salvini si dice certo “al cento per cento” di convincere Avramopoulos ad accettare i ricollocamenti. Ma dalla Commissione ricordano che la redistribuzione è possibile solo su base volontaria e che dunque quelli da convincere sono gli altri governi, non Bruxelles.
La trasferta del commissario greco assomiglia un po’ al proverbio di Maometto e della montagna. Con il ministro dell’Interno nei panni del profeta. Già perché a sette mesi dal suo insediamento, il capo del Viminale non è mai andato a Bruxelles in veste ufficiale. Sinora ha partecipato a un solo Consiglio Affari Interni nel mese di luglio, ma si trattava di una riunione informale che tra l’altro si è tenuta a Innsbruck. Un’assenza che non è passata inosservata negli ambienti diplomatici bruxellesi. Sarà dunque Avramopoulos ad andare in Italia. Avrebbe voluto partire già ieri, ma Jean-Claude Juncker lo ha invitato a rimandare. Ieri il collegio dei commissari era infatti a Bucarest per l’avvio del semestre di presidenza rumena e il presidente della Commissione ha chiesto al greco di non rinunciare al confronto con il governo guidato da Viorica Dăncilă. Juncker non sembra troppo ottimista sulla possibilità di trovare una via d’uscita per evitare altri casi come quelli della Sea Watch3 e della Sea Eye. Conosce troppo bene le posizioni dei governi europei per farsi facili illusioni. Ieri, durante una conferenza stampa a Bucarest, ha evitato di rispondere alla domanda sulla possibile “soluzione-ponte” e si è invece lasciato andare a un amaro sfogo: “Se gli Stati Ue avessero adottato tutte le proposte della Commissione sull’immigrazione, non saremmo nella situazione in cui ci troviamo ogni mese, ogni settimana, quasi ogni giorno”. Una gabbia senza via d’uscita.
Della questione si è parlato anche nella riunione allargata della Commissione con il governo e con il presidente romeno. Ma anche quest’ultimo, Klaus Iohannis, è parso estremamente scettico. “Una soluzione temporanea? - spiega al termine del vertice - Non è quello che i cittadini si aspettano. Gli europei vogliono soluzioni durevoli”. Il problema è che nessuno sa né come né quando verrà approvata la riforma di Dublino. “Non è facile, su questo gli Stati hanno una visione completamente diversa” ammette Teodor Meleșcanu, ministro degli Esteri di Bucarest. Per questo Avramopoulos insiste nel proporre un piano da applicare nel frattempo. Per metterlo in pratica, però, bisogna superare diversi ostacoli. Innanzitutto serve che i Paesi del Mediterraneo consentano l’attracco delle navi nei loro porti. Per farlo, questi chiedono che altri Stati accettino di partecipare alla redistribuzione. Basterebbe un gruppo di volenterosi. Ma bisognerebbe andare oltre gli otto governi che hanno fatto la loro parte nei giorni scorsi e che hanno così consentito di sbloccare la situazione a Malta. Per far funzionare il meccanismo, ha ricordato ieri una portavoce della Commissione, “è necessaria la partecipazione di una massa critica di Stati membri, ma un numero sufficiente ancora non c’è”.