venerdì 11 gennaio 2019

La Stampa 11.1.19
Trump al confine per sbloccare il muro
Ma i texani lo gelano: “Ci danneggia”
Russiagate, mossa dei democratici contro il presidente: l’ex legale Cohen testimonierà davanti al Congresso
di Francesco Semprini


Donald Trump sbarca al confine tra Stati Uniti e Messico per rilanciare la sua crociata contro l’immigrazione illegale e lo fa nel ventesimo giorno di paralisi del governo federale ostaggio del braccio di ferro sul muro di frontiera. Ma è da Washington che arrivano cattive notizie: l’ex avvocato del presidente, Michael Cohen, è pronto a testimoniare davanti al Congresso per chiarire alcuni punti, come il pagamento di ingenti somme ad alcune presunte amanti di Trump in cambio del silenzio. Appuntamento il 7 febbraio È la prima importante mossa dei democratici, dopo aver conquistato il controllo della Camera, nei confronti del tycoon, dopo la proposta di legge per la pubblicazione obbligatoria delle dichiarazioni fiscali da parte di presidenti e vicepresidenti.
Il viaggio al confine
Il presidente giunge in tarda mattinata a McAllen, la zona del Texas interessata dall’ondata di bambini migranti non accompagnati, portando con sé il terzo fallimento consecutivo nel negoziato con i leader democratici del Congresso per uscire dalla crisi dello «shutdown». Paralisi che costa 1,2 miliardi di dollari alla settimana e sabato passerà alla storia come la più lunga della storia americana. E ciò nonostante l’inquilino della Casa Bianca fa ricorso i toni trionfalistici: «Stiamo vincendo alla grande questa battaglia». La sortita nel «ground zero» della crisi assume in realtà i connotati di un ultimatum da parte di Trump, che fa presagire tempi lunghi prima di giungere a una soluzione. «Non sono ancora pronto a dichiarare l’emergenza nazionale, ma lo farò se continua lo shutdown», avverte il presidente spiegando che tale opzione gli consentirebbe di avere a disposizione «un ammontare enorme di fondi» per realizzare il muro al confine e, soprattutto, senza passare per il Congresso. L’emergenza nazionale darebbe ai democratici l’opportunità di dimostrare di non aver ceduto, rimandando la decisione finale agli elettori nelle presidenziali del prossimo anno. Il presidente ha intanto cancellato la sua partecipazione al World Economic Forum di Davos, dando la colpa alla «intransigenza» dell’opposizione che sta causando lo shutdown. «È più facile trattare con Pechino che con i democratici», chiosa il presidente facendo riferimento all’incontro di mercoledì alla Casa Bianca con la speaker Nancy Pelosi e il leader democratico al Senato Chuck Schumer, durato appena venti minuti. E definito «una perdita di tempo» dallo stesso presidente, il quale definisce menzogne le notizie diffuse dai media su un suo comportamento quasi isterico durante il colloquio. Ostenta calma e determinazione quindi Trump, e anche una vena ironica e provocatoria quando si rivolge a Obama postando un video in cui il predecessore parla di «crisi umanitaria» al confine tra Usa e Messico, «che mostra la necessità» di correggere il sistema dell’immigrazione una volta per tutte». «Presidente Obama, - scrive - grazie per il suo grande sostegno. Io lo dico da tempo».
Il presidente rischia però di trovare un «muro» di opposizione proprio laddove vuole costruire la sua di barriera (in acciaio), in particolare da parte di proprietari terrieri e imprenditori texani, perché si vedrebbero costretti a vendere i loro terreni penalizzando le economie locali. Per molti di loro il giusto compromesso sarebbe una barriera tecnologica e più agenti per i controlli.