venerdì 11 gennaio 2019

Il Fatto 11.1.19
Corbyn pensa alle elezioni, May a chiedere più tempo all’Ue
di Sabrina Provenzani


Fotografia di Brexit a 4 giorni dal voto parlamentare sull’accordo raggiunto fra la premier May e l’Unione europea, fissato al 15 gennaio. Per salvare il suo deal, che secondo la Bbc verrebbe travolto da 433 No contro 205 Sì, May ieri ha aperto al dialogo sia con la dirigenza laburista sia con i vertici dei principali sindacati, cui ha prospettato concessioni sui diritti dei lavoratori e garanzie sulla protezione dell’ambiente in cambio dell’appoggio al suo piano.
L’impressione è che sia too little too late, troppo poco e troppo tardi. Sempre ieri il laburista Jeremy Corbyn ha ribadito la linea politica degli ultimi mesi: bocciare l’accordo e, invece che al secondo referendum richiesto dalla maggioranza degli iscritti laburisti, puntare alla caduta del governo e a nuove elezioni. In caso di vittoria, avviare una rapida rinegoziazione con l’Ue. La situazione è molto fluida, ma la caduta del governo richiede la collaborazione degli unionisti nord-irlandesi la cui leader Arlene Foster, malgrado le ultime concessioni da parte di May, ha dichiarato che il suo piano “è già morto” ma che la sosterrà in una mozione di sfiducia. In caso di bocciatura del suo piano May dovrà, entro 3 giorni lavorativi, presentare un piano B, probabilmente nella direzione di una Brexit molto soft. Per evitare la temuta uscita senza accordo sembra inevitabile chiedere più tempo all’Ue, che potrebbe concederlo solo in presenza di una roadmap.