La Stampa 10.1.19
Record di incassi per il film di Stato che esalta la storia sovietica
di Giuseppe Agliastro
Battaglie,
carri armati, scontri all’ultimo sangue e, naturalmente, valorosi
soldati sovietici che combattono e sconfiggono le truppe naziste. In
Russia anche il film di Natale è a sfondo patriottico e propagandistico.
Il nuovo blockbuster si intitola T-34, è sponsorizzato dal ministero
della Cultura di Mosca, e ai botteghini sta registrando un successo
senza precedenti. È uscito nei cinema russi il primo gennaio e finora lo
hanno guardato almeno 4 milioni di persone. Solo nel primo weekend, ha
incassato 713 milioni di rubli, circa 9,25 milioni di euro. Il miglior
risultato di sempre per un film russo. I costi - stimati in 7,8 milioni
di euro - sono quindi già stati coperti, complice la martellante
pubblicità del film che va avanti da mesi sulla tv di Stato.
La propaganda di Putin
T-34,
del regista Aleksey Sidorov, racconta l’eroica storia di un pugno di
carristi sovietici che fuggono da un campo di prigionia nazista con il
carro armato T-34 che gli è stato ordinato di riparare. I soldati
cercheranno di raggiungere la frontiera cecoslovacca e il lieto fine
seguendo le direttive dell’eroico protagonista, il tenente Nikolaj
Ivushkin. Per il ministero della Cultura, Vladimir Medinsky, questa fuga
rappresenta «un tentativo di proteggere la propria vita, il proprio
amore e la devozione verso la madre patria». Il produttore è Len
Blavatnik, un miliardario di origine ucraina considerato vicino al
Cremlino. T-34 è insomma un film di Stato a tutti gli effetti.
L’ennesimo in Russia, dove la vittoria sovietica nel secondo conflitto
mondiale resta uno dei principali pilastri della propaganda putiniana.
Circa 26 milioni di cittadini sovietici perdettero la vita in quella
guerra, una tragedia sempre ben scolpita nella memoria collettiva dei
russi. Ma spesso sfruttata per diffondere il militarismo e una lettura
idealizzata della storia nazionale in cui si esaltano i successi di
Russia e Urss e si chiude invece un occhio sulle pagine nere del
passato, come le repressioni staliniane. Anche il cinema è un efficace
strumento di propaganda nella Russia di Putin. Basti pensare a ‘Krym’,
che esalta l’annessione della Crimea, o a ‘Movimento in alto’, che
racconta il trionfo della squadra sovietica di basket alle Olimpiadi del
1972, naturalmente a spese degli americani. E’ stata invece vietata la
proiezione di ‘Morto Stalin se ne fa un altro’, una divertente parodia
della lotta per il potere seguita alla morte di Stalin. Per il ministro
della Cultura è «una derisione offensiva di tutto il passato sovietico” e
“del paese che sconfisse il nazismo».