Il Fatto 10.1.19
Polonia, il leghista torna a mani vuote
Sovranismi - Non c’è accordo col partito di Kaczynski: il fronte euroscettico è in alto mare
Polonia, il leghista torna a mani vuote
di Wanda Marra
“Nessun
accordo chiuso”: nello staff di Matteo Salvini, a sera, l’incontro tra
il ministro dell’Interno e il leader del Partito nazionalista “Diritto e
giustizia” (Pis), Jaroslaw Kaczynski, lo riassumono così. Tradotto: non
è stato raggiunto (né lo sarà in futuro) l’obiettivo di lavorare per un
gruppo unico al Parlamento europeo, dopo le elezioni di maggio, tra i
Conservatori e riformisti (l’Ecr, di cui il Pis è il maggior azionista,
insieme agli inglesi, che non ci saranno dopo le elezioni, causa Brexit)
e l’Europa delle Nazioni e delle Libertà (l’Enf, il gruppo in cui siede
la Lega).
Salvini dopo l’incontro con Kaczynski a Varsavia si
presenta da solo (con l’interprete) in conferenza stampa. D’altra parte i
polacchi già negli scorsi giorni gli avevano fatto arrivare la voce che
non avevano alcuna intenzione di sciogliere il proprio gruppo. L’Ecr è
una sigla storica e conta 74 eurodeputati e 18 rappresentanze nazionali.
È vero che non ci saranno i Tories. Ma l’Ecr ha già chiuso una serie di
accordi per rimpiazzarli: con i Democratici svedesi, che in patria a
settembre hanno preso il 17%; con gli spagnoli di Vox, molto in ascesa,
che li hanno preferiti al raggruppamento del Carroccio; con i francesi
di Debout la France; e con Fratelli d’Italia (i primi riferimenti
italiani per l’Ecr sono Raffaele Fitto, che è già vicepresidente del
Gruppo e Giorgia Meloni).
Il Pis non ha alcuna intenzione di
imbarcare Marine Le Pen. Né di sposare la politica filo Putin di
Salvini: pesano i precedenti storici, dalla sottoscrizione del Patto
Molotov-Ribbentrop del 1939, che sancì la spartizione della torta
polacca tra la Germania nazista e l’Unione sovietica, all’eccidio di
Katyn, quando i russi, su ordine di Stalin, massacrarono quasi 22mila
tra ufficiali polacchi prigionieri di guerra e civili. In realtà, è il
Carroccio che appare più in difficoltà: perché le delegazioni dell’Enf
sono al momento solo 7 (e non troppo corpose) e anche quelle con cui sta
interloquendo Lorenzo Fontana a Bruxelles sono partiti minori.
Dal
Viminale, però, guardano al bicchiere mezzo pieno. Kaczynski durante
l’incontro si è detto contento di aver conosciuto “un politico
pragmatico e simpatico”. E ha promesso un futuro incontro a Milano. “Non
c’è certezza che il destino sia comune. Però ci stiamo lavorando”, ha
ammesso Salvini in conferenza stampa. Ribadendo però la sua contrarietà
sulle sanzioni a Mosca. E ha anche lanciato l’idea di “un patto per
l’Europa in 10 punti”, visto che “non c’è un programma comune”. Anche il
“contratto” europeo, tutto da costruire. Il piano B di Salvini è tutto
da definire. Lui ha spinto su un punto: “sostituire l’asse
franco-tedesco con l’asse italo-polacco”. Sarebbe pronto ad entrare
nell’Ecr? Da parte del Pis, una disponibilità di massima c’è, ma per lui
vorrebbe dire rinunciare alla supremazia nel gruppo. Potrebbe rivelarsi
una scelta obbligata, se i destini dell’Enf non saranno gloriosi. Resta
il piano di fondo: “L’Europa sovranista” al governo, che potrebbe
attuarsi, dopo le elezioni, con la Lega da una parte, il Pis nell’Ecr e
Fidesz di Orban nel Ppe. Equilibri di potere da verificare: d’altra
parte sia sui migranti che sul dossier economico, Salvini non ha
ricevuto aiuti sostanziali dai potenziali alleati.