La Stampa 10.1.19
Toreri, flamenco e maschilismo
L’agenda di Vox per la destra spagnola
di Francesco Olivo
In
Andalusia si tutelano le donne, i gay e i migranti e si discriminano
toreri e flamenco. I nazionalisti spagnoli di Vox mettono nell’angolo la
destra tradizionale con un armamentario ideologico che sfocia nel
folklore, ma che punta a una cosa molto più concreta: il governo del
Paese. Le trattative per formare un esecutivo nella regione più popolosa
di Spagna sono state lunghe e hanno preso una piega minacciosa per il
Partito Popolare, abbandonato da Rajoy. Il via libera è arrivato ieri ,
con una stretta di mano tra Vox e i popolari, e con qualche cedimento
reciproco. Ma nei negoziati che hanno preceduto l’accordo, il movimento
ultra nazionalista ha messo per scritto le sue condizioni in un
documento a tratti provocatorio, che sembra un manifesto di questa nuova
destra che si autodefinisce «senza complessi». I punti in estrema
sintesi: centralizzazione delle competenze, contrasto al diritto
all’aborto, espulsione degli stranieri irregolari, recupero della
memoria della Reconquista. Temi, insomma, che vanno molto al di là dei,
pur vasti, confini andalusi. L’obiettivo di Vox d’altronde è esplicito:
partire da Siviglia per arrivare a Madrid, passando per tutte le regioni
di Spagna. I sondaggi dicono che l’operazione non è così peregrina:
secondo le ultime rilevazioni la somma dei voti di destra (includendo
anche i liberali di Ciudadanos) si avvicina molto al 50 per cento. Vox
sfonderebbe in territori chiave, come Madrid e Valencia, dicendo la sua
anche in Catalogna. Il tutto nel momento peggiore del Partito Popolare
che, per la prima volta, si vede insidiato a destra. L’altro grande
imbarazzo di queste ore è quello di Ciudadanos, il partito alleato di
Macron a Parigi rischia di imbarcarsi a Siviglia in un’avventura con i
seguaci di Marine Le Pen. Su questo punto si è concentrata la critica
del governo: «Ciudadanos ha consentito a Vox di essere un attore
protagonista. Una cessione ai nostalgici», dichiara Pedro Sánchez.
Il
terremoto di dicembre, alle elezioni Vox è passato dallo zero virgola
all’11%, ha lasciato il segno: il movimento guidato dall’ex popolare
Santiago Abascal è il grande tema di questi tempi. Non c’è bar di Spagna
dove Vox non sia oggetto di dibattito, più o meno quello che avvenne
con Podemos nel 2014, quando gli ex indignados di Pablo Iglesias
guidavano i sondaggi e soprattutto occupavano l’agenda mediatica. Ora
l’indignazione è di destra e connette la Spagna a un fenomeno, quella
della destra populista, che riguarda praticamente tutto l’occidente. I
nemici contro cui si scaglia Vox sono fondamentalmente tre:
l’immigrazione, l’indipendentismo catalano (e basco) e quella che hanno
ribattezzato «la dittatura del femminismo». Così, nel documento
presentato martedì scorso le misure principali sono: espulsione degli
stranieri irregolari, quantificati in 52.000 (invitando medici e
popolazione a segnalare alla polizia «i clandestini); difesa dei
cittadini andalusi in altre regioni (leggi la Catalogna) e deroga della
legge a tutela delle donne vittime di violenza maschile, una normativa
considerata punitiva per gli uomini. Siccome i simboli contano sempre di
più: l’agenda di Vox prevede anche la tutela della tauromachia
(assolutamente legale in Andalusia, ma insolentita dalle critiche
animaliste) e del flamenco (che, invero, non appare così trascurato
dalle istituzioni). Ma c’è un punto al quale Abascal tiene tantissimo
perché sintetizza perfettamente la propria visione del mondo: cambiare
il giorno della festa andalusa. Attualmente si celebra il 28 febbraio,
quando, nel 1980, la regione ottenne il suo statuto di autonomia, al
termine di anni di lotte nei palazzi e nelle piazze. Ma quella autonomia
oggi viene considerata pericolosa (l’occhio è sempre rivolto a
Barcellona) e soprattutto c’è un’altra data, molto più antica, con la
quale sostituirla: il 2 gennaio 1492, il giorno in cui i re cattolici
recuperarono Granada, ultimo baluardo arabo in Andalusia. La
Reconquista, insomma, praticamente il titolo della missione di Vox.