il manifesto 8.1.19
«A bordo condizioni disperate. Serve subito una soluzione»
Proposta
indecente. L’allarme dei medici che si trovano sulle navi con i
migranti. «Rischio gesti di autolesionismo». Malta blocca l’accordo Ue
di Carlo Lania
Mentre
Roma, La Valletta e Bruxelles giocano a rimpiattino aspettando di
vedere chi farà la prima mossa, 49 migranti a bordo di due navi
aspettano nel Mediterraneo che la politica finisca di fare i suoi giochi
permettendogli finalmente di toccare terra. In condizioni che, dopo 18
giorni passati in mezzo al mare, cominciano a diventare sempre più
pesanti. «Il livello di stress sta aumentando, questa situazione deve
finire il prima possibile se si vuole evitare una catastrofe», ha
lanciato l’allarme ieri Frank Doerner, medico della Sea Watch3 che ha a
bordo 32 uomini, donne e bambini. Mentre sulla Professor Albrecht Penck,
della ong Sea Eye, hanno iniziato a razionare l’acqua, sia quella
potabile che quella per i servizi, e il carburante sta cominciando a
finire. «Se continua così dovremo chiedere supporto a Malta», ha
spiegato il capomissione, Jan Ribecck.
C’è stato un momento, ieri
sera, in cui è sembrato che si fosse finalmente trovata una soluzione.
Da Bruxelles fonti diplomatiche fanno infatti sapere che al temine della
riunione tra gli ambasciatori sarebbe stato raggiunto un accordo per
dividersi i 49 migranti a bordo della due navi. A farsi avanti, al
termine di intenso lavoro di contatti con le varie cancellerie europee
svolto in questi giorni dal commissario Ue all’Immigrazione Dimitris
Avramopoulos, è un gruppo di una decina di Paesi in cui tra gli altri
sono presenti anche Francia, Italia, Portogallo, Romania, Germania,
Lussemburgo e Olanda, disponibili all’accoglienza non appena Malta darà
il via libera allo sbarco.
Nella trattativa, però, si sono
inserite le autorità della Valletta chiedendo di far rientrare nella
divisione anche i circa 300 migranti sbarcati sull’isola dal primo
gennaio. E tutto si ferma. Almeno fino a oggi quando la questione
dovrebbe essere affrontata nel corso del consiglio Affari generali.
Un
rinvio che potrebbe avere conseguenze drammatiche. A bordo delle due
navi, che entrambe in acque maltesi distanti 8,5 miglia una dall’altra,
la situazione fisica e soprattutto psicologica dei 49 migranti si fa
sempre più difficile. Sulla Sea Watch alcuni di loro hanno rifiutato
cibo e acqua, più cime un gesto di disperazione che di protesta. C’è chi
non dorme da giorni e chi non capisce perché, dopo essere riuscito
finalmente ad arrivare in Europa al termine di un viaggio durato anche
anni, adesso non può scendere a terra. «Queste persone sono davvero al
limite» spiega Dorner, il medico di bordo. «La situazione diventa ogni
giorno peggiore specie dal punto di vista psicologico». E le cose non
vanno certo meglio a bordo dell’altra nave, della ong tedesca Sea Eye,
dove ormai comincia a scarseggiare tutto; acqua, cibo e perfino il
carburante. Al contrario di SeaWatch3, che alcuni giorni fa è stata
rifornita di tutto da una nave partita da Malta, la Professor va ancora
avanti con le sue scorte., giunte però al limite. I 17 migranti che si
trovano a bordo, tra i quali una donna di 24 anni e tre ragazzi di 17,
dal 29 dicembre, giorno del salvataggio, si alternano nel dormire
sottocoperta e un in un container sul ponte. Anche qui, però, la cosa
più difficile è la tenuta psicologica del gruppo.
Oggi i
responsabili della Sea Watch terranno una conferenza stampa a Berlino
per fare il punto della situazione. Nel frattempo ieri la portavoce in
Italia, Giorgia Linardi, ha risposto alle accuse di palazzo Chigi e del
ministro dei Trasporti Toninelli a proposito di presunte irregolarità
nel salvataggio avvenuto al largo delle coste libiche. «Nessuno dei
rilievi che ci ha fatto il governo italiano rappresenta una violazione
del diritto internazionale», ha spiegato Linardi. «Il barcone su cui si
trovavano i migranti non era già affondato, e questo è un bene, ma non
presentava le condizioni di navigabilità che un natante deve avere come
specificato dal regolamento di Frontex».
Spiegazioni che non
smuovono di un millimetro il titolare degli Interni. Che non cambia idea
neanche di fronte agli allarmi lanciati dai medici sulle condizioni di
salute dei migranti e respinge anche la possibilità di accogliere solo
donne e bambini, come proposto dal premier Conte e dall’altro
vicepremier Di Maio: «Sarebbe un cedimento che farebbe dire agli
scafisti: ’10 oggi, 15 domani…’».