il manifesto 8.1.19
Freccero e Rai2 alla prova “governativa”
di Giandomenico Crapis
A
leggere i titoli di Repubblica che parla di «fatwa» o «epurazione» a
proposito delle scelte di Carlo Freccero per il nuovo palinsesto di Rai2
(non lo fanno Stampa e Corriere), verrebbe da chiedersi se sia più
demente o più ridicolo tutto questo.
Poi propendi per la seconda
perché francamente una testata come quella fondata da Scalfari si fa
fatica a vederla completamente obnubilata dalla furia dello scontro.
Scrivere che i due comici Paolo e Luca, più Mia Ceran, vengono
«eliminati dai palinsesti» perché «pagano la satira sul ministro
Toninelli», che il ritorno di Luttazzi è «un raffinato scambio sul
ponte» che fa tirare un sospiro di sollievo al ministro, conoscendo la
storia e l’indipendenza intellettuale di Freccero, nonché la verve
ingestibile di Luttazzi, ci sembra un vulnus all’intelligenza prima che
un pensiero viziato dalla, per altri versi sacrosanta, polemica
giornalistica. Comporre titoli come «ecco la Rai sovranista (sic!) di
Freccero», solo perché quest’ultimo ha espresso la volontà di sostituire
Ncis con prodotto italiano e senza dire che lo stesso ha opzionato The
good doctor, lascia lo spazio al sospetto della forzatura lessicale, ad
effetto ma poco utile ad informare sui fatti.
Seguire i Romano, o
peggio gli Anzaldi sul terreno dell’invettiva per la libera satira
violata, contro la nuova Rai che censura (e pensare che Anzaldi
censurava l’imitazione della Boschi!), quando da un lato i due bravi
comici, peraltro molto presenti sulle reti pubbliche, continuano le loro
performances a Quelli che il calcio, e dall’altro il ritorno di
Luttazzi, mai tenero con Grillo, è certo che non lascerà indisturbato il
potere attuale, significa perdere la misura degli eventi. Le scelte del
nuovo direttore di Raidue sono magari opinabili, ma non si può dire che
non siano la conseguenza di un piano editoriale rinnovato e di una
nuova idea della rete.
Lo ha spiegato bene lo stesso Freccero, lui
che di Raidue è stato osannato direttore dalla fine degli anni ’90 fino
al 2002: al posto di Quelli che dopo il Tg c’è bisogno di un talk
politico perché «il servizio pubblico in questi anni si è svuotato
dell’informazione di approfondimento a favore di Mediaset e La7. La Rai
ha un punto debole: l’approfondimento delle notizie del giorno. È una
lacuna che deve essere colmata subito». Un ragionamento che risponde
peraltro ad una critica mille volte sollevata verso l’azienda da chi si
occupa di tv. Ma il programma aveva, dicono, un’audience in crescita: a
guardarci meglio nelle ultime tre settimane (ha chiuso il 30 novembre e
non adesso, come si è scritto) i suoi ascolti hanno oscillato tra il 4 e
il 6% di share, mentre negli ultimi sette giorni sono stati spesso
sotto il 5 e il programma che l’ha temporaneamente sostituito, Lol :),
ha raccolto comunque tra il 4 e il 5%.
Non ci piace la Rai
gialloverde, lo abbiamo scritto su questo giornale più volte, ma quella
di Freccero è forse una delle pochissime, forse l’unica, scelta di
livello fatta dal nuovo potere in tema di televisione. Una scelta che
non assolve i nuovi governanti dalle colpe accumulate nel frattempo sul
tema dell’informazione. Ma criticare con gli argomenti usati dal
quotidiano diretto da Calabresi ( gli stessi de il Giornale) non ci pare
né serio né utile.
Ps: sabato sera lo speciale voluto dal nuovo direttore di Raidue su Celentano ha fatto il botto, con quasi il 15% di share.