il manifesto 6.1.19
Migliaia a protestare: «Tutti contro Orbán»
Ungheria. Al primo punto della protesta la legge schiavista che aumenta le ore di straordinario
"Protestiamo contro la legge schiavista", in piazza gli ungheresi contro il governo di Orbán
Massimo Congiu
BUDAPEST
Come promesso sono scesi in piazza in diverse migliaia. È stato
l’esordio dei manifestanti ungheresi in questo primissimo scorcio di
2019. Un ritorno a chiusura della pausa natalizia avvenuta dopo
settimane di dimostrazioni contro il sistema di Viktor Orbán.
LA
PROTESTA SI CONCENTRA sulla legge che aumenta le ore annuali di
straordinario, ma vengono condannate anche quella che istituiscono i
tribunali speciali e le manovre compiute dal governo che, secondo i
manifestanti, intende controllare sempre di più anche il mondo
accademico.
Questi sono gli spunti più attuali di una protesta che
è la spia del pesante malcontento esistente fra strati considerevoli
della popolazione ungherese. Un malcontento cui è stata data voce più
volte in questi lunghi anni di governo del Fidesz, al potere dal 2010, e
che oggi vede le bandiere di Jobbik nei cortei in cui è preponderante
la presenza di partiti e sostenitori liberali e di centro-sinistra. I
dimostranti rumoreggiano per le vie della capitale e scandiscono il loro
«Orbán vattene via», non mancano poi i già noti giochi di parole del
tipo «victatura» e i cartelli e striscioni che condannano la politica
del premier.
I SINDACATI SOTTOLINEANO la valenza padronale del
governo in ambito lavorativo, espressa dapprima nel Codice del Lavoro
entrato in vigore nel 2012 e confermata dalla legge sugli straordinari.
Tali organizzazioni denunciano la logica ricattatoria di tale
disposizione che solo formalmente lascia i lavoratori liberi di
accettare o meno di fare straordinari. Per l’esecutivo, invece, si
tratta di una norma positiva non solo per le aziende che lamentano una
carenza di manodopera qualificata, ma anche per i lavoratori dipendenti
che avranno modo di guadagnare di più.
I sindacati però affermano
che i soldi a pagamento di questi straordinari arriveranno chissà
quando. Al di là degli aspetti specifici si può dire che chi oggi scende
in piazza in Ungheria rappresenti quella parte di paese stanca di una
politica discriminatoria che privilegia gli amici del governo, che
alimenta l’ostilità nei confronti di chi è diverso e incentiva paure e
tensioni.
I MANIFESTANTI ESPRIMONO l’esasperazione dovuta ai
continui appelli alla difesa della patria dai suoi nemici esterni come
Soros, i migranti e la tecnocrazia di Bruxelles, e dai loro agenti in
patria. La stanchezza a fronte di tutto ciò è un dato di fatto, resta il
problema dell’alternativa perché è vero che l’opposizione partitica
partecipa alla protesta ma non ha un programma con cui disegnare un
futuro diverso per il paese.
Oggi come oggi è presente in piazza
all’insegna di un «tutti contro Orbán», bisogna però vedere se saprà
trarre vantaggio da questa situazione di fermento. Va inoltre
considerato il fatto che non sono certo pochi quelli che continuano a
credere in questo governo. Di fronte ai manifestanti c’è un sistema di
potere che non resterà inerte di fronte a queste iniziative e che appare
risoluto ad andare avanti per la sua strada.