il manifesto 6.1.19
La Toscana alla Consulta contro il ‘decreto sicurezza’
Diritti
negati. Una delibera ad hoc della giunta, che permetterà anche ai
Comuni di aggregarsi nel ricorso alla Corte Costituzionale. In arrivo
anche una legge regionale per garantire tutele di base ai migranti,
dalla sanità all'istruzione, dalla casa all'alimentazione.Rossi sfida
Salvini: "Confrontiamoci in pubblico e vediamo chi ha fatto di più per
la sanità e le persone in difficoltà".
di Riccardo Chiari
FIRENZE
Contro il ‘decreto sicurezza’ del governo la Toscana ha già pronto un
ricorso alla Consulta, attraverso una delibera ad hoc che sarà approvata
domani in giunta regionale. Ad annunciarlo il presidente Enrico Rossi,
confermando il suo sostegno alla protesta dei sindaci: “Fanno bene a
ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando,
decine di migliaia di persone, che così diventano facile preda dello
sfruttamento e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”.
Già prima della conversione del decreto la Regione aveva denunciato,
insieme all’Anci, gli effetti che può produrre sul territorio. Solo in
Toscana sono state stimate 5.000 persone costrette all’irregolarità.
E’
il braccio destro di Rossi, l’assessore Vittorio Bugli (Pd), che spiega
la genesi del provvedimento: “Da giorni stiamo lavorando al ricorso
contro alcune norme contenute nel decreto. Tratteremo anche il problema
relativo all’iscrizione all’anagrafe, che va ad incidere negativamente
sull’effettiva possibilità di accedere ai servizi essenziali, ai quali
tutte le persone hanno diritto”.
A ruota da Bugli arriva una
puntualizzazione, importante: “Diamo tutta la nostra disponibilità a
valutare, insieme ai sindaci, l’esercizio previsto dalla legge La
Loggia, una norma che prevede la possibilità per i Comuni di richiedere
attraverso il Consiglio delle autonomie locali che sia la Regione a
farsi carico del ricorso alla Consulta, in tempi più rapidi e modalità
coerenti con il dettato costituzionale. In questo senso si
rafforzerebbe, in un percorso Regione-Comuni, l’obiettivo di far
valutare la norma alla Corte Costituzionale”.
“Nel frattempo –
sottolinea a sua volta Rossi – per aiutare e assistere i migranti e
tutti coloro che hanno bisogno, almeno in Toscana si avranno tutele
stabilite da una legge regionale. Lo scorso 22 dicembre abbiamo
approvato in giunta una proposta di legge, che sarà votata in Consiglio
il 15 gennaio prossimo, e per la quale abbiamo già previsto in bilancio
due milioni di finanziamento. La legge tutela i diritti della persona
umana, a prescindere dalla cittadinanza: diritti per tutti, non solo per
i cittadini italiani, ad essere curati, ad avere un tetto sulla testa,
un’alimentazione adeguata e un’istruzione”.
Sul punto il
presidente toscano, che aveva annunciato la legge nell’anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti umani, di fronte a ottomila
studenti, osserva: “I temi sanitari, assistenziali e dell’istruzione
sono materie concorrenti su cui le Regioni, per il titolo V della
Costituzione, hanno potere di legiferare. Già nel 2010 la Corte
Costituzione si era pronunciata contro il governo Berlusconi, e aveva
dato ragione alla Toscana su una legge analoga che riconosceva il
diritto di ogni persona alle cure di base. Forte di quella sentenza la
giunta propone al Consiglio regionale una legge più estesa e precisa.
L’esatto contrario di quella del governo, che invece viola i diritti
fondamentali della persona umana. Confidiamo che possa essere approvata
in via definitiva per la metà di gennaio”.
La risposta del
ministro Salvini non si fa attendere: “Sono 119mila i toscani, 53mila
famiglie, in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila
domande per ottenere una casa popolare, e c’è una sanità criticata da
medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro
massacranti. Eppure Rossi straparla del decreto sicurezza. Lui pensa ai
clandestini, noi agli italiani”. Secca la controreplica del presidente
toscano: “Sia io che lei – avverte Rossi – dovremmo sicuramente fare di
più per le famiglie in povertà assoluta e per il servizio sanitario. Ma
vediamo se ha il coraggio di confrontarsi in pubblico, dove vuole e
quando vuole, per dimostrare ai toscani e agli italiani cosa lei e cosa
io abbiamo fatto fino ad ora, per sostenere le persone in difficoltà e
per la sanità pubblica”.