sabato 5 gennaio 2019

il manifesto 5.1.19
Oggi si torna in piazza contro Orbán
Ungheria. Studenti, operai in protesta per le leggi sul lavoro e per la libertà accademica
di Massimo Congiu


BUDAPEST Oggi riprendono le manifestazioni contro il governo di Viktor Orbán. Si tratta della continuazione delle proteste di piazza che hanno caratterizzato l’ultimo scorcio dell’anno scorso.
LO SPUNTO PRINCIPALE delle dimostrazioni di dicembre è stato fornito dalla legge sul lavoro che innalza a 400 le ore annuali di straordinario, ma c’è dell’altro. Oggetto della contestazione sono anche la legge che prevede l’istituzione di tribunali amministrativi destinati a giudicare i reati contro lo Stato, con giudici scelti tra i fedeli a Orbán, e certa politica del governo che, secondo i manifestanti, sopprime la libertà accademica. Insieme a sindacati, lavoratori e studenti hanno protestato rappresentanze di partiti dell’opposizione di centro-sinistra e lo stesso Jobbik.
Questa forza politica è nata come partito di estrema destra e da qualche tempo è impegnato a farsi percepire come soggetto conservatore moderato in conflitto con le forze governative. Le manifestazioni che si sono svolte il mese scorso sono state caratterizzate anche da tensioni con le forze dell’ordine, specie quelle avvenute a Budapest, precisazione doverosa visto che si è dimostrato anche in altre città del paese.
«QUANDO LA DITTATURA è un dato di fatto la rivoluzione è doverosa», si leggeva su un cartello comparso alla manifestazione sindacale di inizio dicembre.
Ciò che si è visto in quelle giornate di agitazione dimostra che c’è una parte di Ungheria fortemente scontenta dell’operato di un governo che l’opposizione considera antidemocratico e corrotto. Per la Maszsz, principale organizzazione sindacale ungherese, l’esecutivo ha approvato la legge sugli straordinari senza tenere nella minima considerazione il parere dei lavoratori e dei loro rappresentanti, segno che nel paese il dialogo sociale continua ad essere ignorato dal potere.
E PER IL POTERE e, per i suoi sostenitori, a manifestare sono stati i sobillatori ispirati da George Soros che, secondo il governo, è da tempo impegnato a creare destabilizzazione in Ungheria. I sobillatori hanno deciso, dal canto loro, di tornare in piazza oggi e di manifestare tutto il loro malcontento a fronte di un sistema politico che definiscono autoritario e discriminatorio, cioè volto a privilegiare «gli amici» del primo ministro e del suo »regime».
Tutto ciò dopo la tregua natalizia che comunque non ha mancato di annunciare nuove iniziative contro l’esecutivo guidato dal partito Fidesz. Soggetto politico, quest’ultimo, nato come movimento impegnato sul fronte dei diritti civili e del liberalismo, quello stesso liberalismo che oggi il Fidesz bolla come tendenza politica superata dalla storia e dai fatti.