il manifesto 30.1.19
Nel 2018, 1.133 morti sul lavoro. E la strage continua
Inail.
Le vittime e gli infortuni sono in aumento rispetto al 2017. 45 morti
sul lavoro nei primi trenta giorni del 2019. Altrettanti lavoratori sono
deceduti raggiungendo il loro posto di lavoro. È polemica sui tagli ai
fondi per la formazione e la sicurezza
di Mario Pierro
Davide
Di Gioia aveva compiuto 24 anni domenica scorso. È morto lunedì
precipitando per 15 metri dal tetto di un capannone a Capurso, in
provincia di Bari. Aveva un contratto di apprendistato alle Industrie
Fracchiolla, un’azienda che produce serbatoi per l’industria alimentare e
farmaceutica tra Adelfia e Valenzano. Saverio Gramegna, segretario
provinciale della Fiom Cgil, sostiene che svolgeva mansioni «che molto
probabilmente nulla hanno a che vedere con il contratto di
apprendistato».
QUESTA È LA STORIA di una tragedia. Nei primi
trenta giorni del 2019 ce ne sono state altre 45. Tanti sono i morti sul
lavoro in Italia. E altrettanti lavoratori sono morti sulle strade e in
itinere, osserva Carlo Soricelli su cadutisullavoro.blogspot.it. Ieri
l’Inail ha comunicato il bilancio del 2018: i morti sono stati 1.133,
+10,1%, 104 in più rispetto alle 1.029 del 2017. Le denunce di
infortunio tra gennaio e dicembre sono state 641 mila, +0,9% rispetto al
2017. Dall’analisi risulta che i decessi sono aumentati rispetto al
2017, in particolare quelli avvenuti raggiungendo i posti di lavoro
(+22,6%) rispetto a quelli sul lavoro (+5,4%). Le zone più colpite sono
nel Nord-Ovest (+ 47 casi mortali) e al Sud (+35). Le regioni più
colpite sono la Campania (+27) e l’Abruzzo quella con il calo più
significativo (da 54 a 25).
IL MESE PIÙ TRAGICO è stato agosto
2018: 132 morti. Nello stesso mese è crollato il ponte Morandi a Genova –
15 denunce di casi mortali sul lavoro. A Lesina e Foggia sono avvenuti
due incidenti stradali avvenuti in Puglia dove hanno perso la vita 16
braccianti. Sono cresciute anche le denunce di infortunio nel Nord-Ovest
(+1,1%), nel Nord-Est (+2,2%) e al Sud (+0,8%). Calano al Centro
(-0,8%) e nelle Isole (-1,0%). I maggiori incrementi si segnalano nella
provincia di Bolzano, in Friuli Venezia Giulia e in Molise.
«SIAMO
DAVANTI a un problema irrisolto» denuncia la Cgil. Il sindacato guidato
da Maurizio Landini chiede una riforma di sistema: la trasformazione
del ruolo dell’Inail da ente esclusivamente assicuratore in un pilastro
del sistema integrato di salute e sicurezza; maggiore coordinamento tra
le Asl di livello regionale e l’ispettorato nazionale del lavoro;
realizzare un sistema omogeneo su tutto il territorio nazionale in
materia formativa.
La Cisl chiede un tavolo nazionale, presso
l’Inail, all’interno dell’intesa nazionale sui temi della salute
sicurezza sul lavoro, sottoscritta lo scorso dicembre. La Uil con il
segretario Barbagallo chiede che la sicurezza diventi un capitolo del
confronto con le imprese e il governo
IL MINISTRO DEL LAVORO Luigi
Di Maio, nel corso del question time alla Camera, si è invece detto
«orgoglioso» del taglio delle tariffe Inail previsto dalla legge di
bilancio 2019 «perché erano calcolate sulle morti sul lavoro del 1995 e
non erano mai state aggiornate: non si tratta di togliere soldi a chi ha
diritto ai risarcimenti, ma di applicare tariffe giuste agli
imprenditori». Di Maio ha ricordato che il fondo di sostegno per le
famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro è stato alzato da
3,4 milioni a 4,4 milioni di euro. L’organico dell’ispettorato nazionale
del lavoro è stato aumentato di 930 ispettori e 20 dirigenti.
PRECISAZIONI
che non sono servite a dissuadere le opposizioni dal criticare la
coincidenza tra l’aumento delle morti sul lavoro e il taglio di 200
milioni di euro all’anno delle risorse per la formazione sui temi della
sicurezza. «Occorre un serio ripensamento» afferma l’ex ministro del
lavoro Damiano (Pd). «Di Maio faccia marcia indietro il prima possibile,
o non abbia più il coraggio di venirci a parlare di dignità del lavoro»
attacca Chiara Grubaudo (Pd). «Il governo faccia un emendamento serio
al «Decreto Concorrenza» o abbia la decenza di tacere di fronte alle tre
vittime di lavoro al giorno» sostiene Stefano Fassina (LeU).