mercoledì 2 gennaio 2019

il manifesto 29.12.18
Più che gli evangelici poté la carne halal. «Storica visita» di Bibi a rischio flop
Bibi in Brasile. Dopo le sparate iniziali ora il neo presidente dice: «Non ho ancora deciso»
di Michele Giorgio


Benyamin Netanyahu ha iniziato ieri la sua «storica visita» in Brasile incontrando a Rio de Janeiro il presidente eletto Jair Bolsonaro. Nei prossimi giorni parteciperà alla cerimonia di insediamento. Cattolico diventato evangelico e innamorato di Israele, Bolsonaro durante la campagna elettorale ha ripetuto di voler spostare l’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme sulle orme del presidente americano Donald Trump.
Netanyahu in Brasile premerà sull’acceleratore, per rafforzare le relazioni bilaterali, nei settori della tecnologia e della sicurezza, e per ottenere da Bolsonaro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. «Questa visita porterà anche importanti notizie diplomatiche: un’inversione di tendenza nei rapporti di Israele con il più grande paese dell’America Latina…Passo dopo passo, metodicamente e con persistenza, stiamo trasformando Israele in una potenza globale in crescita», ha previsto Netanyahu prima di decollare per il Brasile, sottolineando le vaste opportunità economiche legate a legami più stretti con il paese più grande dell’America latina.
«È un mercato enorme» ha notato il premier israeliano «quasi 250 milioni di persone; è un mercato che creerà nuovi posti di lavoro in Israele». L’obiettivo più immediato del premier però è politico, volto a conquistare nuovi consensi in patria in vista delle elezioni legislative del 9 aprile. Ieri perciò ha esortato il presidente brasiliano a mantenere le sue promesse su Gerusalemme. Un obiettivo reso più urgente dopo la mezza delusione per Netanyahu legata alla recente decisione presa dal premier australiano Scott Morrison di riconoscere solo Gerusalemme Ovest come capitale dello Stato ebraico e non tutta la città.
Un passo che conferma l’appoggio australiano alla soluzione a Due Stati (Israele e Palestina) e a Gerusalemme Est come capitale dello Stato palestinese. Non è certo quello che cerca Netanyahu. Bolsonaro è pronto a muovere subito il passo che desidera il premier israeliano? Non è chiaro. All’inizio il neo presidente brasiliano era stato esplicito. Gerusalemme è la capitale di Israele e il Brasile vi sposterà la sua ambasciata al più presto, aveva affermato perentorio.
Quindi ha attaccato i palestinesi e annunciato che chiuderà l’ambasciata palestinese aperta sotto la presidenza Lula. Poi, all’improvviso, ha rallentato precisando «di non aver ancora preso una decisione».
Bolsonaro avrebbe scoperto che la lobby brasiliana degli agricoltori e allevatori è molto più potente di quella evangelica che vuole Gerusalemme capitale di Israele. Almeno un terzo dei parlamentari fanno capo al cosiddetto «Fronte Parlamentare Agricolo» che potrebbe rivelarsi determinante alle prossime elezioni politiche e non vuole scossoni nei rapporti con il mondo islamico. Il Brasile è il maggiore esportatore mondiale di carne halal (macellata secondo i riti islamici), le cui esportazioni totali nel 2015 sono state valutate in oltre15 miliardi di dollari. Nel 2016, il Brasile ha esportato pollo, manzo e soia in Arabia Saudita per oltre un miliardo di dollari. Si prevede che le esportazioni brasiliane verso i paesi arabi potrebbero raggiungere i 20 miliardi di dollari entro il 2022.
Bolsonaro perciò deve tenere conto delle crescenti proteste della Lega araba e di vari paesi islamici per il possibile trasferimento dell’ambasciata brasiliana a Gerusalemme. La mossa infatti rischia di spingere gli Stati arabi a rivolgersi ad altri fornitori di carne halal con effetti catastrofici per allevatori e agricoltori brasiliani. Netanyahu rischia di tornare a casa con in tasca solo promesse e nessuna decisione concreta.