il manifesto 29.12.18
Più che gli evangelici poté la carne halal. «Storica visita» di Bibi a rischio flop
Bibi in Brasile. Dopo le sparate iniziali ora il neo presidente dice: «Non ho ancora deciso»
di Michele Giorgio
Benyamin
Netanyahu ha iniziato ieri la sua «storica visita» in Brasile
incontrando a Rio de Janeiro il presidente eletto Jair Bolsonaro. Nei
prossimi giorni parteciperà alla cerimonia di insediamento. Cattolico
diventato evangelico e innamorato di Israele, Bolsonaro durante la
campagna elettorale ha ripetuto di voler spostare l’ambasciata
brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme sulle orme del presidente americano
Donald Trump.
Netanyahu in Brasile premerà sull’acceleratore, per
rafforzare le relazioni bilaterali, nei settori della tecnologia e
della sicurezza, e per ottenere da Bolsonaro il riconoscimento di
Gerusalemme come capitale di Israele. «Questa visita porterà anche
importanti notizie diplomatiche: un’inversione di tendenza nei rapporti
di Israele con il più grande paese dell’America Latina…Passo dopo passo,
metodicamente e con persistenza, stiamo trasformando Israele in una
potenza globale in crescita», ha previsto Netanyahu prima di decollare
per il Brasile, sottolineando le vaste opportunità economiche legate a
legami più stretti con il paese più grande dell’America latina.
«È
un mercato enorme» ha notato il premier israeliano «quasi 250 milioni
di persone; è un mercato che creerà nuovi posti di lavoro in Israele».
L’obiettivo più immediato del premier però è politico, volto a
conquistare nuovi consensi in patria in vista delle elezioni legislative
del 9 aprile. Ieri perciò ha esortato il presidente brasiliano a
mantenere le sue promesse su Gerusalemme. Un obiettivo reso più urgente
dopo la mezza delusione per Netanyahu legata alla recente decisione
presa dal premier australiano Scott Morrison di riconoscere solo
Gerusalemme Ovest come capitale dello Stato ebraico e non tutta la
città.
Un passo che conferma l’appoggio australiano alla soluzione
a Due Stati (Israele e Palestina) e a Gerusalemme Est come capitale
dello Stato palestinese. Non è certo quello che cerca Netanyahu.
Bolsonaro è pronto a muovere subito il passo che desidera il premier
israeliano? Non è chiaro. All’inizio il neo presidente brasiliano era
stato esplicito. Gerusalemme è la capitale di Israele e il Brasile vi
sposterà la sua ambasciata al più presto, aveva affermato perentorio.
Quindi
ha attaccato i palestinesi e annunciato che chiuderà l’ambasciata
palestinese aperta sotto la presidenza Lula. Poi, all’improvviso, ha
rallentato precisando «di non aver ancora preso una decisione».
Bolsonaro
avrebbe scoperto che la lobby brasiliana degli agricoltori e allevatori
è molto più potente di quella evangelica che vuole Gerusalemme capitale
di Israele. Almeno un terzo dei parlamentari fanno capo al cosiddetto
«Fronte Parlamentare Agricolo» che potrebbe rivelarsi determinante alle
prossime elezioni politiche e non vuole scossoni nei rapporti con il
mondo islamico. Il Brasile è il maggiore esportatore mondiale di carne
halal (macellata secondo i riti islamici), le cui esportazioni totali
nel 2015 sono state valutate in oltre15 miliardi di dollari. Nel 2016,
il Brasile ha esportato pollo, manzo e soia in Arabia Saudita per oltre
un miliardo di dollari. Si prevede che le esportazioni brasiliane verso i
paesi arabi potrebbero raggiungere i 20 miliardi di dollari entro il
2022.
Bolsonaro perciò deve tenere conto delle crescenti proteste
della Lega araba e di vari paesi islamici per il possibile trasferimento
dell’ambasciata brasiliana a Gerusalemme. La mossa infatti rischia di
spingere gli Stati arabi a rivolgersi ad altri fornitori di carne halal
con effetti catastrofici per allevatori e agricoltori brasiliani.
Netanyahu rischia di tornare a casa con in tasca solo promesse e nessuna
decisione concreta.