il manifesto 27.1.19
La sottocultura dell’odio è ancora fertile
Giorno
della memoria. Il ventre della sottocultura dell’odio è ancora
fertilissimo in ogni parte del mondo, lo si capisce guardando la semina
di morte degli emigranti e, persino uno Stato che si definisce ebraico,
ha potuto varare una legge razziale come la legge dello stato nazione
che discrimina i palestinesi non solo dei territori occupati ma anche
quelli di passaporto israeliano
di Moni Ovadia
Il
giorno della memoria è diventato con il procedere degli anni sempre di
più un topos della cultura celebrativa del mondo occidentale e, a misura
che i testimoni diretti dello sterminio ci lasciano per ragioni
anagrafiche, la responsabilità delle nuove generazioni si configura come
una sfida a tenere fermo e adamantino il senso autentico di quella
memoria. Il rischio che incombe sul futuro si presenta con molteplici
aspetti fra i quali: la retorica, la falsa coscienza, il negazionismo,
la banalizzazione, la ridondanza, l’uso strumentale, la sacralizzazione.
Primo Levi, pose al più celebre e diffuso volume della sua opera di
testimonianza e di riflessione sul genocidio e sul sistema
concentrazionario della morte, il titolo «Se questo è un uomo».
Ecco,
il più atroce crimine della storia è stato commesso da uomini contro
uomini. È giusto indagare, conoscere, comprendere e trasmettere il
sapere delle diverse modalità e specificità delle ragioni con cui lo
sterminio fu preparato e perpetrato. Ma è imprescindibile sapere che si
trattò della distruzione di esseri umani, dell’annichilimento della loro
dignità e della loro integrità.
La memoria di quell’orrore deve
entrare a fare parte del delle più intime fibre della primissima
formazione di ogni essere umano, nell’unica forma che possa garantire il
non ripetersi della sottocultura dell’odio che fu il ventre gravido che
generò la peste dello sterminio di massa e del genocidio, la
consapevolezza culturale, interiore e psichica dell’universalità
dell’essere umano, il cui statuto di titolarità è contenuto nella Carta
Universale dei Diritti dell’Uomo, a partire dal primo articolo: «tutti
gli uomini nascono liberi ed eguali pari in dignità e diritti».
Ma
noi siamo lontani anni luce da un simile livello di coscienza, anzi
siamo pesantemente regrediti riguardo ai principi fondativi delle grandi
Carte dei Diritti, in particolare della nostra straordinaria
Costituzione. Questa legge delle leggi, che definisce il carattere
nazionale della nostra repubblica e su cui tutti i governi giurano, è
costitutivamente antifascista senza se e senza ma.
Ma in questi
anni abbiamo visto crescere il revanscismo nostalgico o neofascista, le
nostre televisioni si sono riempite di pseudo revisionisti miranti a
riabilitare i peggiori criminali fascisti, a partire dal peggiore e più
vile di essi, Mussolini. I conservatori di questo Paese hanno espunto lo
studio della Costituzione dalle scuole superiori, invece di estenderla
anche alle medie, alle elementari e persino alle materne. Le cosiddette
sinistre riformiste hanno lasciato fare. Molti gazzettieri si sono
baloccati con il mito fradicio e nocivo degli italiani brava gente, che
oggi si ritrova sotto il nuovo e patetico maquillage «Gli italiani non
sono razzisti» o sotto quello ridicolo «io non sono razzista, ma…».
Sia
chiaro, in Italia ci furono ai tempi del fascismo tante brave persone e
anche oggi milioni di italiani sono magnifiche persone generose, ma
allora come adesso lo erano perché brave persone, non perché italiani. I
fascisti italiani perpetrarono un genocidio in Cirenaica, uno sterminio
di massa in Etiopia, 135.000 civili sterminati in due giorni con
l’iprite e devastarono con massacri, pulizie etniche, campi di
concetramento in cui si facevano morire civili di fame e malattie, le
terre della Iugoslavia.
Un popolo di brava gente non avrebbe
permesso di cacciare bambini dalle scuole per poi destinarli allo
sterminio solo per la colpa di essere nati e si sarebbe comportato come i
bulgari e i danesi che salvarono tutti i loro ebrei opponendosi ai
criminali nazisti. Ecco il grande nemico di una memoria che può
edificare un futuro di giustizia sociale e uguaglianza, la retorica
propagandistica e auto assolutoria che porta alla vile indifferenza di
massa.
Il ventre della sottocultura dell’odio è ancora
fertilissimo in ogni parte del mondo, lo si capisce guardando la semina
di morte degli emigranti e, persino uno Stato che si definisce ebraico,
ha potuto varare una legge razziale come la legge dello stato nazione
che discrimina i palestinesi non solo dei territori occupati ma anche
quelli di passaporto israeliano. Non basta mettersi uno zucchetto in
testa una volta all’anno per ottenere il certificato di buona condotta.