il manifesto 26.1.19
«Atlantismo» in bilico, Roma sceglie Pechino. E a marzo arriva Xi Jinping
Cina/Italia.
Visita del ministro degli esteri cinese per preparare l'arrivo di Xi
Jinping a Roma a marzo: in occasione della visita del presidente cinese
l'Italia potrebbe firmare il memorandum d'intesa per la nuova via della
seta
di Simone Pieranni
Con il governo Lega-5S
le relazioni tra Italia e Cina hanno avuto un’incredibile accelerata. Il
motore è stato il Movimento attraverso «missioni» in Cina del ministro
Di Maio, del suo entourage e del ministro Tria; Salvini, al contrario,
nonostante avesse annunciato una visita in Cina subito dopo le elezioni,
di recente ha inanellato una serie di esternazioni decisamente critiche
contro Pechino.
Rimane il fatto che in questi giorni a Roma c’è
stata la visita del ministro degli esteri cinese Wang Yi; spedizione
principalmente rivolta a preparare l’arrivo in Italia di Xi Jinping, il
presidente cinese, previsto nella capitale tra il 19 e il 21 marzo.
Ieri
alla Farnesina – in occasione della nona riunione del comitato
congiunto Italia-Cina – Wang Yi, alla presenza del ministro degli esteri
italiano Moavero, ha ribadito gli ottimi rapporti tra Italia e Cina,
citando più volte la «nuova via della seta», la cooperazione «win-win» e
l’inizio di una «nuova era» anche nelle relazioni diplomatiche.
Proprio
il mega progetto di Pechino (One Belt One Road) dovrebbe essere il tema
centrale della visita di Xi: l’Italia sarebbe infatti pronta a firmare
un memorandum d’intesa sulla nuova via della seta, dopo Grecia, Ungheria
e Portogallo.
Per la Cina si tratterebbe di un risultato
importante: l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione europea,
nonché tra i G7, e tradizionalmente a «trazione atlantica».
Una
firma del genere – l’Italia è già socia fondatrice dell’Asian
Infrastructure Investment Bank, il «cuore propulsivo» economico e
finanziario della nuova via della seta – porterebbe se non a una
completa giravolta, quanto meno a un cambiamento nella politica estera
italiana non di poco conto. Significherebbe cominciare a ragionare ad
alleanze mondiali meno dipendenti dalla volontà di Washington: non a
caso sono attese firme su accordi che legano la Huawei a vari progetti
italiani, alla faccia della campagna feroce che gli Usa stanno
conducendo contro il gigante tecnologico cinese.
La firma per il
memorandum, secondo rumors, è data per scontato (se non a marzo ad
aprile in occasione del secondo incontro internazionale dei Brics a
Pechino) ma non tutto è completamente definito.
Ci sono almeno due
incognite, o insidie, per il governo italiano: la prima è di natura
puramente interna e dipendente dalla relazione ondivaga tra le due forze
al governo; la seconda è di natura europea: Xi Jinping prima di
atterrare a Roma, sarà a Parigi. Se anche in Francia si dovesse
provvedere a una firma del memorandum, l’«effetto» dell’adesione
italiana alla nuova via della Seta sarebbe senza dubbio depotenziato.
Nonostante questo, almeno in termini di orientamento internazionale del
governo, l’adesione italiana alla nuova via della seta sarebbe un punto
di svolta rilevante.
A questo proposito, i problemi interni al
governo non sono da sottovalutare, considerando le ultime esternazioni
di Matteo Salvini favorevoli a Trump e molto critici nei confronti della
Cina, con particolare riferimento all’iper attivismo cinese in Africa
(fenomeno, invece, completamente dimenticato da Di Maio nell’ambito
della polemica sulle ingerenze coloniali francesi in Africa).
Del
resto, alcuni mesi fa, quando venne lanciata la Task Force Cina dal
ministero dello sviluppo economico, il sottosegretario Michele Geraci
aveva specificato che la cooperazione cinese non avrebbe messo
assolutamente in discussione la «vocazione atlantica» dell’Italia.
Certo,
nel caso della firma durante la visita di Xi Jinping a Roma, bisognerà
valutare attentamente le reazioni provenienti dagli Stati uniti, così
come quelle interne: per quanto il governo possa tentare di comunicare
piena equidistanza, legarsi al progetto della nuova via della seta può
portare a vantaggi immediati, ma non si tratterà di un patto a costo
zero.