il manifesto 25.1.19
Italia in prima fila nella guerra Usa all’Iran
Medio
Oriente. Gli Usa con Israele cercano di convincerci che i mali del
mondo sono l’Iran e la Siria di Assad. Quindi è probabile che useranno
anche la basi Usa in Italia per condurre questa guerra. Cosa hanno da
dire in proposito i nostri sovranisti? Ovviamente nulla, in particolare
Salvini che nella sua visita in Israele ha dato il suo pieno appoggio a
Benjamin Netanyahu
di Alberto Negri
Non contenti del vaso
di Pandora scoperchiato in Iraq nel 2003 con la «bufala» delle armi di
distruzione di massa di Saddam, gli Usa con Israele cercano di
convincerci che i mali del mondo sono l’Iran e la Siria di Assad. Quindi
è probabile che useranno anche la basi Usa in Italia per condurre
questa guerra.
Cosa hanno da dire in proposito i nostri sovranisti?
Ovviamente nulla, in particolare Salvini che nella sua visita in Israele
ha dato il suo pieno appoggio a Benjamin Netanyahu, il premier in piena
campagna elettorale. È in questo quadro che vanno letti gli attacchi
aerei e missilistici israeliani all’aereoporto di Damasco e
l’inevitabile reazione della Siria, il maggiore alleato dell’Iran, che
in sede Onu si è detta pronta a replicare attaccando il Ben Gurion di
Tel Aviv. Mentre saliva la tensione in Siria e ai confini con il Libano,
si sono anche incontrati a Mosca Erdogan e Putin.
Il presidente
russo intende contenere le mire di Erdogan, dare una mano ai curdi in
vista di un ritiro americano, che per altro non è ancora iniziato,
trasferire a Damasco il controllo dei territori a Est dell’Eufrate e
liberare Idlib, roccaforte del Nord dove sono avanzati i gruppi
jihadisti affiliati ad Al Qaida.
Cosa dobbiamo aspettarci? Il futuro è
scritto nel discorso del Cairo del segretario di Stato Mike Pompeo: «Il
vero nemico in Medio Oriente è l’Iran», quindi si prepara a convocare a
febbraio una riunione in Polonia anti-iraniana.
Insomma serra le
file della propaganda per indicare l’Iran, alleato di Assad e degli
Hezbollah libanesi, come il prossimo bersaglio di quell’Occidente che
ogni sette-otto anni ha bisogno di sferrare una guerra per affermare il
primato del suo complesso militare-industriale di cui la politica, come
disse Frank Zappa, è la parte di intrattenimento.
Potremmo adesso
farci qualche domanda: vi sentite per caso minacciati dall’Iran? L’Iran
vi ha attaccato o ha inviato qui un commando di terroristi? Certo che
no. Ma questo non ha nessuna importanza. L’Iran è nemico degli Usa e di
Israele, quindi anche un vostro nemico.
Non ha forse l’Iran firmato
nel 2015 un accordo internazionale cui anche l’Italia partecipa con
l’Unione europea, la Russia e la Cina? Che prove ha portato l’America di
Trump sulla violazione di questo accordo da cui è uscita? Nessuna.
Eppure paghiamo di tasca nostra le sanzioni Usa con perdite consistenti
del nostro commercio estero e l’Unione europea esita ancora a mettere in
campo un meccanismo di aggiramento delle sanzioni. L’impressione è che
gli Usa stiano per confezionare sull’Iran un’altra bufala, come quella
di Colin Powell sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Se
andate a vedere il film ”Vice”
dedicato a Dick Cheney vi fate un’idea di come si fa.
L’Unione
europea assiste a questo duello muta come una tomba per non irritare
troppo Erdogan, custode, ben pagato, di tre milioni di rifugiati
siriani. E lui il nostro «Muro» orientale. A combattere questa guerra
contro Teheran e i suoi alleati siriani e Hezbollah in questa prima fase
non è direttamente Washington: ci pensa Israele, il gendarme americano
della regione, con i soldi dei sauditi, con tanti saluti ai diritti
umani. Dopo avere distrutto l’Iraq di Saddam nel 2003 e contribuito ad
affondare la Libia di Ghedddafi e la Siria, a destabilizzare l’intero
Medio Oriente e il Mediterraneo, a bombardare insieme ai sauditi i
civili in Yemen, lavandosi velocemente le mani sporche di sangue, il
segretario di Stato Usa Pompeo, dice che il nemico è l’Iran. Ma agli
Stati Uniti che dovremmo fare per avere provocato in questo ultimo
decennio centinaia di migliaia di morti e qualche dozzina di milioni di
profughi?
Sono loro i veri destabilizzatori del Mediterraneo,
quelli che hanno scoperchiato il vaso di Pandora. In Siria, proprio
grazie all’Iran, alleato di Assad, agli Hezbollah libanesi e,
soprattutto, all’intervento della Russia di Putin, agli Stati Uniti non è
riuscito l’ennesimo disastroso cambio di regime che come quelli
precedenti in Iraq e in Libia – qui con l’attivismo decisivo della
Francia e della Gran Bretagna – hanno sprofondato nel marasma un’intera
regione e aperto le porte a nuove migrazioni.
Agli Usa ogni tanto
bisogna rinfrescare la memoria soprattutto quando si scagliano contro
Teheran. Se l’Iran sciita è diventato in Iraq un Paese chiave questo è
stato dovuto proprio all’iniziativa di Bush junior di far fuori il
sunnita Saddam Hussein. E meno male che dopo il ritiro americano
dall’Iraq del 2011 deciso da Obama, erano rimaste sul terreno le
formazioni iraniane dei pasdaran comandate dal generale Qassem
Soleimani: quando nel giugno 2014 l’Isis di Al Baghdadi ha conquistato
Mosul, l’esercitò iracheno si sbandò completamente e furono gli iraniani
con le milizie sciite a impedire che il Califfato arrivasse alle porte
di Baghdad mentre gli Stati Uniti non muovevano un dito.
Questa è
la cronaca dei fatti. Pompeo nel suo discorso del Cairo non ha neppure
citato il caso di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita ammazzato a
Istanbul su ordine dall’erede al trono di Riad Mohammed bin Salman, a
conferma del sostegno al regno wahabita, il più retrogrado del Medio
Oriente, e del fatto che democrazia e diritti umani non sono le vere
discriminanti della politica Usa.
Se c’è uno stato contro il quale
puntare il dito per avere favorito estremismo e destabilizzazione
quello è proprio l’Arabia Saudita che fa di tutto per distruggere anche
lo Yemen. È a questa monarchia assoluta che dalla Sardegna arrivano le
bombe che massacrano i civili yemeniti fabbricate dalla tedesca Rwm.
E
così siamo pronti a dare anche noi il nostro contributo alla guerra
contro l’Iran. Non dobbiamo fare nulla per essere dalla parte «giusta».
Basta chiudere un occhio sulle 59 basi Usa in Italia, le navi e gli
aerei, i 13mila militari americani di stanza qui e le 50 testate
nucleari che loro controllano. E il gioco è fatto per la nuova tragica
bufala americana.